
di Antonio Isacco
Febbraio 2008
LA MISURA E’ COLMA
Due persone, una di questa dice all’altra:
<<…Apro la porta solo agli estranei. Dei conoscenti
non mi fido più >>. Affermazione chiaramente paradossale
dato che rovescia i “termini del buonsenso” che è
quello di aprire la porta di casa non certo agli sconosciuti bensì
a facce note. Tutto questo a commento dei vari delitti plurimi
commessi in questi ultimi tempi: Novi Ligure, Erba, Cogne ecc.
Giù fiumi d’inchiostro, pareri di esperti, psichiatri
e specialisti vari. Tutti concordi nel giudicare assurde le stragi
dette; (perché c’è una strage giustificabile?),ma
andiamo avanti. Un esempio su tutti: Ferdinando Carretta, (dalle
parti di Parma), che sterminò l’intera famiglia per
accaparrarsi i soldi? Tralascio altri mostruosi delitti il cui
movente inevitabilmente è il denaro, questa micidiale “mercanzia”
con cui il démone opera e padroneggia nel mondo e non da
ora. Vogliamo tacere, in fatto di violenza dell’uomo sull’uomo,
quanto narra l’Antico Testamento? E i tragici greci, Eschilo,
Sofocle, Euripide quanti fatti tragici ci hanno narrato? Intendo
dire che il percorso storico dell’uomo è punteggiato,
purtroppo, di fatti di sangue e di violenza a cominciare da Caino
che uccide Abele. Essere complesso e misterioso la creatura uomo:
angelo e démone, sincero e ipocrita, agnello e lupo. Contemperare
le proprie esigenze con quelle degli altri, il proprio diritto
con quello degli altri credo sia il criterio principe da seguire
in ogni circostanza della vita. Interferire con violenza nel privato
altrui è da condannare senza esitazione di sorta. Certo
l’ideale sarebbe che in questo mondo angustiato e insicuro
ci fosse una salutare proliferazione di persone come Gandhi e
madre Teresa di Calcutta, davvero grandi anime e porta bandiera
della solidarietà umana; concreti e potenti esempi dell’affermazione
del bene sul male, della bontà e pietà sulla sofferenza
e il dolore, della giustizia sull’ingiustizia. Educare sin
dalla più tenera età, è da lì che
bisogna cominciare, che il proprio diritto finisce dove inizia
quello degli altri, che la propria libertà finisce là
dove inizia quella degli altri. Non si pretende una società
“ideale”, solo meno violenta e prevaricatrice. E l’esempio
deve piovere dall’alto, dalle massime istituzioni civili
e religiose, ossia dai cosiddetti rappresentanti del popolo. Devono
essere loro i primi a brillare per “moralità”;
sono loro a garantire “sicurezza” ai Cittadini. Si
evince, dal libro “La Casta” di Stella, che la nostra
attuale e malconcia classe politica, per “moralità”,
è carente in maniera solare ed evidente. Le proteste e
il malumore (non più mugugno) montano vertiginosamente.
Mi chiedo e vi chiedo: ma si rendono conto, quelli che devono
rendersi conto, che ormai la misura è colma?
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