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DEDICATO AI CITTADINI DEL COMUNE DI ROGENO

Dicembre 2005
di Antonio Isacco

Spronato, a più riprese da un vero amico, a frugare tra i miei ricordi giovanili e preso anche da una buona dose di curiosità mai sopita, ho consultato quello che in quegl'anni era il mio diario che ho gelosamente conservato e mi ha particolarmente colpito, direi turbato, ciò che di seguito trascrivo integralmente:

Casletto, 31 Ottobre 1955
"Solo chi lascia Rogeno può comprendere e condividerne le ragioni; chi, per scelta o necessità, decide di rimanervi, sembra ostinarsi a non capire. E' tutto così chiaro, che ogni volta mi stupisco di trovare persone che la pensano diversamente. Da quando ho cominciato a pensare di lasciare Rogeno ho passato molto tempo cercando di motivare altre persone nel seguirmi in tale scelta. Credo possa essere l'unica scelta sensata al fine di portare avanti i miei progetti, perseguire i miei obiettivi. Abbandonare il gruppo di amici, veri amici: ma come si può asserire una cosa simile; cosa porta un giovane ad affermare tale insensatezza? Cosa spinge un individuo a rimanere in un luogo arido e desolato sotto il profilo socioculturale? E cosa lo spinge a difenderlo come fosse un'oasi nel deserto? Non ho la benché minima intenzione di regalare anni della mia vita a un passato di cui non ho memoria.
Io non abbandono il campo di battaglia; non combatto contro mulini a vento. Rimanere significa non aver rispetto per se stessi e soprattutto per il proprio lavoro. Le persone, come diceva qualcuno, si dividono in due gruppi: quelli che cercano di ottenere ciò che vogliono, e quelli che non lo fanno.
Tutti quelli che si appassionano e inseguono quello che vogliono, potrebbero anche non ottenerlo, ma almeno vivono la vita, e quando verrà la fine avranno pochi rimpianti. Per quelli che non inseguono ciò che vogliono, non vale neanche la pena di parlarne.
Io farò le mie scelte, sarò sereno. Ho scelto di essere fra quelli che proveranno a morire senza rimpianti, o quantomeno con il minor numero possibile. Ho deciso di mostrare, affermare e dimostrare le mie idee, o almeno a provare a farlo. Sarò felice se lascerò Rogeno; sono felice all'idea di potervi tornare ogni tanto; sono felice di non dovervi vivere odiandola-odiandomi per il resto dei miei giorni".



Ebbene, dopo cinquant'anni, e un'attenta riflessione, convengo che non ho rimpianti per non aver lasciato Rogeno. Non ho rimpianti perché ho speso, finora, la mia vita come ho voluto. Ho fatto incontri straordinari pur rimanendo a Rogeno, alcuni anche inconsueti. E ora scrivo che le maggiori soddisfazioni le ho avute proprio in quel di Rogeno, ciò non vuol dire che non ne abbia avute tante e anche di preziose al di fuori di questo paese brianzolo.
E' vero, sono sorte molte case e molti capannoni. Sono stati però avviliti i suoi Cittadini e in più occasioni. E' stato calpestato, derubato, deturpato, insozzato, il mio lago: il nostro lago! Si fa un gran vociare, ma i risultati non vengono, la balneabilità non decolla….. le "spiagge" languono, sono immonde e non più fruibili; il lago non può essere ridotto a una farsa della politica, come sta succedendo. Mi chiedo quando gli Amministratori Comunali riusciranno a comprendere ciò che indegnamente fingono di ignorare.
Sono stati commessi alcuni assurdi edilizi, uno più di tutti deturpa e deturperà il tessuto urbano di Rogeno. Sono state eseguite opere pubbliche concepite carenti di logicità, altre assurde in riferimento al contesto stradale e quest'ultime sono assai recenti.
Non si sono attuate svariate opere che da vent'anni vengono promesse ai Cittadini del Comune di Rogeno e che soltanto ora, una, e con enormi ed abnormi deformazioni, viene concretizzata nel peggiore dei modi.
Non si è fatto nulla per coloro che erano, che sono e molto probabilmente saranno giovani. Poco si è fatto per gli anziani. Assurdamente nulla si è fatto per l'infanzia.
La domanda sorge spontanea: ma allora cosa si è fatto? Poco, molto poco! E il più delle volte male! Qualsiasi Commissario Prefettizio avrebbe fatto di più e meglio sia sotto il profilo delle scelte, sia sotto quello delle priorità e sia sotto il profilo finanziario!
Guardiamoci attorno, soltanto un pochino, ci accorgeremmo che i Comuni limitrofi al nostro, le varie Amministrazioni Comunali, hanno profondamente inciso in tutto il contesto urbano e di arredo anche dei vecchi centri storici.
E da noi? Ciò che di valido è stato eseguito lo dobbiamo all'intelligenza dell'iniziativa privata anche se più volte osteggiata dalle nostre Autorità Comunali, quelle che ultimamente si sono succedute alla guida del nostro Comune; con imposizioni, se ben ricordo, appartenenti al peggior totalitarismo. E sarebbero questi gli intelligenti e sensibili incentivi rivolti al recupero di vecchi edifici nel centro storico?
Questo modo di operare sotto il profilo Amministrativo è la mediazione più subdola che un Comune, che dovrebbe essere improntato a un intelligente e lungimirante uso del territorio, può adottare nei confronti di chi, molto più solidamente avveduto, trae da un rottame di edificio, complessi che tornano a vivere e a brillare di luce propria, malgrado le riprovevoli imposizioni comunali.
Un esempio, uno fra i tanti: un tentativo molto mal riuscito di arredo urbano da parte della Pubblica Amministrazione, è quella "porzione" della Piazza San Marco di Casletto che è stata mal pensata, troppa boria nell'uso di materiali diversi. Arredi e segnaletiche che deturpano il vero significato del monumento stesso. Si è voluto scimmiottare l'esempio di altri Comuni senza tener conto del contesto particolare e del significato della nostra "crus".
Non ha più lo stesso impatto: si è voluto strafare giungendo a una caduta di stile fin troppo evidente. Una pacchianata! La piazza, così com'era in tempi che non permettevano alcuna possibilità di sciupio finanziario, era bella e ridente in forza anche dell'affresco raffigurante San Marco Evangelista. Avrebbe dovuto restare com'era e cioè: il monumento centrale con l'obelisco sormontato dalla croce in ferro sbalzato, con i quattro lati delimitati da colonnine con intuibili sembianze falliche unite fra loro da catenelle anch'esse in ferro battuto. Il tutto "annegato", per l'intera piazza, nel solo acciottolato in perfetta armonia sia tonale che di materiale al monumento stesso.
Parrebbe che nel dire queste cose io goda: vi garantisco che ogni nota, è un tremendo pugno che incasso nello stomaco.
Forse siete giunti alla conclusione che avendo io fatto il callo non mi impressionano più? Falso! Veramente falso!
Vi partecipo che scrivere queste parole mi procura una nausea vomitevole ma, malgrado ciò, non posso esimermi nell'esprimere un sentimento di odio-amore per il mio paese, i miei concittadini, la nostra storia, il vostro futuro…
Proseguo con un'altra nota: la viabilità della rete stradale rogenese è un'altra ciliegina. Casletto è il fulcro del traffico cittadino e sopporta, con le sue stradine interne, momenti sempre più stressanti di intensissimo andirivieni di ogni mezzo di locomozione motoristico. Forse, dico forse, con un poco di buona volontà unita a una certa dose di intelligenza, si potrebbe e si dovrebbe trovare qualcosa di meglio della situazione attuale e senza strafare.
La zona industriale cioè Calvenzana: riconosco l'intervento al ponte di Spino un'opera ottimamente eseguita. Non era più proficuo, oltre che collegare lo svincolo della superstrada con il ponte già esistente, proseguire fino a raggiungere, con un nuovo ponte sul Bevera, la strada interna alla zona industriale?
Certo si finiva per transitare sul territorio di Costamasnaga ma, sicuramente, affiancando il corso del torrente Bevera, si "rischiava" di togliere, con opportuna segnaletica, completamente il traffico pesante dalla Via Spino e con esso anche gli stazionamenti di camion che quotidianamente sono di notevole intralcio al traffico. Non penso che gli Amministratori del Comune di Costamasnaga ed eventualmente le aziende che sorgono o che sorgeranno in prossimità di quella zona avrebbero osteggiato l'esecuzione di questo svincolo, anzi!
Per quanto riguarda il centro storico di Rogeno, si sono accese dispute tutt'altro che edificanti e sulle quali non mi pronuncio per il momento per non fomentarle ulteriormente.
Che dire poi delle "rotonde": ho avuto sentore che un'attuale Amministratore Comunale ebbe modo di esprimersi affermando che ci volevano molti soldi anche per eseguirne una: figuriamoci se poi ce ne volessero tre o quattro.
Per forza ci vogliono i soldi e magari tanti, ma per la palestra, pardon, per il centro sportivo polifunzionale che ci vuole? Forse 2 milioni e 685 mila euro come preventivato? Ma probabilmente quelli non sono soldi?
La scuola elementare: già… la scuola elementare! Seppur valida sotto il profilo architettonico purtroppo è ubicata in un luogo angusto.
Le più recenti Amministrazioni hanno ricercato soluzioni che hanno però ulteriormente allargato il baratro entro il quale si sono riversate, a piene mani, ingentissime somme di denaro pubblico coprendo errori con errori. Ma non era più avveduto edificarne una nuova ubicandola in loco più consono? magari provvista di palestra aperta non solo agli scolari ma anche al pubblico? E già che c'erano perché non pensare con un pochino più di lungimiranza e provvedere almeno allo studio di una scuola d'infanzia pubblica visto la pressante attualità di questo gravoso problema?
Altro neo: gli ambulatori medici. Nati vecchi e non più rispondenti alle esigenze sia dei pazienti che dei medici! Suggerirei di guardarsi attorno: magari quelli di Merone tanto per notare qualche irrinunciabile differenza.
La biblioteca pare, in alcune occasioni, plagiata dall'attuale Amministrazione Comunale.
Per la restante attività la ritengo lodevole per l'impegno che emana dalle disparate iniziative che svolge.
Prendiamo il problema della pulizia delle strade e delle piazze delle quali si potrebbe dire di tutto senza però tralasciare di far notare con veemenza che sono molto sporche. Sarà ora che chi di competenza si prendano le proprie responsabilità. Mi ricordo che il buon e valido Egidio, tutti, dico tutti i sabati mattina con la sua brava ramazza puliva a dovere tutto quanto c'era da pulire, con risultati più che soddisfacenti: oggi… stendiamo un velo pietoso! Spezzo qui una lancia a favore del ritorno degli operatori ecologici che, con opportuno "olio di gomito", com'è dimostrato dall'esperienza di tanti altri Comuni come il nostro, sono tutt'altro che superati e potrebbero per di più richiamare, con il loro lavoro e la loro costante presenza, la nostra attenzione su un problema che dovrebbe vederci tutti più sensibili. L'operato del furgone con alcune gocce di acqua e spazzole lo si deve ritenere un fiasco solenne! Basterebbe poco: seguire, una volta, il percorso per accertarne l'inefficienza e la troppa solerte premura che l'addetto dimostra a scapito della consistenza del servizio, tra l'altro limitato a soltanto alcune vie e non tutte come di dovere!
Il sottopasso alla strada provinciale che immette sulla via alla Punta che porta a quella che avrebbe dovuto essere la "passeggiata a lago", nel bel mezzo di un bosco con stradina cementata e contorni di "finocchi", e l'errato posizionamento del parcheggio, sono due delle più assurde realizzazioni che la precedente Amministrazione, che è poi l'attuale, ci ha "regalato" con uno spropositato sperpero dei nostri soldi.
Si vocifera che il sottopasso fu voluto da qualche Ente, pena la perdita di un concorso di spesa per la sua realizzazione. Ottimo! Invece di un errore se ne sono fatti due. Notevole il risultato: infatti detto sottopasso è diventato il regno dei "san carlit".
Come evitare che il pensiero corra alle sorti recenti della bandiera, "aggiornata", che distingue l'attuale Amministrazione e in aperto contrasto legittimo avvolge il parapetto del poggiolo del palazzo municipale del nostro Comune?
Apro una breve parentesi: i migliori Sindaci hanno sempre avuto un rapporto diretto con i propri subalterni, sia di Lista che di Minoranza e con i propri Cittadini e quando lo hanno perso, o non l'hanno mai avuto, hanno smarrito la strada o non l'hanno mai trovata. In questi anni, la questione di una vera cittadinanza, di una partecipazione che sia rispettosa delle parti e delle competenze ma tuttavia dovuta e necessaria, non si è posta, anzi è stata, dai nostri Amministratori Comunali, scoraggiata in molti modi. Purtroppo ci si abitua a non partecipare, si può cessare di essere Cittadini nel modo di pensare e nella disponibilità ad assumersi responsabilità collettive. A mio modo di vedere l'individualismo dilagante è sotto gli occhi di tutti e allora ci si riunisce e si esibisce una logora patente di cittadinanza quando vengono toccati i propri o presunti interessi.
Ma questa è decadenza civica, offesa per la dignità di chi è, vuole, ha il diritto, e deve avere gli strumenti per essere un Cittadino capace anche di proporre e partecipare.
Non ho intenzione di resistere a questi comportamenti senza provare un senso di impotenza, e mi chiedo come sia possibile che un Comune come Rogeno debba sottostare a simili concezioni di annichilimento intenso senza aprirsi a nuove esperienze amministrative. Chiusa la parentesi, punto e a capo.
Notevole è stata la determinazione con la quale si è "lasciato" edificare una centrale Enel per la trasformazione dell'altissima tensione in prossimità di Calvenzana, oltre al disastroso sterminio di alberi di alto fusto per il passaggio dei cavi elettrici. Ciò è accaduto perché i nostri "benemeriti" Amministratori hanno voluto si variasse il tracciato dell'elettrodotto. Tutto questo all'insaputa della popolazione. Come mai? E' così che operano i, dicono, tutori del verde, i salvifici eroi dell'ambiente? Brillante esempio di coerenza politica! … Non vi pare?
Meritoria, da parte dell'Amministrazione Comunale, è stata l'iniziativa di coinvolgere la popolazione (anche se alcuni Cittadini hanno dato l'impressione di essere strumentalizzati) nel problema che riguardava la richiesta di installazione di un'antenna per telecomunicazioni in prossimità del cimitero di Casletto: prova ne è che se informata, anche se soltanto parzialmente, la popolazione sa prendere con fermezza decisioni alquanto ponderate e tali da supportare perplessità che l'Amministrazione Comunale ha fatto credere.
La rete di illuminazione pubblica, "che funziona quando funziona", è una babele di stili e di fogge anche nel tratto interessato dallo stesso contesto urbano: danno la più convinta impressione che non trovando di meglio si è pensato di sopperire con quello che il "convento" passava.
Un bel pasticciaccio. Notevole, invece, l'illuminazione di quella comunemente definita "area mercatoria": infatti è più luminosa di una radiosa giornata di solleone!
Come non accorgersi della pericolosità dell'attraversamento pedonale della provinciale per recarsi al cimitero di Casletto? Come non accorgersi della elementare fattività di un ponte pedonale che dal parcheggio a lato di via 24 maggio congiunga l'area cimiteriale sopraccitata? Ma roba da matti!…
Non mi dimentico del Cimitero di Rogeno, una volta lo si chiamava anche e soprattutto "camposanto", forse quest'ultima definizione è più appropriata anche perché con tutti i soldi che i nostri Amministratori Comunali si apprestano a "spendere", termine che è un eufemismo, gli stessi Amministratori dovranno rivolgersi a qualche Santo, magari più di uno, non vorrei che si dovesse scomodare anche "LUI", per trovare, dopo tutto questo sperpero, i soldi necessari per provvedere in merito.
Ce ne sarebbero ancora di cose da dire! Tante ancora! Ma proprio tante anche da fare: ma devo dedurre che non ci sono i soldi, o meglio, non ci sono le idee, queste, per le nostre Amministrazioni Comunali, in special modo le più recenti, sono sempre poche ma ben confuse.


 
 
 
       

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