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Un divorzio pericoloso

Febbraio 2008
di Dario Meschi

Gli schieramenti di centrodestra e centrosinistra stanno definendo gli ultimi accordi per la composizione delle loro liste, e si apprestano a condurre una campagna elettorale diversa, dove prevarrà il confronto ma non la demonizzazione dell’avversario. Le prime conferenze dei leader hanno confermato la ventata di novità che caratterizzerà i rapporti tra le forze politiche, entrambi gli avversari, ospiti a Porta a Porta, si sono proposti con pacatezza e spirito costruttivo, pur non rinunciando ad affermare differenze o primogeniture sulla metamorfosi in atto: Berlusconi non ha mai nominato la parola “comunista”, e Veltroni, l’uomo del dialogo e del “volemose bene”, ha apprezzato le scelte dell’avversario tese a semplificare l’assetto politico con la riduzione dei partiti. Effettivamente quanto non è stato fatto con una legge elettorale si sta realizzando senza troppi traumi grazie alla volontà dei due protagonisti, ma non illudiamoci in quanto lo scontro presto diventerà acceso, per le diverse filosofie che dividono ancora profondamente la destra e la sinistra.
VELTRONI E BERLUSCONI
Veltroni è abile, e con la sua strategia cerca di far dimenticare gli effetti nefasti provocati dal governo Prodi, quasi non fosse stato parte in passato e recentemente delle stesse scelte e responsabilità, spostando l’attenzione sulla necessità di giungere ad un sostanziale bipolarismo in grado di isolare le ali estreme e rilanciare un Paese in profonda crisi. Il Pd, con coerenza, ha tagliato il filo con le forze comuniste e radicali per proporsi come un partito moderno progressista capace di governare modificando le regole e collaborando su temi importanti con le opposizioni.
Berlusconi, teoricamente, avrebbe dovuto affrontare un compito più agevole, in quanto i partiti storici della Casa delle Libertà erano già sostanzialmente uniti per condivisione di valori e di scelte, ma alla resa di fatti, il progetto di riunificazione sotto un’unica bandiera si sta dimostrando più arduo del previsto. Il Pd, che doveva correre da solo, ha cambiato idea, accettando con scaltrezza di accogliere Di Pietro, non riuscendo a chiudere con i socialisti, e forse anche con i radicali, compattando un gruppo che potrebbe approfittare degli errori compiuti dagli avversari per vincere inaspettatamente le elezioni. Nel centrodestra la situazione è più confusa. Il Cavaliere, respingendo l’accordo con Udc di Casini e con la Destra di Storace, per una questione formale, ma sostanzialmente politica, sulla presenza dei simboli, come invece è stato fatto con la Lega Nord, rischia di trasformare una marcia trionfale in un funerale, magari vedendo scemare giorno dopo giorno il proprio consenso. L’uomo di Arcore è scaltro e avveduto e con ogni probabilità avrà fatto bene i suoi conti, ma potrebbe sbagliare per presunzione o eccessivo fideismo in sondaggi che spesso si sono dimostrati poco veritieri.
Il divorzio con Casini e Storace potrebbe dimostrarsi fatale, premiando la scaltrezza di un politico navigato com’è Veltroni, che indossando una nuova casacca e spargendo, come ben sa fare, un fiume di parole concilianti e ammalianti, potrebbe compiere un inatteso miracolo. Quanto sta accadendo dimostra la buona volontà di alcuni leader politici, che operano per il loro interesse, ma anche nel tentativo di trasformare, per il momento solo sotto il profilo elettorale, il Paese, ma potrebbe dimostrarsi sterile di fronte al raggiungimento di una maggioranza risicata, preludio di una nuova e rivoluzionaria alleanza: un ritorno al passato, alla prima repubblica, al centrosinistra e alla politica ad escludendum delle estreme destinate inesorabilmente alla ghettizzazione. Quando sta accadendo per ora premia l’operato dell’ex sindaco di Roma, e penalizza la litigiosità del centrodestra, che, almeno in questi frangenti, ha peccato di personalismi e di mancata concretezza, facendo risaltare divisioni inutili e pericolose. Il cammino da compiere è ancora lungo e nulla è scontato e molto dipenderà dalla concretezza delle proposte. Come sempre accade in questi frangenti tutti prometteranno miracoli, riduzione di tasse e miglioramenti, e per non incorrere in errori sarà opportuno concentrarsi sui fatti e soprattutto sull’esperienza acquisita, ricordando però una sostanziale e innegabile differenza: qualcuno ha frugato nelle tasche degli italiani, altri un pò meno!
Dario Meschi

 
 
 
       

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