
a cura di Stefano Ratti
Gennaio 2007
MAUS
Il 27 gennaio del 1945 si aprono i cancelli
di Auschwitz. L’esercito sovietico venuto a liberare la
Polonia dall’occupazione nazista, libera un gruppo di persone
sopravvissute all’orrore di quel posto, un gruppo che si
farà carico del dovere di portare al mondo il ricordo di
quella terribile esperienza. MAUS è il racconto di un padre
scampato all’orrore dell’Olocausto, che porta ancora
dopo anni le ferite di quella tragedia. E’ anche il racconto
di suo figlio Art, che cerca di ristabilire un rapporto con quel
vecchio genitore così lontano per mentalità ed abitudini.
Vladek, un polacco sopravvissuto ai campi di sterminio tedeschi
ed emigrato negli Stati Uniti, racconta la propria sconvolgente
storia al figlio partendo dall’epoca felice del fidanzamento
con Anja, al loro matrimonio nella Polonia degli anni trenta,
fino all’incubo della guerra, dell’occupazione nazista,
delle persecuzioni razziali e dell’internamento ad Auschwich.
Così la Polonia invasa dai nazisti, si intreccia con gli
Stati Uniti dei giorni nostri e la struggente storia di una famiglia
ebraica, si intreccia con la storia del giovane Art che cerca
di ripercorrere le proprie origini attraverso il racconto del
padre. Vladek, come tutti noi, è il risultato delle esperienze
che ha vissuto e ciò che ha vissuto è talmente incredibile
che gli occorrono quarant’anni per parlarne al figlio che
lo ascolta con attenzione per la prima volta, badando ad ogni
particolare. In questo fumetto, i personaggi diventano caricature
del proprio stato sociale. Gli ebrei sono rappresentati come topi,
i nazisti come gatti, gli americani come cani, i polacchi come
maiali, alternando tragedia e divertimento, brutalità e
tenerezza, dolore e gioia in una amalgama ben riuscita di emozioni.
MAUS è il gioiello della narrativa disegnata con cui Art
Spiegelman ha vinto il premio Special Award del Premio Pulitzer,
riuscendo a raccontare l’impossibile con un disegno grezzo
e semplice, ma efficace, che può sembrare umoristico ma
che dopo la lettura non lo sembrerà più di tanto.
Sono passati sessantadue anni dall’apertura dei cancelli
di Auschwitz. Ci sono vittime del nazismo e non, che aspettano
di essere riconosciute, carnefici che devono essere trovati e
puniti per i lori crimini. E’
necessario ricordare perché la memoria degli uomini è
molto labile e l’umanotà, come insegna la storia
anche recente, fatica ad imparare dai propri errori e orrori.
MAUS Art Spiegelman
Einaudi Editore
292 pp. b/n - 16 X 23
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