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di Antonio Isacco
aprile 2008

LA PERSONA

La pace e la giustizia, il rispetto per la persona, l’assistenza, lo sviluppo, la protezione dell’ambiente. Principi elevati e nobili, facilmente condivisibili da parte di tutti, ma per sé non coincidenti con il bene comune totale dei Cittadini. Per perseguirli adeguatamente bisogna fare uno sforzo e leggere questi principi in un contesto di libertà, al fine di riconoscere che la libertà vive soltanto nella correlazione tra diritti e doveri, nella relazionalità interpersonale, nell’assunzione del principio di responsabilità, colpevolmente ignorato da quei “soloni” che pretendono di svincolare da rispettosi imperativi non solo etici il loro operato. I diritti non vivono nel cielo degli ideali, ma nella concretezza di questa terra e chiedono di essere difesi concretamente. Se i diritti sono reali e vanno tutelati e promossi come tali, ne segue che è inaccettabile leggerli in chiave puramente relativistici: questo è un modo di indebolirli e alla lunga di negarli. Il preteso realismo di chi ritiene che i diritti andrebbero continuamente adattati a contesti etici e culturali, o ridotti al rango di meri principi procedurali, produce inevitabilmente la loro erosione interna. Non si riesce più a comprendere perché dovrebbero avere forza vincolante le subdole proclamazioni qualora i diritti fossero ridotti a debosciati e pretestuosi tentativi intimidatori avulsi dal radicamento nella giustizia. Non basta affermare i diritti, non basta riconoscere che essi devono essere difesi, non basta nemmeno stabilirne un assoluto radicamento nella giustizia, se viene a mancare quell’ indispensabile discernimento che consente di distinguere il bene dal male e di orientare l’agire degli individui. Per attivare tale discernimento è indispensabile il riconoscimento del valore di ogni essere umano. La costruzione dell’ordine sociale ha bisogno del riconoscimento del carattere individuale e al tempo stesso comunitario dell’unità della persona umana. La dimensione del Cittadino non può essere confusa, pena il rischio di smarrire la dimensione comunionale delle persone e di favorire un approccio individualistico alla logica dei diritti, che inevitabilmente frammenterebbe l’unità della persona. Si impone un monito particolarmente grave, sul quale concentrare l’attenzione di tutti coloro ai quali il bene comune sta sinceramente a cuore.








 









 
 
 
       

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