I
NOSTALGICI DELLA “BALENA BIANCA”
Dicembre 2006
di Dario Meschi
Pierferdinando Casini ha dichiarato conclusa
l’esperienza politica della Casa delle Libertà: non
intende più essere assoggettato alle logiche “padronali”
imposte da Silvio Berlusconi e, nostalgico delle “balena
bianca”, propugna la fondazione di una grande forza di centro,
una riedizione riveduta e corretta della defunta Democrazia Cristiana.
Il desiderio del leader dell’Udc, condiviso anche da altri
parlamentari moderati e da numerosi elettori, porrebbe fine, di
fatto, al bipolarismo, per tornare alle logiche, agli accordi
e ai compromessi della prima e mai rimpianta Repubblica.L’iniziativa
di una manifestazione popolare “solitaria” contro
la Finanziaria da tenersi provocatoriamente a Palermo era la conferma
di un malessere presente nella Casa delle LIbertà, e solo
in parte superato dalla moltitudine che ha invaso la città
santa, per dimostrare il proprio malcontento e per affermare l’unità
d’intenti del centrodestra. Per ora il tentativo di allargare
il consenso, dopo l’annuncio della nuova proposta, ha ricevuto,
almeno ufficialmente, il parere negativo di Mastella, ma certamente
accoglierà l’approvazione, magari non dichiarata
apertamente, di coloro che sono cresciuti politicamente nelle
logiche della vecchia scuola democristiana. Le dichiarazioni di
Casini, e la sua battaglia contro Berlusconi, offrono sollievo
ai rappresentanti del centrosinistra e soprattutto a Romano Prodi,
che, sempre più inviso all’opinione pubblica, dispone
di un’arma in più da utilizzare come collante, offrendo
l’immagine distorta di una coalizione di centrosinistra
coesa e senza divisioni, ma nella realtà spaccata su una
nutrita quantità di argomenti. Nell’ambito dell’Unione
si dovranno preoccupare i rappresentanti della sinistra radicale,
che rischiano, se dovesse dimostrarsi vincente la proposta dei
rappresentanti del Cdu, di ritornare nell’isolamento. La
stessa cosa potrebbe accadere nel centrodestra per favorire la
grande ammucchiata al centro. Queste considerazioni potrebbero
sembrare anacronistiche o fantascientifiche, ma esprimono il sentimento
di molti moderati che non si sentono di convivere ne con Diliberto,
e Bertinotti, ne tanto meno con Bossi, Alessandra Mussolini, Storace
o magari lo stesso Fini. A frenare gli impeti e i desideri degli
ex democristiani pesa la necessità istituzionale di garantire
la governabilità, e il sistema bipolare ha soddisfatto
questa esigenza, e la difficoltà di mettere in crisi un
sistema che presenta più meriti che svantaggi, interessando
una buona parte delle amministrazioni locali, sia a livello periferico,
che nelle grandi città. I partiti avranno il coraggio di
disattendere i principi affermati nella seconda Repubblica? Rischieranno
un’azione tanto complessa, incerta e forse perfino inopportuna,
per favorire le ambizioni di forze minoritarie nel Paese, in un
momento politico così confuso, disattendendo tutte le scelte
annunciate in precedenza? Non sarà di certo la minaccia
avanzata da una modesta forza politica a sovvertire, modificandola,
la volontà degli italiani, che, seppure divisi in una parte
e nell’altra barricata, hanno apprezzato la stabilità
offerta da un sistema elettorale che garantisce la possibilità
di governo e l’alternanza, ed è quindi biasimevole
che la politica nazionale possa essere ricattata da piccoli partiti
e da logiche di parte: ci hanno abituati ad ogni sorta di ricatto,
e forse è giunto il momento di dire basta.
Dario Meschi
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