
Il pozzo di Talete a cura di Lorenzo Buttini
Febbraio 2009
LO SCANDALO DEL CASO ELUANA: SOLO IL SILENZIO
E’ ADEGUATO
Alcuni lettori mi hanno chiesto perché,
pur avendo parlato di tematiche etiche( etica sportiva, casa di
cura Santa Rita) non avessi espresso delle considerazioni sulla
triste vicenda di Eluana Englaro, che pure è all’attenzione
di tutti.
Premesso che è mia intenzione sviscerare in maniera organica
ed esauriente, almeno lo spero, gli scottanti temi legati alla
bioetica, al testamento biologico e all’eutanasia, sempre
in una prospettiva etico-filosofica in cui si confrontino le opposte
visioni del mondo, preciso che non l’ho ancora fatto perché
è mia convinzione che certe tematiche necessitano non di
clamore mediatico ma di attento silenzio e poi perché non
volevo confondere o disorientare ancora di più l’opinione
pubblica che, in mezzo a tanto clamore e a tante voci disarmoniche,
sta tentando di chiarirsi le idee.
Sono personalmente persuaso che tutta la storia di questa infelice
donna, che per oltre 17 anni è vissuta in uno stato vegetativo
persistente, rappresenti uno scandalo, inteso nel senso greco
della parola. Nella lingua greca il termine è “skandalon”
(intoppo, inciampo) da cui deriva pure “skolon” (impedimento,
pietra in cui si inciampa) e “skolion” (obliquo, tortuoso).

Concordo perciò pienamente col Prof. Masullo, già
mio docente di filosofia morale all’Università di
Napoli, quando afferma che la storia di Eluana è stata
la pietra in cui tutti quanti noi siamo indistintamente inciampati.
Eluana non è stata soltanto una delle tante vittime innocenti,
ma è stata una vittima assoluta, tanto da finire col diventare,
suo malgrado, il simbolo perfetto e adeguato delle “infinite
vittime dell’irrazionalità di questo nostro mondo”,
questo mondo che al pari della caverna platonica è buio
e oscuro fino a che non recuperiamo la dimensione della ragione,
la sola che può darci “luce” e illuminare le
nostre coscienze.
Tutto sembra essersi messo di traverso nei confronti di Eluana:
1) l’incidente stradale in cui rimase coinvolta e che, riducendola
fin dall’inizio in uno stato vegetativo persistente, ha
finito col privarla di se stessa; 2) la scienza medica e la tecnica
ad essa applicata che se da un lato non hanno avuto la capacità
di farla ritornare in uno stato di salute quanto meno accettabile,
dall’altro le hanno pure impedito una morte tempestiva e
sopravvenuta per cause naturali; 3) lo stesso amore del padre
che, meditando sulle opinioni di Eluana adolescente, le ha fatto
assurgere ad una sorta di documento testamentario; 4) il fondamentalismo
della Chiesa Cattolica la quale, appellandosi ad un’etica
sovraordinata e da imporre forzatamente a tutti poiché
poggia sull’Unica Verità, ha finito col negarle l’estrema
liberazione; 5) il legalismo di matrice laica che, una volta accertato
che si era spenta qualsiasi fiammella di vita, ha preteso l’assoluto
rispetto delle sentenze giudiziarie.
Intorno al corpo di Eluana si è assistito non ad un sereno
e pacato dibattito, sempre auspicabile quando si affrontano temi
così delicati e complessi, ma solo a scontri e furori ideologici:
se una delle parti manifestava un dubbio, la controparte reagiva
in maniera violenta facendo volare anche parole pesanti come macigni
e che disorientavano le nostre coscienze. Giustamente il Masullo
ha detto: “Se qualcuno fa rilevare la mostruosità
di una vita automatica, senza affettività e senza coscienza,
perciò inumana, non manca l’alto prelato che grida
all’assassinio. Se invece un altro esprime la sua perplessità
dinanzi al paradosso che, nel quadro di un ordine costituzionale
centrato sull’illimitabile diritto della persona alla vita,
una sentenza giudiziaria possa produrre la messa a morte di un
essere umano, subito scattano indignate proteste per l’attentato
alla laicità dello Stato. Solo il silenzio, come da ultimo
chiede il padre di Eluana, è adeguato ad una situazione
che va definita tragica perché stretta nella morsa di una
radicale contraddizione, dipendendone la giusta soluzione da una
conoscenza tanto necessaria quanto impossibile (almeno per ora).
Il silenzio deve però essere attivo, pensoso: Nella mancanza
di certezze scientifiche, esso deve proteggere non comode pigrizie
conformistiche, ma il coraggio mai inutile di vivere la tormentosa
problematicità dell’esperienza etica”.
Nella vicenda di Eluana si sono scontrati poteri che “impongono
nella forma di ideali i comportamenti convenienti ai loro scopi,
lasciando che sembri libertà generale la loro oscura violenza.
Effetto di potere è servirsi di una scorretta assimilazione
del caso di Eluana all’eutanasia condannata in nome di un
equivoco valore della vita, e pretendere che sia comunque mantenuto
in vita un corpo vegetante. Effetto di potere è pure la
rivendicazione, sulla base del principio di legalità e
di autonomia, della piena facoltà di sospendere ogni pur
elementare sostegno alla sopravvivenza di quel povero corpo. Per
l’inutile vita dunque o per l’inesorabile morte: astratto
valore contro astratto valore”.
lbuttinifilos@alice.it
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