2006
CON LA SPERANZA CHE POSSA ESSERE COME LO VORREI
Gennaio 2006
di Antonio Isacco
Sono tante le idee che si vorrebbero trasmettere
in famiglia e fuori di essa per comprendere anche quelli senza
famiglia, le singole persone o gruppi tribali privi di ogni regola
di civiltà che sono parte di noi, come persone e come esistenza,
perché senza di loro non ci saremmo nemmeno noi. Il diritto,
la morale, l’anagrafe, esprimono una civiltà ma nel
contempo anche una divisione che l’uomo libero respinge
di principio in quanto contrario all’universalità
della vita. Per spiegarmi meglio, occorre considerare che i propri
figli non sono mai solo tesoro dei legittimi genitori, ma in qualche
modo appartengono anche agli altri, considerando l’universalità
della vita. Un lato su cui mi domando da sempre e che mi fa comprendere
come l’altro non sia tanto l’estraneo che ritengo
fuori della mia personalità, colta oppure elementare che
sia. E qui non si tratta di scoprire tanto il prossimo della morale,
quanto di comprendere una volta per tutte che la forza del sangue
è l’energia poetica che alimenta di principio unitario
la grande famiglia umana. E come non ci possa essere famiglia
“superiore” che tenga in tutta la nostra esistenza
primordiale e culturale, quando le regole convenzionali della
convivenza ci portano a considerazioni frammentarie privilegiando
la famiglia nostrana del potere rispetto a quella veramente legittima
della sanguignità universale. A sapersi domandare sull’argomento
non ci vuole molto. Piuttosto si tratta di agire di coerenza ritenendo
la nostra famiglia la cellula della molecola che forma la grande
famiglia. E le guerre sono contro tutte le forme di famiglia per
cui le dobbiamo bandire ricredendoci un po’ tutti su interrogativi
di principio, intervenendo di coerenza, ovunque nella nostra vita
vi sia deviazione che si scontra con la grande famiglia dell’uomo.
E’ l’auspicio che formulo per il nuovo anno 2006:
di poterlo vivere più all’insegna dell’unità
e meno della separazione.
Casletto di Rogeno 11.01.2006 - |