Il
gioco come malattia
Aprile 2006
a cura del Dott. Edoardo Molteni
In coloro che più facilmente diventano
vittima dei giochi d’azzardo, fino a dilapidare interi patrimoni,
sono presenti meccanismi cerebrali simili a quelli presenti in
coloro che tendono a cadere nella dipendenza da eroina e cocaina.
Lo dimostra uno studio pubblicato su ‘Nature Neuroscience’.
Secondo la ricerca, il vizio del gioco e’ associato a una
minore reattività di un’area cerebrale chiamata nucleo
striato ventrale, situato nella profondità nel cervello.
Nei giocatori incalliti, così come nei tossicodipendenti,
lo striato lavora a ritmo ridotto. Si tratta di un’anomalia
che indagini precedenti avevano gia’ osservato anche nel
cervello delle persone tossicodipendenti. Büchel ha spiegato
come il nucleo striato sia la parte del cervello da cui partono
gli impulsi nervosi che attivano il cosiddetto ‘circuito
di ricompensa’.
Il fatto che questo nucleo reagisca in maniera più debole
agli stimoli potrebbe essere il motivo per cui giocatori e tossicodipendenti
siano attratti dai loro vizi o dipendenze, il gioco d’azzardo
o le droghe.
La ricompensa, rappresentata rispettivamente dalla vittoria al
gioco e dall’assunzione di sostanze stupefacenti rappresenterebbero
dei ‘super-stimoli’, in grado di compensare la ‘pigrizia’
dello striato. Secondo lo scienziato il gioco d’azzardo
può essere considerato una forma di tossicodipendenza non
basata sulle droghe ma proprio su un meccanismo diverso di soddisfazione
di un bisogno di ricompensa.
Uno studio pubblicato qualche mese fa e condotto dall’Università
di Zurigo mostrava come la vendetta, ancorché servita fredda,
è una sensazione in grado di procurare quel senso di soddisfazione
che qui abbiamo definito ‘’ricompensa’’.
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