25
aprile : un’altra opinione
Aprile 2005
di L.P.
Ho
scoperto la Resistenza all'età di 16 anni, quando gli insegnanti
del Liceo portarono la mia classe di V ginnasio alla manifestazione
per il 25 aprile che si teneva nella mia città ….
Evidentemente prima non ci ritenevano abbastanza maturi per sapere
di una guerra civile che aveva spaccato in due l'Italia, i cui
eroismi, atrocità e bassezze erano ancora ben presenti
nella memoria di tutti: come parlare infatti con il necessario
distacco storico di qualcosa che riapriva passioni e sentimenti
contrastanti fra quegli adulti che si definivano" gioventù
tradita", cresciuta nella Scuola Statale fascista dove si
insegnava - come mi raccontava mio padre - " primo comandamento:
il Duce ha sempre ragione"?
C' è voluto il primo governo di centro sinistra, a 15 anni
dalla guerra, per trovare il coraggio di introdurre la Resistenza
nelle scuole, presentandola come una guerra di liberazione nazionale
dai nazisti e dai fascisti di Salò.
Mi sono sempre meravigliata di questo fatto, perché mi
pareva che un movimento popolare come quello, sui cui valori era
stata scritta la nostra Costituzione, avrebbe dovuto essere da
subito la principale festa nazionale della nostra Repubblica che
da essa nasceva. Solo con gli anni ho capito perché era
stato steso un velo di silenzi e reticenze e l'ho capito vedendo
che cosa è successo nelle varie guerre, civili e non, che
hanno continuato a riempire i cimiteri della Jugoslavia, del Kossovo,
dell' Africa. Ho capito solo dopo perché gli antichi Romani
dicevano accorati che ,di tutte le guerre, quelle civili sono
le peggiori, le più feroci: in esse il fratello combatte
contro il fratello e non valgono le regole che tutelano i diritti
dei combattenti degli eserciti regolari, perché nella guerra
civile non ci sono eserciti regolari: si fa la guerriglia, non
la guerra, e sempre i combattenti sono considerati dei banditi,
dei sovversivi, ( oggi diremmo "terroristi" ) dalla
parte avversa: tali sono stati considerati i partigiani dai tedeschi
e dai fascisti loro alleati, ma anche tutti i nostri Padri della
Patria risorgimentali, da Mazzini a Garibaldi, da Silvio Pellico
ai Milanesi delle 5 giornate erano considerati tali dalle Monarchie
assolute contro cui lottavano. Ovvio che per i banditi non ci
sono convenzioni di Ginevra che tengano.. e viceversa.
La guerra civile è quindi, per sua natura, atroce e lacerante
per il tessuto sociale di un Paese ; non hanno per ciò
fatto male i governi del dopo guerra a lasciar calmare gli animi
prima di fare del 25 aprile la festa nazionale fondante della
Costituzione, in cui si celebrava sì la fine della guerra,
ma si ricordava soprattutto che non tutti gli Italiani erano stati
fascisti e lo avevano dimostrato lottando e morendo per la libertà,
come dice la canzone.
Trovo quindi abbastanza pretestuose e miserabili le manovre di
chi oggi, con il metro di giudizio di una società che per
fortuna vive in pace da oltre 50 anni, avendo imparato da quegli
orrori la lezione che doveva esserne tratta, va a riportare a
galla episodi di delinquenza comune a carico di alcuni partigiani,
come se non si sapesse che, quando la società civile viene
sovvertita, tutti i violenti, gli opportunisti e spesso i delinquenti
si intrufolano nei vari schieramenti perché possono agire
impuniti, non essendoci un'autorità centrale in grado di
punirne gli eccessi. Proprio grazie all'imbarazzo che costoro
creano, con azioni inqualificabili, spesso riconducibili a vendette
personali, inducono l'intero movimento o a coprili o a risolvere
la questione con gli " errori del fuoco amico", perché
i tribunali non ci sono. Queste atrocità, inevitabili in
quei contesti, non tolgono nulla ai valori per cui si è
combattuto né al rispetto dovuto ai combattenti che rischiarono
la vita per quegli ideali e che seppero comunque mantenere alti
i principi umanitari anche in situazioni estreme. Basta leggere
ciò che molti raccontano: accanto ad azioni non sempre
edificanti, moltissimi sono gli episodi di comprensione umana
e perdono, anche perché spesso " il nemico "
era il vicino di casa, l'amico d'infanzia, se non un cugino o
un fratello.
Mi sembra anche pazzesco che si vogliano equiparare i fascisti
di Salò ai combattenti di un esercito regolare: l'esercito
regolare erano i 9000 morti di Cefalonia, non i repubblichini
che fino all'ultimo denunciarono gli ebrei ai tedeschi e che,
ancora il 25 aprile, sparavano dai tetti per ammazzare il maggior
numero possibile di nemici!
Cerchiamo di capire che cosa davvero è importante ed evitiamo
di riaprire ferite saggiamente sepolte dai governi del dopo guerra:
a chi giovano questi tentativi di revisionismo della storia? A
chi giova riaprire questioni ormai solo ideologiche? Non siamo
forse tutti ben contenti di vivere in una repubblica fondata su
una Costituzione di cui condividiamo i valori … o c'è
forse qualcuno che preferirebbe una Costituzione che cominciasse
con " Il Duce ha sempre ragione"? Credo proprio di no.
Che senso ha oggi prendere le distanze dalle celebrazioni del
25 Aprile perché è una festa " di parte ":
certo che è una festa di parte ! Di quella parte che, grazie
agli Americani, ha consentito all'Italia di costituirsi come Stato
democratico: rifiutandosi di essere a fianco del Presidente della
Repubblica, ex partigiano, da che parte si sta? Se invece si vuole
intendere che la Resistenza è stata a lungo appannaggio
della sinistra, questo è vero, ma anche perché forse
gli altri non sentivano in maniera altrettanto forte l'esigenza
di ricordare che la libertà è un bene labile, che
va continuamente difeso e riaffermato. Perché è
stato lasciato alla sinistra la gestione prioritaria di questo
patrimonio di tutti? Credo che sia stato uno sbaglio a cui il
nostro Presidente della Repubblica sta cercando di rimediare,
pensando alle generazioni future. Lasciamo in pace i morti, tutti
i milioni di morti italiani, europei e americani che combatterono
contro il nazismo e il fascismo: rispettiamo il loro sacrificio
evitando di alzare polveroni vergognosi in cui si perde la bussola
dei valori e dei fatti della storia.
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