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25 Aprile, San Marco

Aprile 2005
di Rigamonti Luigino e Marco Rigamonti

Marco, da giovanetto, abitava in una casa vicino a quella che ospitò Gesù, si racconta stesse dormendo quando Gesù fu arrestato. Lui stesso riferisce, nel suo Vangelo, che, svegliato da trambusto per l'arresto, riuscì a fuggire lasciando nelle mani degli inseguitori il lenzuolo con cui si era coperto. Seguì San Paolo nei suoi viaggi, e nell'anno 60 lo troviamo a Roma con San Pietro e San Paolo. A Roma Marco scrisse il "suo" Vangelo, detto il 2° Vangelo. Successivamente si recò ad Alessandria d'Egitto, dove fondò la prima chiesa cristiana. Qui fu ucciso dai pagani, che volevano bruciarne il corpo; però un violento uragano spense il rogo ed il corpo rimase intatto. In documenti del 1565 S. Marco appare come patrono di Casletto affiancato a S. Gregorio, patrono sin dalla fondazione sotto il regno del longobardo Desiderio (757-774). E' noto come S. Gregorio diede molto risalto e stimolo al culto di S. Marco e venne scelta la data del 25 Aprile per sovrapporla alla precedente festa pagana romana del dio della Brina. Il 25 aprile è quindi ricorrenza assai più antica dell'attuale festa nazionale.
Si racconta che le reliquie di S. Marco, che si trovavano ad Alessandria d'Egitto, furono avventurosamente traslate a Venezia nell'anno 828 da due leggendari mercanti veneziani. Si tramanda che per trafugare ai Musulmani il prezioso corpo i due astuti mercanti lo abbiano nascosto sotto una partita di carne di maiale, che passò senza ispezione la dogana perché considerata impura dai seguaci del Profeta. San Marco, mentre era in vita, avrebbe evangelizzato le genti venete divenendone Patrono ed emblema sotto forma di leone alato. Alato, armato di spada e munito di un libro sul quale, in tempo di pace, si poteva leggere la frase Pax Tibi Marce Evangelista Meus (Pace a Te o Marco Mio Evangelista); un libro che veniva minacciosamente chiuso quando la spada, anziché cristianamente discriminare il bene dal male, si arrossava di sangue guerriero. In occasione della festa del Patrono i Veneziani usano donare il "bocolo" (bocciolo di rosa) alla propria amata, memori di una leggenda che riguarda il roseto che nasceva accanto la tomba dell'Evangelista. Il roseto sarebbe stato donato a un marinaio di nome Basilio quale premio per la sua grande collaborazione nella trafugazione delle spoglie del Santo. Piantato nel giardino di casa sua il roseto divenne il confine della proprietà suddivisa tra i due figli. Avvenne in seguito una rottura dell'armonia tra i due rami della famiglia (ci fu un omicidio), e la pianta smise di fiorire. Un 25 aprile di molti anni dopo nacque amore a prima vista tra una fanciulla discendente da uno dei due rami e un giovane dell'altro ramo familiare. I due giovani si innamorarono guardandosi attraverso il roseto che separava i due orti. Il roseto accompagnò lo sbocciare dell'amore tra parti nemiche coprendosi di boccoli rossi, e il giovane cogliendone uno lo donò alla fanciulla. In ricordo di questo amore a lieto fine, che avrebbe restituito la pace tra le due famiglie, i veneziani offrono ancor oggi il bocciolo rosso alla propria amata. Speriamo che a Casletto chi deve capire capisca che è proprio il caso che un bocciolo di rosa venga regalato al nostro caro Don Antonio che tanto bene si è sempre prodigato per il bene della nostra parrocchia.

 
 
 
       

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