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UNA CENTRALE NUCLEARE

Aprile 2006
di Dario Meschi

Il nucleare, con l’avvento dei reattori di nuova generazione, disponibili tra una ventina d’anni, è considerato da molti esperti una fonte energetica sicura, anche se i pareri sono spesso discordi, e alcuni Paesi, tra questi gli Stati Uniti, hanno interrotto da tempo la costruzione di nuove centrali.
I tempi per riconvertire le centrali esistenti, o per costruirne delle nuove sono molto lunghi, e pertanto l’argomento energetico andrebbe affrontato senza ulteriori indecisioni per evitare il rischio nei prossimi decenni di una decadenza produttiva pericolosa e irrefrenabile.
Enel e Edf con la progettazione di un nuovo impianto in Francia hanno riaperto il dibattito sull’atomo; le scelte e gli investimenti nel settore energetico, la crescita dei fabbisogni di energia su scala planetaria e l’aumento dei prezzi dei combustibili rappresentano questioni di notevole rilievo per l’opinione pubblica, e conoscere gli orientamenti della popolazione è sempre più importante.
Dopo quasi vent’anni dal referendum quattro italiani su dieci restano contrari all’investimento nel settore nucleare, anche se sono in aumento i fautori della’utilizzo di tale fonte energetica, mentre il 20% della popolazione non sa esprimere nessuna opinione al riguardo. E’ però interessante osservare come i contrari siano diminuiti dal 56 al 43%, mentre i favorevoli sono cresciuti dal 22 al 35%, a dimostrazione di un progressivo cambio di mentalità.
I fautori del ritorno al passato sono in maggioranza maschi, mentre le femmine prevalgono tra gli incerti, e i giovani sono nettamente i contrari. Chi sostiene il ritorno all’atomo è spinto dal desiderio di non dipendere dai produttori di petrolio, motivati dalla carenza di fonti energetiche alternative in considerazione che altri Paesi dispongono del nucleare e che le centrali termoelettriche inquinano arrecando danni all’ambiente.
I contrari preferirebbero l’utilizzo di fonti alternative, considerano pericoloso lo smaltimento delle scorie radioattive che nessun comune vuole ospitare, preoccupati dai rischi e convinti della sufficienza delle fonti utilizzate.
Tra gli incerti il 71,2% non ha nessuna competenza per decidere, il 26% è suddiviso equamente tra i pro e i contro e la percentuale rimanente non sa rispondere.
Un fatto sembra essere assodato: siamo chiamati a decisioni importanti e rischiose, senza però disporre di alternative veramente innovative, ma purtroppo per rimanere competitivi non possiamo rinviare ulteriormente l’assunzione di decisioni importanti, se non escludendoci dal contesto dei Paesi più progrediti e industrializzati.
Dario Meschi

 
 
 
       

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