Cos'è
la Bioarchitettura
Dicembre 2007
di Arch. Alessandro Vanotti / Arch. Erminio
Redaelli
BIOARCHITETTURA® è stato coniato
per tradurre in italiano il termine BAUBIOLOGIE letteralmente
costruire biologico – studio degli esseri viventi in relazione
alle costruzioni. BAUBIOLOGIE è stato diffuso in tutta
Europa attraverso l’operato dell’istituto di biologia
di NEUBERN fondato nel 1976. Si definisce BIOARCHITETTURA la disciplina
progettuale che attua e presuppone un atteggiamento ecologicamente
corretto nei confronti dell’ecosistema ambientale. In una
visione caratterizzata dalla più ampia interdisciplinarietà
e da un utilizzo razionale e ottimale delle risorse. La Bioarchittettura
tende alla conciliazione ed integrazione delle attività
e dei comportamenti umani con le preesistenze ambientali ed i
fenomeni naturali. Ciò al fine di realizzare un generalizzato
miglioramento degli standard qualitativi della vita attuale e
soprattutto futura. Oggi tutti parlano di Ecologia, architettura
verde, Biologia, Bio-eco-architettura, Bioedilizia e quant’altro.
E’ importante provare a distinguere per fare un po’
di chiarezza. Noi riteniamo che all’interno del processo
di costruzione dello spazio, debbano essere inseriti almeno due
elementi fondamentali: uno è quello della salute , l’altro
è quello della bio-compatibilità. Per quanto riguarda
il primo, è evidente che non tutto quello che si costruisce
tutela la salute. Oggi, in edilizia, si utilizzano qualcosa come
15.000 materiali diversi, non tutti adeguatamente testati, non
tutti verificati nelle loro interazioni. Pensiamo che fino a cent’’anni
fa, tutto il mondo costruito era realizzato con 5/6 materiali
(calce, mattoni, legno, metallo, vetro) e con questi si costruiva
tutto l’esistente, dalle stoviglie alle macchine per produrre
beni, mobili ecc. Noi oggi abbiamo di fronte un mare immenso d’opzioni,
di possibilità, non tutte adeguatamente corrette e quindi
questo è il secondo elemento, la bio-compatibilità.
E’ un nuovo paradigma con cui dobbiamo confrontarci, bio-compatibilità
non è soltanto un fatto meramente chimico, scientifico,
ma è anche una questione di benessere nostro e delle generazioni
future. Ovviamente ciò non è sufficiente: dobbiamo
confrontarci anche con tutto quello che riguarda il risparmio
energetico: noi consumiamo troppo, il 30% del mondo consuma il
70% delle risorse, il che vuol dire che il 70% consuma il 30%.
Ci sono dei limiti oggettivi che non possono essere varcati: in
primis, la quantità d’energia e di materiali disponibili,
e poi il clima, l’inquinamento ecc. Dobbiamo cominciare
a sfruttare meglio e con più intelligenza quello che abbiamo
a disposizione. Abbiamo così due grandi parametri di riferimento:
BIO-COMPATIBILITA’ ed ECO-SOSTENIBILITA’, che non
sono sempre convergenti. Si può fare l’esempio classico
dell’amianto: l’amianto è un materiale naturale,
è stato utilizzato nella storia, addirittura hanno trovato
trecce di amianto come armatura diffusa all’interno delle
mura in argilla cruda Sumeriche. L’amianto fa risparmiare
tantissima energia, si scava facilmente, si trasporta facilmente,
serve per impedire che le persone si ustionino, contrasta il caldo
e il freddo, messo nei tubi consente degli spessori molto minimi,
ha un solo difetto: fa venire il cancro. E’ un materiale
eco-sostenibile, non è bio-compatibile. Prendiamo il legno
delle foreste dell’ Amazzonia, è un materiale fantastico,
eccezionale, meraviglioso, ma non possiamo distruggere la foresta
dell’Amazzonia per fare i nostri pavimenti, quindi questo
è un materiale bio-compatibile, ma non è più
eco-sostenibile. Abbiamo quindi questi due grandi parametri con
cui confrontarci in cui l’equilibrio è dato volta
per volta nelle varie situazioni. Ma allora se noi cominciamo
a pensare tanti edifici messi uno accanto all’altro che
sono bio-compatibili ed eco-sostenibili, abbiamo risolto il problema?
Sicuramente abbiamo fatto un passo avanti, abbiamo acquisito maggiore
consapevolezza, ma a nostro avviso non è sufficiente, siamo
ancora nell’ambito di quella che noi chiamiamo Bio-edilizia,
cioè un costruire corretto, ma non è sufficiente
a fare in modo che le persone si affezionino ai luoghi, che mantengano
i luoghi, che stabiliscano un rapporto affettivo ed emotivo con
il luogo in cui vivono. L’ecologia è la scienza delle
relazioni, è stato Odum a dare questa definizione, in cui
gli elementi apparentemente meno pesanti sono quelli più
determinanti. L’Architettura è la scienza delle relazioni,
l’architetto è colui che gestisce le relazioni. La
qualità nasce dalle relazioni. L’eleganza di una
persona è data non dalla qualità dei vestiti che
indossa, ma dalle relazioni che essa ha saputo creare tra i vari
elementi e con la sua personalità. L’oggetto più
affascinante, coinvolgente, tecnologicamente avanzato, funzionale
che noi abbiamo prodotto negli ultimi cinquant’anni, è
l’automobile. I luoghi più squallidi sono i parcheggi,
in cui tanti oggetti bellissimi stanno senza nessuna relazione
tra di loro. Quindi la qualità nasce sempre come relazione.
Arch. Alessandro Vanotti
Arch. Erminio Redaelli
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