
di Lauretta Carpani, CEDAL di Pusiano
Gennaio 2005
Cari lettori, eccomi a voi. Mi presento
subito. Sono il lago di Pusiano, il Vago Eupili di pariniana memoria,
il "Bella porta" - perché questo significa il
nome del grande specchio d'acqua, una unica vasta distesa limpidissima
fra Erba e Lecco. Il mio principale tributario è il Lambro,
già dagli anni 40 (quelli veri, quelli del Primo Secolo
d.C.). L'Enciclopedista e naturalista comasco Plinio il vecchio
descriveva allora con ammirazione, entusiasmo e dovizia di particolari
ogni mio dettaglio. Per parlare di me bisogna fare un salto indietro
di 18/20000 anni, quando una imponente lingua di ghiaccio penetra
in quella che è ora la Brianza, spingendosi sempre più
a sud fino alla zona dove oggi c'è Mariano Comense. Poiché
staremo insieme ne "La goccia" per mesi e mesi, voglio
prima presentarmi offrendo i dati generali di quello che è
il mio stato attuale. Nome: Eupili, già Pusliano nel 1456
e Pucilliano nel 1288. Probabilmente, per quanto riguarda l'etimologia
del nome, nella sua "Storia di Como" edita nel 1859,
Cesare Cantù fa risalire Pusiano a "Pusillianus",
dal latino "Pusia" o "Posca", cioè
una specie particolare di ulivo che cresceva intorno alle mie
sponde. Ho lunghezza massima di m 2700, larghezza
di m 2400, perimetro di m 11000, superficie min (in periodo di
magra) mq 5250000, superficie max (in piena) mq 6720000. Il mio
volume è di 81000000 di metri cubi, con una profondità
media di m 15,40 e massima di 24,30, non lontano dalle rive dell'Isola
dei Cipressi, in direzione del campanile di Rogeno. La mia quota
sul livello del mare è di m 260, ho un afflusso meteorico
annuo - negli ultimi decenni - di mm 1340. C'è un immissario
da sempre e tutti lo conoscono: il Lambrone, detto il "torrente
domatore", perchè circoscrive i capricci del suo genitore,
il fiume Lambro.
L'ambiente attuale che mi accoglie è infatti il risultato
di una serie di processi iniziati come ripeto in tempo remotissimo
e che ancora vengono studiate da varie discipline umane. Si potrebbe
dilungarsi all'infinito sui tipi di roccia presenti nell'area
che mi circonda. Un giorno non trascurerò di ricordare
il serpentino che come dice lo Stoppani nel 1862 "è
tanto bello, resistente che gli abitanti palafitticoli dell'Isolino
ne hanno usato per frecce di selce e scuri da riempirci i musei
d'Europa". Vi spiegherò la disposizione geometrica
e strutturale della stratificazione rocciosa. Il collezionista
amatoriale di punte di frecce, lo svizzero G.Marinoni durante
le sue esplorazioni nelle mie acque, annotò che "la
stratificazione delle rocce merita studi per almeno 30 anni."
Ce n'è ancora … ma faremo un po' alla volta!
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