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di Antonio Isacco
Gennaio 2008

AUGURI DI
BUON ANNO!

In questi giorni ho riletto, dopo oltre venticinque anni, “UN UOMO” di Oriana Fallaci. Penso di averlo fatto, forse inconsciamente, in considerazione che i tempi che viviamo non inducono, anche lontanamente, a protagonisti della “stoffa” di Alekos Panagulis. <<L’eroe che si batte da solo per la libertà e per la verità, senza arrendersi mai; e per questo muore ucciso da tutti: dai padroni e dai servi, dai violenti e dagli indifferenti. Un libro sulla solitudine dell’individuo che rifiuta d’essere catalogato, schematizzato, incasellato dalle mode, dalle ideologie, dalle società, dal Potere. Un libro sulla tragedia del poeta che non vuole essere e non è uomo-massa, strumento di coloro che spaventano; siano essi a destra o a sinistra o al centro o all’estrema destra o all’estrema sinistra o all’estremo centro.>> Così il libro è stato sintetizzato dalla stessa Fallaci. Di “UN UOMO”, mi ha impressionato la crudezza intensa dei contenuti e la notevole scioltezza espositiva dei fatti. Il brano, a mio avviso, che rende maggiormente l’asprezza del linguaggio è: “parte quinta, capitolo 1°”, dove, l’Autrice, descrive considerazioni molto forti che, ovviamente, non da tutti verranno accettati. Coloro che invece, magari anche con notevole sforzo, riterranno di sfrondare il senso comune della più profonda ipocrisia, lo giudicheranno sì forte ma certamente non volgare: credo che avranno operato con onestà intellettuale.
Parte quinta, capitolo 1° : <<Tutte le bandiere, anche le più nobili, le più pure, sono sozze di sangue e di merda. Quando guardi i vessilli gloriosi, esposti nei musei, nelle chiese, venerati come cimeli dinanzi a cui inginocchiarsi in nome degli ideali, dei sogni, non farti illusioni: quelle macchie brunastre non sono tracce di ruggine, sono residui di sangue, residui di merda, e più spesso merda che sangue. La merda dei vinti, la merda dei vincitori, la merda dei buoni, la merda dei cattivi, la merda degli eroi, la merda dell’uomo che è fatto di sangue e di merda. Dove c’è l’uno purtroppo c’è l’altra, l’uno ha bisogno dell’altra. Naturalmente molto dipende dalla misura del sangue versato, della merda schizzata: se il primo supera la seconda, si cantano inni e si innalzano monumenti; se la seconda supera il primo si grida allo scandalo e si celebrano riti propiziatorii. Ma stabilire la proporzione è impossibile, visto che il sangue e la merda col tempo assumono un uguale colore. E poi, in apparenza, la maggior parte delle bandiere sono pulitissime: per conoscere la verità dovremmo interrogare i morti ammazzati in nome degli ideali, dei sogni, della pace, le creature ingiuriate, oltraggiate, imbrogliate col pretesto di rendere il mondo più bello, su tali testimonianze comporre una statistica delle infamie, delle barbarie, delle sporcizie vendute come virtù, clemenza, purezza. Non esiste impresa, nella storia dell’uomo, che non sia costata un prezzo di sangue e di merda. Alla guerra, sia che tu combatta dalla parte cosiddetta giusta (giusta per chi?) sia che tu combatta dalla parte cosiddetta sbagliata (sbagliata per chi?) non spari garofani. Spari pallottole, bombe, e uccidi innocenti. In pace è lo stesso, ogni gran gesto miete vittime senza pietà, e guai agli eroi in lotta coi draghi, guai ai poeti in lotta coi mulini a vento: sono i carnefici peggiori perché, votati al sacrificio, destinati al supplizio, non esitano a imporre il sacrificio e il supplizio sugli altri; quasi che un albero sradicato sia meno sradicato, un tetto scoperchiato sia meno scoperchiato, un cuore rotto sia meno rotto perché lo scopo è buono e il risultato positivo. Ecco ciò che dimenticai quando, materializzando timori assopiti dall’attesa o dalla speranza, l’uragano scoppiò>>…
Come va?… Un po’ fortino… vero?…E’ Oriana Fallaci: mica micio micio, bau bau!
Quest’ anno 2008, è partito un po’ in salita per me. Non certo per quanto scrisse Oriana Fallaci nel suo: “UN UOMO”, dal quale è stato stralciato quanto sopra. A onor del vero, senza alcuna presunzione, qualche assonanza con il mio caso, in misura infinitesimale, potrebbe starci. Sono comunque fiducioso e sereno da ritenere positivo anche questa partenza un po’ in salita. Dopotutto a qualunque salita fa solitamente seguito una riposante discesa o perlomeno una placida pianura. Auguro, di vero cuore, a tutti, soprattutto a coloro che infaustamente sono la causa di questa mia nuova esperienza, di trascorrere il 2008, come meglio lo gradiscono. La mia speranza e la mia serenità mi gratificano, fin d’ora, di qualunque evento potrà riservarmi quest’anno 2008. Rinnovo gli Auguri di Buon Anno!

Casletto di Rogeno,
9 gennaio 2008




 









 
 
 
       

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