
di Antonio Isacco
Aprile 2005
UNA INTERPRETAZIONE
DELLA "RESISTENZA"
Ho avuto modo e tempo di leggere alcuni
scritti riguardanti il movimento storico italiano conosciuto come
"La Resistenza". Potrebbe sembrare presuntuoso che io
decida di avventurarmi a scrivere di questo argomento, ma non
intendo fare "storia", voglio solo esprimere un modestissimo
parere forse frutto delle mie molte deficienze.
L'antifascismo e la Resistenza sono stati largamente monopolizzati
per quasi cinquant'anni dal Partito Comunista. Il crollo dell'impero
sovietico, quindici anni fa, ha impietrito i comunisti italiani
in una specie di imbarazzato silenzio. La nascita del bipolarismo
poi è stata facilitata da una specie di amnistia storica
per gli eredi del Partito Fascista della Repubblica di Salò.
Questi avvenimenti politici hanno dato forza a un fenomeno che
rischia di pregiudicare il futuro della democrazia italiana: il
relativismo storico e culturale. I morti di una parte pesano di
più dei quanto i morti dell'altra? La memoria storica diventa
materia di compromessi, patteggiamenti o lottizzazione? La Resistenza
ha liberato l'Italia da una potenza occupante, l'ha restituita
all'onor del mondo e ha permesso la nascita di uno Stato democratico.
Sminuire l'importanza di questo evento col tramontare dell'egemonia
comunista mi sembra sbagliato o, peggio, pericoloso. L'antifascismo
quindi, è necessario all'identità del Paese e al
suo futuro.
Come ogni uomo è giudicato buono o cattivo a seconda degli
effetti che le sue azioni hanno sulle persone, così una
ideologia viene giudicata in base al modo in cui influisce sulla
vita dei popoli e delle società. Il comunismo italiano
non ebbe le responsabilità del comunismo sovietico ed è
impossibile pretendere dagli elettori del Pci sentimenti e reazioni
contro di esso simili a quelli di quanti dovettero subire, dopo
il 1945, l'occupazione dell'Armata rossa e le dittature degli
anni successivi.
Si tenga conto però che il Pci non si è limitato
a dominare la Resistenza. Ne ha fatto una base della sua legittimità
e strumento per conquistare consensi in una più larga area
del Paese, ha artificialmente prolungato nel tempo l'esistenza
di una minaccia fascista e ha enormemente dilatato la definizione
di fascista a chiunque osasse ricordargli i suoi legami con l'Urss.
E poiché l'Urss faceva altrettanto su scala internazionale,
l'antifascismo appariva strumento di una strategia "eversiva".
In secondo luogo, per 30 anni il Pci ha sempre promosso e difeso
in Italia la politica estera dell'Unione Sovietica. Non vi fu
questione internazionale, dalla firma del Patto atlantico a quella
del Mercato comune, dagli obblighi dell'appartenenza alla Nato
in cui il Pci non si sia allineato sulla posizione di Mosca. Era
inevitabile che a queste condizioni la guerra fredda diventasse
da noi una guerra civile fredda. Tutto questo ha inoltre contribuito
ad alimentare la diffidenza di molti italiani per il modo in cui
il Pci usava la Resistenza.
Vi è un terzo aspetto (su cui temo che qualcuno potrà
non essere d'accordo): negli anni della Resistenza il Pci fu un
partito oggettivamente patriottico, ma era l'erede delle forze
politiche che avevano denigrato la vittoria del Paese nella Grande
guerra e sperato di importare in Italia la rivoluzione bolscevica.
Piaccia o no, questi due aspetti contribuirono a ingrossare le
file del fascismo e a garantirgli un consenso che superava di
molto i suoi confini ideologici. Se non si tiene conto di questo
antefatto è difficile capire perché i militanti
fascisti della Repubblica di Salò potessero contare su
una discreta schiera di simpatizzanti, dubbiosi, incerti o, più
semplicemente, attendisti. Ed è ancora più difficile
capire perché la parola onore abbia avuto per molti italiani,
dal 1940 al 1945, significati diversi. Fu questo il grande dramma
della guerra civile: divise, insieme agli italiani, il concetto
dell'onore. Per questa la ragione il Presidente Ciampi ritenne
utile, per ricostruire il Paese, rendere omaggio ai morti di El
Alamein.
E, se a taluni sembrerà che io abbia voluto dire troppo
o troppo poco della Resistenza, mi si perdoni.
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