
di Antonio Isacco
Febbraio 2006
“Un martire cristiano”
Non esagero se dico che, in molti casi,
la telecamera non è meno importante dell’arma, addirittura
in molti casi è più importante per le sue conseguenze
e la sua forza. Detto fatto. Hanno usato le telecamere per dimostrare
agli europei che esiste una comunità islamica mondiale
in grado di mobilitarsi in pochi momenti non solo in Asia e in
Africa, ma anche nel nostro Occidente. Ci hanno costretto a tenere
la coda tra le gambe. Risultato: nuovi proseliti, risorgente orgoglio
musulmano. Ai
governanti dei Paesi dotati di Mezzaluna costoro hanno dimostrato
di poter manovrare il popolo come gli pare. Insomma: gli estremisti
hanno in mano il destino del mondo. Cosa succede però?
Che c’è qualcosa a Roma che non riescono a possedere,
ha una forza diversa. Da lì parte gente inerme, ma che
ha più forza di loro. Gli islamici si immolano come kamikaze
per fare del male, il nostro don Andrea Santoro e tanti sconosciuti
invece sono pronti a versare il sangue per amore e basta, senza
ritorni di gloria, e per il bene persino degli assassini. Per
questo l’odio. Il Papa e don Andrea rompono i progetti.
Non possiamo non ricordare don Andrea Santoro, ucciso in Turchia
mentre era in chiesa raccolto in preghiera. Il Signore faccia
sì che il sacrificio della sua vita contribuisca alla causa
del dialogo fra le religioni e della pace tra i popoli. Se togli
questo al cristianesimo, resta l’alternativa tra disperazione
ed Islam.
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