E
se tornassero i corciati ?
Aprile 2008
di Barbara Mantovani
Qualcuno, e tra questi Oriana Fallaci, si
è chiesto e si chiede perché la Chiesa non prende
posizione netta nei confronti dell’islam. Come ha fatto
per secoli. Già, perché se non siamo tutti musulmani
lo si deve proprio alla Chiesa. Fu grazie alla sua insistenza
se nel 1198 partirono le Crociate, quando l’imperatore bizantino,
disperato, chiese aiuto ai fratelli cristiani d’Occidente;
fu il papa Urbano II a sbottare, a Clermont, nei confronti della
litigiosa nobiltà feudale: signori, se proprio avete voglia
di menare le mani, perché non andate a farlo in difesa
dei fratelli d’Oriente? Il papa, in quell’occasione,
snocciolò le atrocità commesse sui pellegrini cristiani.
E fu ascoltato.

Fu un altro papa, s. Pio V, a metterci i
denari e la tessitura diplomatica necessaria quando si trattò
di organizzare la spedizione di Lepanto nel 1571. Un secolo prima,
la liberazione di Belgrado fu dovuta ancora alla Chiesa, che tassò
tutto il clero per radunare un esercito cristiano. E fu un suo
uomo, il francescano s. Giovanni da Capestrano, a mettersi alla
testa dell’ala sinistra della raccogliticcia armata e a
permettere a Janos Hunyadi la vittoria. Quel giorno lo si festeggia
ancora, è il 6 agosto, festa della Trasfigurazione (istituita
per simboleggiare la gioia che “trasfigurò”
il volto dell’Europa), ed è da allora che le campane
di tutta la cristianità suonano a mezzogiorno. Nel 1683
fu ancora un papa a liberare Vienna dall’assedio maomettano
(Vienna, nel cuore dell’Europa), svenandosi finanziariamente
(l’imperatore austriaco, Leopoldo, non aveva uno scellino).
E ancora un francescano, il b. Marco d’Aviano. Questo, mentre
la Francia di Luigi XIV trescava col turco (non era una novità:
nel secolo precedente il francese Francesco I lo aveva già
fatto contro l’imperatore Carlo V). Ai francescani è
affidata la Custodia della Terrasanta perché il loro è
stato il tributo di sangue più alto nel rapporto con l’islam.
I primi cinque ammazzati (i cosiddetti Protomartiri francescani)
stavano appunto predicando in Marocco. Fu vedendo i loro cadaveri
che l’agostiniano portoghese Fernando de Bulhoes decise
di farsi francescano col nome di Antonio di Padova (sì,
proprio lui), e solo la malaria lo indusse a rinunciare alla missione
nell’Africa musulmana. Lo stesso Francesco d’Assisi
provò tre volte a recarsi personalmente in terra islamica.
La terza, come cappellano della Quinta Crociata. Qui sfidò
il sultano Malik al Kamil all’ordalia del fuoco, per vedere
chi aveva ragione tra Cristo e Maometto (ma i mullah prudentemente
rifiutarono). Il padre del “dialogo” cristiano-musulmano
è ancora un francescano, il b. Raimondo Lullo (Ramón
Llull), spagnolo. Ex militare, nel XIII secolo fondò una
scuola in cui i francescani studiavano l’arabo e il Corano,
appunto per cercare un contatto tra i due mondi. Ma, dopo una
vita passata ad analizzare l’islam e gli islamici (Lullo
è considerato uno dei maggiori eruditi di tutti i tempi),
concluse che con quelli non c’era modo di ragionare e girò
per i concili predicando la crociata definitiva, per la quale
auspicava la fusione di tutti gli ordini monastico-militari. Morì
in Africa, lapidato indovinate da chi. Potremmo andare avanti
con gli esempi storici per un libro intero, ma non c’è
lo spazio. Se volete, leggetevi due opere di Alberto Leoni, La
croce e la mezzaluna (Ares) e Storia militare del cristianesimo
(Piemme), più A morte in nome di Allah di Camille Eid (Piemme).
La Chiesa, domatrice di popoli, è riuscita ad ammansire
gli unni e i vikinghi, i magiari e persino i vandali. Ma non ha
mai, dico mai, concluso granchè con gli islamici. Infatti,
dal secolo VII la condizione permanente, a parte intervalli più
o meno lunghi, è il conflitto. Lo dice la storia, non noi.
Tornando alla domanda iniziale, come mai oggi la Chiesa cerca
disperatamente il dialogo, pur sapendo che è un dialogo,
sì, ma tra sordi? Perché non c’è più
una cristianità. Anzi, non c’è più
un Occidente. Le uova di drago seminate dagli -ismi (cominciando
dall’Illuminismo e finendo col Comunismo) hanno lasciato
l’ex Occidente in braghe di tela, e i papi da oltre due
secoli sanno bene che nessuno muoverà un dito per soccorrere
quei poveri disgraziati che confessano Cristo (di nascosto, naturalmente)
nei luoghi dove i musulmani comandano. Ogni parola “sbagliata”
del papa può costare la pelle a migliaia di cristiani,
e nessuno nell’ex Occidente farà una piega. Sarà
già tanto se qualche giornale ne parlerà in un trafiletto
in una pagina interna. Dunque, la Chiesa deve trattare con i guanti
ayatollah e imam, mullah e muftì, sperando nella loro benevolenza.
Anche nella “laica” Turchia, figurarsi altrove. Purtroppo
la sorte ha voluto che sull’intero petrolio mondiale stessero
seduti proprio i seguaci del Profeta, ai quali fanno un baffo
anche le sanzioni economiche, visto che i quattrini del petrolio
servono solo ad acquistare Rolls-Royce d’oro per i loro
sceicchi, non certo per creare posti di lavoro. No, i disoccupati
li mandano da noi. Insieme ai predicatori e ai soldi per le moschee.
Barbara Mantovani
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