
Il pozzo di Talete a cura di Lorenzo Buttini
Aprile 2009
CHE COSA E’
LA FILOSOFIA
(Nona parte)
Dopo le considerazioni etico-filosofiche scaturite dalla vicenda
della Casa di Cura Santa Rita e le riflessioni sulla triste vicenda
di Eluana Englaro, riprendiamo quell’ideale cammino sul
significato e valore della filosofia, cammino che avevamo interrotto
nel maggio dello scorso anno quando stavamo parlando dei molteplici
significati del termine in Platone ed Aristotele.
Successivamente, nelle due scuole filosofiche dell’antichità,
l’Accademia, costituitasi per opera di Platone, e il Liceo,
fondato da Aristotele, la concezione della filosofia subì
un processo di impoverimento in quanto Senocrate (che, dopo Platone
e Speusippo, prese la direzione della scuola) unitamente a Sesto
Empirico finì col dividere la filosofia in fisica, etica
e dialettica, ma la dialettica non conservava più quell’originario
significato platonico di salita alle idee, bensì era ridotta
alla logica; così la fisica, concepita come scienza di
tutte le sostanze, si era appropriata dei temi che erano appannaggio
della filosofia prima e cioè Dio, l’anima ed i principi
primi della realtà.

Le cose non andavano diversamente nel Liceo dopo Teofrasto in
quanto gli interessi per le problematiche metafisiche si restrinsero
a quelli di carattere scientifico e cosmologico.
Le tre grandi scuole successive, lo Stoicismo, l’Epicureismo
e lo Scetticismo, sviluppatesi nell’età ellenistica,
tennero per buona la tripartizione di Senocrate, anche se Epicuro
al posto della dialettica, la cui risalita secondo lui procedeva
all’infinito, pose la “Canonica” intesa come
la scienza che deve fornire i criteri (“canoni”) per
arrivare alla verità attraverso un riferimento agli oggetti
che si manifestano nei sensi. La scuola stoica e quella epicurea
accentuarono il carattere umanistico della filosofia, nel senso
che la filosofia è sì ricerca della verità
e comprensione della realtà che ci circonda, ma tutto ciò
è finalizzato a condurre l’uomo verso la virtù
e la felicità. Per Epicureo l’unica vera giustificazione
della filosofia si trovava nell’etica.
Gli Stoici, da parte loro, paragonavano la filosofia ad un frutteto
ove la logica assolve la funzione di un muro di cinta, la fisica
costituisce gli alberi e l’etica rappresenta i frutti prodotti
in esso.
Lo Scetticismo, invece, più che una vera e propria scuola
filosofica può essere visto come espressione dello stesso
carattere problematico della filosofia, nel senso di posizione
di problemi e di parziali soluzioni date ad essi oppure di una
pura ricerca che non approda a soluzioni definitive.
Durante l’epoca romana la filosofia assumerà sempre
più la connotazione di “arte di vita”, come
la definisce Cicerone nel suo “De finibus”. A questa
definizione della filosofia contribuì il genio pratico
dei romani e dopo Cicerone fu sviluppata da Seneca, Marco Aurelio,
Boezio ed altri. Con l’irruzione sulla scena dell’interesse
religioso questa saggezza di vita assunse le caratteristiche di
un “esercizio di morte” in quel pregnante significato
che Platone le aveva dato nel suo “Fedone” e cioè
distacco dal mondo sensibile per arrivare alla contemplazione
del mondo delle idee, che era la massima aspirazione del vero
filosofo.
Questa concezione la troviamo anche in Plotino che riteneva la
dialettica non tanto una semplice parte della filosofia quanto
il metodo stesso del filosofare perché permeava di sé
anche le altre due branche, vale a dire la fisica e l’etica.
Allorché il Cristianesimo cominciò la sua opera
di diffusione in tutto l’Impero romano la filosofia dovette
fare i conti non solo con mutati interessi e specifiche esigenze
di natura religiosa, ma venne inevitabilmente in conflitto con
tutta una dottrina che vedeva nella filosofia un acerrimo nemico
da combattere ideologicamente. Diceva, infatti, San Paolo nella
“Lettera ai Colossesi” “state attenti a non
farvi ingannare con la filosofia” intendendo per essa l’abuso
sofistico della ragione. Sulla scia di San Paolo i primi apologisti
cristiani come Giustino, Ermia e Tertulliano, che incolpava i
filosofi del diffondersi delle prime eresie, ebbero un atteggiamento
decisamente negativo nei confronti della filosofia, che in buona
sostanza veniva concepita come l’insieme di tutta la saggezza
del mondo pagano. Molti grandi scrittori cristiani, quali Clemente
Alessandrino e Origene, dovettero addirittura giustificarsi per
l’interesse manifestato verso la filosofia. Clemente Alessandrino,
padre della Chiesa greca, caldeggiava una approfondita conoscenza
della cultura dei pagani al fine di poter meglio esercitare nei
loro confronti una adeguata opera di conversione,
Lo stesso Sant’Agostino proseguì nella sua svalutazione
e commentando il passo paolino operò una distinzione tra
vera e falsa filosofia, incardinando quella vera sulla teologia,
perché a suo dire se la filosofia è amore della
sapienza è Dio che è la vera sapienza per cui la
“verissima filosofia” è il Cristianesimo, mentre
sono del tutto inutili le “elucubrazioni dei filosofi senza
l’autorità divina”, Anche Scoto Eriugena operò
una perfetta identificazione di religione e filosofia argomentando
che essendo compito della filosofia esporre le regole della vera
religione ne conseguiva che la vera filosofia è solo la
vera religione, come all’inverso la vera religione è
la vera filosofia.
(Continua 9)
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