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Febbraio 2007
AVE MARIA A TRASBORDO
Pusiano e il suo rosa
tramonto di seta,
il vento si posa
quando canta quieta
la cincia gelosa
della sua segreta
lacustre amorosa
avventura lieta
con quel pettirosso
che cinguetta forte
sul ciglio del fosso,
che le fa la corte
mentre il cielo è rosso
e il sogno è alle porte.
Ogni volta che guardo un quadro di Giovanni Segantini, mi convinco
del fatto che egli è stato uno dei pochi in grado di vedere
in pieno la brianzolitudine, quel senso simbolico di “luogo
a parte” insito in questa terra. Potenza e semplicità
del genio. E non voglio qui dilungarmi sulla vita o sulle opere
di Segantini. Avete la tastiera sotto le dita, è un attimo:
una ricerca su Google e trovate tutto quello che vi serve. Ma
vi basti sapere che Giovanni Segantini visse e dipinse anche qui,
in alta Brianza, sul Lago di Pusiano. E anche qui mise su tela
le sue visioni oniriche, comunicandoci l’ineffabile sogno
della vita dell’uomo e della natura che lo circonda. Ma
a Segantini la Brianza non bastò, per questa ricerca. Volle
andare più in alto, simbolicamente e fisicamente. E andò
a dipingere morendo di peritonite sullo Schafberg, in Engadina,
senza riuscire a terminare il suo Trittico delle Alpi, severo
monito alla mediocrità di fondo delle nostre mezze colline
brianzole.
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