Don
Luigi lascia Merone dopo dieci anni
Febbraio 2005
a cura di Enrico Viganò
Nessuno
dei componenti il Consiglio pastorale e il consiglio economico
parrocchiali avrebbe immaginato che quel giovedì sera,
2 dicembre, il Vicario monsignor Giuseppe Merisi li avesse convocati
per annunciare la sostituzione del parroco e la sua nuova destinazione
a parroco di Olate. La notizia è stata poi resa pubblica
dallo stesso parroco, don Luigi Vergani, la domenica successiva
durante le messe. La notizia ha fatto immediatamente il giro del
paese. Un fulmine a cielo sereno. Nei mesi scorsi don Luigi aveva
preparato i parrocchiani a questa eventualità, ricordando
loro che le disposizioni dell'ultimo Sinodo diocesano prevedono
la sostituzione del parroco, generalmente, dopo dieci anni. I
parrocchiani, tuttavia, speravano che non fosse vero. I parroci
che avevano preceduto don Luigi avevano lasciato la parrocchia
o per raggiunta "età pensionabile" o per morte.
"Il nuovo Sinodo - spiega don Luigi - è stato promulgato
quando sono entrato in parrocchia e quindi i suoi dettami non
possono ricadere sui miei predecessori. E' una legge questa a
cui occorrerà che ci si abitui anche se poi alla fine tutte
le leggi contemplano l'eccezione. Tra l'altro il nostro Arcivescovo
l'ha ribadita in occasione dell'omelia del Giovedì Santo.
A parte il dispiacere di lasciare una comunità in cui ho
condiviso la vita per dieci anni, può essere visto anche
questa come una ricchezza per chi fa tesoro di quello che ha imparato
ed è desideroso di arricchire la sua spiritualità
con cose nuove, attraverso il nuovo parroco.”
Dieci anni di impegno pastorale in un paese non sono pochi. Ricorda,
don Luigi, le vacanze con i ragazzi in montagna! I pellegrinaggi
ai santuari dell'Italia e dell'Europa! La ristrutturazione del
santuario di Pompei! Il suo venticinquesimo di sacerdozio! Le
tre vocazioni sacerdotali scaturite proprio in questi dieci anni!
Il catechismo per la prima comunione e la cresima…. La sua
attività è stata instancabile. E i frutti poi si
sono visti.
Quali dei ricordi più belli porterà sempre con sé
di questo periodo della sua vita sacerdotale?
“Una domanda lunga in cui si elencano alcune attività:
non dimentichiamo di aggiungere gli Anniversari di nozze, la Giornata
degli ammalati, le sagre con la Festa di San Francesco, la Santa
Messa con i ragazzi quando sono in tanti come all'Oratorio feriale…
I ricordi più belli possono essere tutti, ma specialmente
entrava nel mio cuore la gioia vera, quando sentivo la Comunità
stringersi attorno al suo Dio nella celebrazione liturgica dove
faceva vibrare la sua fede nella preghiera corale.”
C'è qualche, come si suole dire, "sassolino che vorrebbe
togliere dalle scarpe"?
“La parrocchia è come un campo di grano dove può
crescere anche la zizzania: Merone non può fare eccezione,
anche se sono pochissimi quelli che mettono scompiglio. Sono due
i sassolini che vorrei togliere: li evidenzio con altrettante
esortazioni. Siate sempre uniti e, con grande umiltà, accettate
anche coloro che hanno un'opinione diversa dalla vostra. Siate
entusiasti quando vi riunite in chiesa nel Giorno del Signore
per celebrare l'Eucarestia, non state mai fuori durante la messa:
è lì la salvezza.”
Don Luigi, sia sincero! Le spiace lasciare Merone, vero?
“Un po' di nostalgia è umano sentirla soprattutto
quando ci si è voluti bene. Dobbiamo d'altra parte, insieme,
accettare la volontà di Dio che chiama anche a questo e
senz'altro per un bene imperscrutabile.”
Può anticiparci i contenuti dell'omelia che terrà
durante la messa di saluto ai suoi parrocchiani? Quale messaggio
vorrà lasciare loro?
“Non ci ho ancora pensato e non voglio neppure farlo: cercherò
di far parlare il cuore.”
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