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UNA GOCCIA DI SOLIDARIETA'

Febbraio 2005
di Dario Meschi

Nella società odierna dove non c'è la pace sociale, in quanto prevalgono l'ingiustizia e gli egoismi, e i ricchi dispongono di numerosi privilegi, è importante poter confidare nella solidarietà per aiutare gli altri, come unico messaggio di speranza che dovrebbe avvicinare gli uomini e i popoli.
E' importante considerare il sentito desiderio di aiutare i meno fortunati, presente nella società italiana e nel mondo, dove prolificano le associazioni assistenziali e il volontariato, dove uomini e donne, giovani e anziani, portano sostegno e aiuto senza ricevere nulla in cambio.
La situazione di guerra permanente nel Medio Oriente rischia di fomentare odi e divisioni, e invece mancano inequivocabili segnali di pace.
Quella che sembra una vicenda privata tra americani e iracheni, e tra israeliani e palestinesi, una contrapposizione tra cultura, abitudini, usanze, e religioni diverse, rischia di provocare una frattura insanabile tra i popoli, alimentando un odio sottile in una guerra spietata il cui fine è il predominio economico del mondo.
Così, di fronte al terrorismo e alla violenza quotidiana, l'arabo, il nero, o l'albanese, iniziano ad essere considerati in maniera differente, e anche chi ne era strenuo difensore, oggi vacilla nelle proprie convinzioni; anche quelli che simpatizzavano per il popolo russo o quello ceceno, nutrono delle perplessità: troppi morti, troppe violenze per credere ad una parte anziché ad un'altra, e diventa così difficile riuscire a calmare gli animi in nome di un odio mai sopito.
Inoltre, è impossibile considerare, in un futuro ormai prossimo, gli altri popoli in via di sviluppo, gente avida di potere e ricchezza, pronta ad affacciarsi sulla scena internazionale, mettendo in crisi gli equilibri dell'intera civiltà occidentale. In questo preoccupante scenario è un dovere di tutti comprendere gli altri, aiutandoli a trovare equilibri di sviluppo e capacità di convivenza civile.
La pace si trasforma in miraggio, e, mentre si affronta il dopo elezioni in Iraq, destinate a ridare la libertà a questo popolo, altri focolai di guerra si profilano all'orizzonte, di fronte a Paesi in cerca di nuovi armamenti nucleari come l'Iran, o altri popoli che lottano duramente per la sopravvivenza, e quindi disposti a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo.
La risposta dell'occidente non potrà essere affidata alle armi, ma alla capacità di favorire lo sviluppo in terre lontane grazie ad accordi economici e commerciali, ed anche allo sfruttamento delle risorse naturali, ma non come dominatori, ma piuttosto da persone civili ed accorte.
La facile soluzione non esiste. Solo gli organismi internazionali, come l'Onu, la Croce Rossa e le associazioni umanitarie, potranno portare un messaggio di pace e di progresso, con aiuti mirati, medicine, e viveri di sostentamento, ma anche con istruzione e tecnologie avanzate, e in particolare con solidarietà umana e civile.
La pace non si ottiene con i martiri, ma con buoni proponimenti e con il rispetto di ogni differenza etnica, culturale e religiosa.
Un uomo, divenuto Dio, due millenni fa, predicò l'amore e fu artefice di pace tra gli uomini, dopo di Lui solo guerre e terrore.

 
 
 
       

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