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FERMATE IL TRENO, VOGLIO SCENDERE!

di Giuseppe Fusi
Febbraio 2005

Ritardi, corse cancellate, carrozze scomode, sovraffollate e persino biglietterie chiuse: è lunga la lista delle lamentele da parte dei pendolari. Tant'è che il nuovo anno è cominciato con clamorose polemiche sfociate in plateali proteste. Non ce la fanno più coloro che viaggiano, ogni giorno, sui convogli di Trenitalia e delle Ferrovie nord. Ligi al dovere ogni qualvolta si tratta di pagare il biglietto, finora zitti e pazienti nel sopportare ogni disagio. Ma quando è troppo… non si può stare in silenzio e subire quotidiane ingiustizie.
Diciamolo, gridiamolo forte: sono vere e proprie ingiustizie quelle ai danni di migliaia di utenti del trasporto ferroviario. Di quanti si recano ogni giorno al lavoro utilizzando il treno, da sempre mezzo tra i più efficaci e comodi, in alternativa alle auto, fonte di inquinamento e alla base degli inevitabili incolonnamenti metropolitani. Chi viaggia in treno e paga il biglietto ha diritto a convogli comodi che rispettino i tempi di percorrenza. Le nostre ferrovie rispondono a questi requisiti? Lasciamo a voi la risposta.
Quello che ci preme rilevare è il disagio di molti pendolari, alla base di concrete iniziative già dallo scorso mese di gennaio. Il Codacons (Comitato a difesa dei consumatori) ha lanciato lo "sciopero del biglietto", invitando i viaggiatori scontenti ad autoridursi il prezzo del biglietto o dell'abbonamento. Nessuna paura in caso di eventuali ritorsioni da parte dell'ente ferroviario: il Comitato, infatti, garantisce l'eventuale assistenza legale. Tutto ciò perché, dicono al Codacons, chi paga il biglietto ha diritto a viaggiare comodo e a poter arrivare in orario alla meta. Altrimenti chi offre il servizio (le ferrovie) è inadempiente.
Tragicomica, per non dire peggio, è poi la situazione vissuta da numerosi utenti delle ferrovie tra Merone e Rogeno. Qui siamo proprio all'assurdo: sulla Como-Lecco (a proposito, non era stato dichiarato "ramo secco" delle Ferrovie dello Stato già qualche decennio fa? Eppure continua a prestare il suo onorato servizio giornaliero a vantaggio di centinaia di studenti e lavoratori) l'abbonamento non si può più fare in stazione a Merone, ma soltanto alla rivendita di Casletto-Rogeno, il bar "Perla nera", distante cinque (5) chilometri.
Insomma, cari pendolari, ce n'è a sufficienza per gridare forte: non se ne può più. Facciamolo dalle pagine di questo giornale, chissà mai che i "padroni del vapore" prima o poi si accorgano che, così, non si può più andare avanti.

 
 
 
       

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