
Il pozzo di Talete a cura di Lorenzo Buttini
Febbraio 2006
IMPRESCINDIBILITÀ DELLA FILOSOFIA
Ho più volte detto che la filosofia
è stata una creazione originale dei Greci: mi è
stato allora chiesto se prima della nascita della filosofia vera
e propria, prima cioè dell’avvento di filosofi quali
Talete o Anassimandro, l’uomo non avesse comunque avuto
una propria filosofia dal momento che, come diceva Aristotele,
“l’uomo è per sua natura filosofo perchè
naturalmente portato al sapere”. Il passo in cui Aristotele
parla dell’imprescindibilità della filosofia è
tratto dal Protrettico, una sua opera giovanile, composta con
ogni probabilità quando ancora era membro dell’Accademia
platonica. L’opera è indirizzata a Temisone, principe
di Cipro, per “esortarlo” (questo è, infatti,
il significato del titolo) a darsi alla filosofia in modo tale
da poter fondare su di essa la sua azione di governante (evidente
l’influenza del suo maestro Platone). Aristotele dice: “…
se si deve filosofare, si deve filosofare e se non si deve filosofare,
si deve lo stesso filosofare: in ogni caso si deve filosofare.
Se la filosofia esiste siamo certamente tenuti a filosofare dal
momento che essa esiste, se al contrario essa non esiste anche
in tale evenienza siamo tenuti a indagare il motivo per cui essa
non esiste e nella ricerca di questa comprensione facciamo ugualmente
filosofia, perché la causa e l’origine della filosofia
risiedono nella ricerca”. La filosofia è così
connaturata alla natura dell’uomo che non si può
in nessun caso prescinderne e, pertanto, anche prima della filosofia
propriamente detta l’uomo aveva una sua visione del mondo,
cercava in qualche modo di interpretare la realtà che lo
circondava e se stesso, il suo ruolo e la sua destinazione in
questo mondo e tutto ciò è filosofia in senso lato.
Dicendo che l’umanità tutta è debitrice verso
i Greci per la nascita della filosofia ho voluto solo sottolineare,
e lo ripeto ancora, che sono stati i Greci per primi a “inventare”
quel “particolarissimo modo di pensare” che costituisce
la filosofia. Come diceva Goethe, nessuno meglio dei Greci ha
saputo sognare il sogno dell’esistenza. Alcuni studiosi
si sono sforzati di vedere nella filosofia la derivazione di una
sapienza di matrice orientale, ma come hanno chiarito altri, tra
i quali il Reale, sono solo “fantasticherie romanzesche”,
perché essa è stata una conquista della civiltà
greca. La
filosofia resta una creazione originale dello spirito greco, nacque
in Grecia, nel senso che abbiamo visto, e nacque già grande,
in quanto i suoi primi passi non sono stati balbettanti tentativi
di un pensiero che col tempo sarebbe maturato, ma hanno da subito
tracciato il percorso stabile e sicuro del suo sviluppo. In genere
avviene che qualsiasi scienza, ai suoi albori, muova dapprima
dei timidi passi per poi crescere sempre più vigorosamente.
Ciò non avvenne per la filosofia, la quale, come disse
anche Heidegger nella sua “Introduzione alla metafisica”,
è “una delle poche cose grandi di cui l’uomo
è capace” e “ogni grande cosa non può
che avere un grande inizio”. Indubbiamente le varie scienze
“settoriali” (matematica, astronomia, medicina) erano
molto sviluppate in oriente e i c.d. “orientalisti”
hanno parlato, per certi aspetti giustamente, della derivazione
della scienza greca da quella orientale; esula dalla nostra trattazione
ricercare quanto di originale e quanto, invece, di imprestato
dall’oriente vi era nella scienza greca delle origini. Dobbiamo
però tenere sempre presente che la scienza orientale aveva
una finalità, oltre che un carattere, eminentemente pratica,
quella greca assunse una connotazione spiccatamente speculativa
in quanto non finalizzata a misurare i campi dopo le periodiche
inondazioni del Nilo o volta alla costruzione di piramidi, bensì
a gettare le basi di una dottrina dei numeri in quanto numeri.
Basti pensare che, così almeno si dice, sopra il portone
dell’Accademia platonica vi fosse la scritta “non
entri chi è digiuno di geometria” (forse il primo
esempio di numero chiuso universitario) e poi lo stesso Platone
nella “Repubblica” parlò della matematica come
“forza trainante verso la verità” in quanto
costituisce uno stimolo per il filosofo ad elevarsi, a raggiungere
il vero essere ponendosi fuori dalla corrente impetuosa del divenire.
Non si potrà certo negare che anche in altre civiltà
siano state presenti delle “prospettive” filosofiche
ma queste venivano inserite in contesti a carattere mitico e/o
religioso e perciò difficilmente individuabili nella loro
peculiare “specificità”. La filosofia è
tutt’altra cosa, la filosofia per usare una bella immagine
di Platone è “il volgere l’anima da un giorno
tenebroso ad un giorno vero”. Ancora Platone nella “Repubblica”
diceva che “il filosofo è colui che aspira all’intero
e alla totalità sia nella sfera del divino che dell’umano”
e che nella mente del filosofo “alberga la possibilità
straordinaria di vedere tutto il tempo e tutto l’essere”.
Su tali temi ritornerò più dettagliatamente in seguito.
lbuttinifilos@aliceposta.it
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