Rispettiamo
la natura rispettando l'uomo
Gennaio 2008
di Alessandro Vanotti Architetto

All’interno del processo di costruzione
dello spazio, ci sono due elementi fondamentali da considerare:
la salute dell’uomo e il rispetto dell’ambiente. Per
quanto riguarda il primo, è evidente che non tutto quello
che si costruisce tutela la salute dell’uomo. Addirittura
nel 1987 è stata coniata dall’organizzazione mondiale
della sanità, una nuova
malattia: la “sindrome dell’edificio malsano”.
Oggi, in edilizia, si utilizzano qualcosa come circa 10-15.000
materiali differenti, non tutti adeguatamente testati (soprattutto
nel tempo), non tutti verificati nelle loro interazioni. Pensiamo
che fino a cent’’anni fa, tutto il mondo costruito
era realizzato con un numero limitato di materiali, 5/6 al massimo
(calce, mattoni, legno, metallo, vetro) e con questi si costruiva
tutto quanto necessario, dalle stoviglie alle macchine per produrre
beni, ai mobili, alle case. Oggi è necessario quindi fare
un’attenta valutazione dei materiali utilizzati: molti di
questi hanno dimostrato nel tempo di essere nocivi alla salute
dell’uomo: ad es. l’eternit, alcune colle, alcune
vernici ecc. Secondo aspetto, non meno importante, è il
rispetto dell’ambiente. E’ in questo contesto, che
s’inserisce l’elemento quindi della bio-compatibilità
di tutto ciò che costruiamo. Bio-compatibilità non
è soltanto un fatto meramente chimico, scientifico, ma
è soprattutto una questione inerente il benessere nostro
e delle generazioni future. E’ necessario quindi valutare
se un materiale è: compatibile con il luogo dove viene
impiegato (e quindi nell’ambiente); adeguato al suo utilizzo.
A questo punto entra in gioco quella che si definisce la CAPACITA’
di CARICO degli ecosistemi. Essa è la capacità naturale
che un ecosistema possiede per produrre energia e materie prime,
a fini economici, senza impoverirsi e degradarsi. Oggi giorno
il prelievo di risorse eccede già decisamente la capacità
di carico degli ecosistemi. Procedendo in questo modo, viene intaccata
la riserva base e quindi ciò è preludio di impoverimento
che quindi creerà condizioni di sofferenza e di povertà
generalizzate. Facciamo qualche esempio: pesca: la quantità
di pesce pescato è gia superiore al ritmo di rigenerazione
generale; acqua: il 70% delle acque terrestri viene impiegato
per scopi di irrigazione – si prevede quindi un futuro di
scarsità sia di acqua che quindi di cibo. Prendendo come
riferimento l’ambiente, ci sono alcuni elementi oggettivi
che è necessario quindi valutare attentamente: la quantità
d’energia consumata; i materiali disponibili; il clima e
di conseguenza l’inquinamento. Dobbiamo quindi cominciare
a sfruttare meglio e con più intelligenza quello che abbiamo
a disposizione. Da studi specifici è emerso che i paesi
“industrializzati” consumano troppo, circa il 70%
delle risorse complessive. Questo significa, ovviamente, che il
rimanente 70% dei paesi consuma circa il 30% delle risorse disponibili.
E’ evidente che si è creato uno squilibrio decisamente
pericoloso! Vediamo per esempio, il consumo di risorse energetiche
nei vari paesi:
Italia : 20 kg/giorno
USA : 55 kg/giorno
India : 2 kg/giorno
Introduciamo quindi, una volta identificato questo aspetto, il
concetto di IMPRONTA ECOLOGICA, che è l’impatto sull’ambiente
di ogni popolazione.
ITALIA: 4,5 ha/persona
Disponibilità: superficie territoriale/ n° di abitanti
= 1,4
Differenza: 4,5 – 1,4 = - 3,1
L’italiano quindi consuma più territorio di quello
che ha a disposizione.
USA:8,4 ha/persona
Disponibilità: superficie territoriale/ n° di abitanti
= 6,2
Differenza: 8,4 – 6,2 = - 2,2
Giappone:6,3 ha/persona
Disponibilità: superficie territoriale/ n° di abitanti
= 1,7
Differenza: 6,3 – 1,7 = - 4,6
MONDO: 2,3 ha/persona
Disponibilità: superficie territoriale/ n° di abitanti
= 1,8
Differenza: 2,3 – 1,8 = - 0,5
Quindi stiamo già utilizzando più risorse di quelle
che realmente abbiamo a disposizione. Analizziamo velocemente
quali potrebbero essere le soluzioni a questo grande problema:
EDIFICI AD IMPATTO 0
L’ideale sarebbe comunque riuscire a costruire edifici ad
IMPATTO 0. Per ogni edificio, sarebbe quindi necessario riuscire
a riforestare un’area in prossimità dell’intervento
o avente le stesse caratteristiche, con un numero tale di alberi
in modo che si possa raggiungere un equilibrio tra emissioni di
CO2 e 02 emesso dalle piante. UTILIZZO DI MATERIALI ECOLOGICI
Introduciamo quindi il concetto di MATERIALE ECOLOGICO. 1°
pelle: tessuto cutaneo; 2° pelle: abbigliamento; 3° pelle:
la casa. Caratteristiche di un materiale ecologico: Aspetti principali:
rigenerabile e/o abbondante; proveniente da fonti naturali; impatto
ambientale ridotto; non inquinante; utilizzo di poca energia per
produzione, trasporto ed utilizzo. Aspetti secondari: tecnicamente
valido; prodotto con mezzi sociali corretti (buone condizioni
di lavoro); riciclabile e riutilizzabile. Fino agli anni ’70,
le caratteristiche che doveva avere un materiale erano: funzionalità;
economicità. Dagli anni ’70 invece, si è introdotto
un altra caratteristica che è la compatibilità ambientale.
Dopo aver fatto tutte queste considerazioni, si individuano i
due parametri fondamentali di riferimento: BIO-COMPATIBILITA’;
ECO-SOSTENIBILITA’. Essi chiaramente non sono sempre convergenti.
Ma facciamo qualche esempio, per essere più chiari. Parliamo
ad es. dell’amianto: l’amianto è un materiale
naturale, è stato utilizzato nella storia, addirittura
hanno trovato tracce di amianto come armatura diffusa all’interno
delle mura in argilla cruda dei Sumeri. L’amianto fa risparmiare
tantissima energia, si cava abbastanza facilmente, si trasporta
abbastanza facilmente, serve per impedire che le persone si ustionino,
contrasta il caldo e il freddo, messo nei tubi consente degli
spessori molto minimi.


Ha però un solo grande difetto: fa
venire il cancro. E’ un materiale quindi eco-sostenibile
ma sicuramente non bio-compatibile. Come secondo esempio, citiamo
il legno, in particolare il legno prodotto dalle foreste dell’
Amazzonia: è un materiale fantastico, eccezionale, meraviglioso,
ma ovviamente non possiamo distruggere le foreste dell’Amazzonia
per fare i nostri pavimenti o i ns. mobili, o rivestire i ns.
edifici. Quindi questo è un materiale assolutamente bio-compatibile,
ma non certamente eco-sostenibile. L’Architettura è
la scienza delle relazioni, l’architetto è quindi
colui che può gestire le relazioni. La qualità nasce
quindi dalle relazioni. L’eleganza di una persona è
data non dalla qualità dei vestiti che indossa, ma dalle
relazioni che essa ha saputo creare tra i vari elementi e la sua
personalità. Portiamo un esempio negativo: l’oggetto
più affascinante, coinvolgente, tecnologicamente avanzato,
funzionale che noi abbiamo prodotto negli ultimi cinquant’anni,
è l’automobile. I luoghi più squallidi sono
però proprio i parcheggi, in cui tanti oggetti fantastici
stanno insieme senza nessuna relazione. Quindi la qualità
nasce sempre come relazione. L’architettura può quindi
dare molte risposte sociali, filosofiche e tecniche, ma è
indispensabile fare una panoramica generale, di quanto la vita
dell’uomo sia influenzata dall’aspetto economico.
PANORAMICA SOCIO-POLITICA GENERALE. Il continuo aumento del costo
del petrolio crea grandi incertezze a livello mondiale: consumatori
e politici sono sempre più disorientati da questa situazione
che mette sicuramente in pericolo lo sviluppo economico complessivo.
Il petrolio, oggi, copre la maggior parte dei consumi energetici,
e quindi influisce su tutti i settori della vita moderna. Ma cerchiamo
di analizzare attentamente questo aspetto. Ci sono due considerazioni,
banali ma fondamentali, che devono essere valutate: innanzitutto,
continuiamo a considerare il petrolio come una risorsa infinita,
e ovviamente non è così; in secondo luogo, il continuo
utilizzo spropositato, nonchè le lavorazioni del materiale
stesso, mettono in pericolo la stabilità del clima terreste
(non solo loro, ovviamente). La sfida energetica e climatica,
sta apportando un cambiamento radicale nel modello di gestione
dei maggiori settori energetici: il concetto di sviluppo sostenibile,
che ormai si è affermato da parecchio tempo, rimane il
solo punto di riferimento nel dibattito e nel confronto sociale
e politico. Ci si è resi conto (anche se con un certo ritardo)
che il nostro modello economico, che poi si riflette su quello
sociale ed ambientale, non ha futuro. Il protocollo di Kyoto (anno1997)
è il primo passo concreto in direzione della tutela del
clima: purtroppo sarebbero necessari provvedimenti più
incisivi e coraggiosi. Si è deciso tra il 2008 e il 2012
la riduzione del 5,2% e si sono impegnati n° 141 nazioni.
Una politica strategica sull’efficienza energetica è
quindi fondamentale: Paesi europei come Germania, paesi del nord
Europa, Spagna ecc. hanno già saputo dare risposte significative,
impostando politiche energetiche e ambientali sicuramente molto
avanzate (addirittura, in alcuni casi come la Germania, fin dagli
inizi degli anni ’90). Ora, finalmente, anche l’Italia,
anche se con notevole ritardo (15-20 anni circa), ha capito l’importanza
di darsi una corretta normativa e soprattutto una corretta programmazione.
Purtroppo senza energia non funziona nulla. Alcuni esperti sono
dell’opinione che tra non molto i prezzi di petrolio e gas,
saranno talmente cresciuti, da renderli praticamente inutilizzabili
per riscaldare qualsiasi edificio. Di conseguenza, il RISPARMIO
ENERGETICO è il metodo più rapido, economico e più
efficiente per ridurre le dipendenze da petrolio e gas, riducendo
contemporaneamente anche le emissioni stesse, quindi l’inquinamento
atmosferico. Ma come ottenere questo tanto ambito risparmio energetico?
Non sono richiesti esperimenti straordinari: materiali e tecnologie
efficienti ci sono già. L’INPUT, ovviamente, deve
essere determinato dalle normative e, fortunatamente, da qualche
anno, anche queste ci sono. E’ chiaro che l’adattamento
del mercato non è immediato. Ovviamente, più lentamente
ci si adegua, più è alto il costo economico e sociale
che paghiamo. Il risparmio energetico è un quindi obiettivo
reale che si può conseguire e che si deve perseguire. Costruire
in maniera differente è possibile. Gli ERRORI DI COSTRUZIONE
degli edifici cosiddetti “standard” sono sotto gli
occhi di tutti: muffe nei locali;
infiltrazioni dalle copertura; perdite delle tubazioni; scrostamenti
degli intonaci; termosifoni collocati al di sotto delle finestre;
Questi errori realizzativi, nonchè progettuali, provocano
sia gravi conseguenze economiche, che problemi alla salute delle
persone e soprattutto all’ambiente. L’approccio, rispetto
a qualche decina di anni fa, è sostanzialmente cambiato:
non si tratta più di riscaldare o raffrescare un ambiente.Il
nuovo concetto è cercare di evitare di far entrare caldo
o freddo, per poi essere costretti a riscaldare o raffrescare
successivamente. E’ giusto a questo punto sottolineare con
forza, che la progettazione è sicuramente la fase più
importante per la realizzazione di un edificio. Le conseguenze
negative di una cattiva progettazione si ripercuotono in tutta
la vita della casa. Guardiamo gli edifici che hanno appunto 30-40
anni: è evidente che la loro progettazione è stata
decisamente “non appropriata”. Questi i difetti principali
di una PROGETTAZIONE ERRATA: orientamento sbagliato (parallelo
magari alla strada o addirittura a 45° alla stessa); uso di
materiali non autoctoni (legni africani o sud-americani per es.);
tecnologie poco appropriate (riscaldamento a pavimento ad alta
temperatura); uso di materiali inquinanti (amianto, polistirolo);
mancato sfruttamento delle risorse naturali (sole, acqua, vento)
non hanno certamente prodotto un buon risultato, sia sotto l’aspetto
della salute dell’uomo, sia sotto l’aspetto ambientale.
Fortunatamente ci è venuta in soccorso la BIOARCHITETTURA:
progettare applicando i principi e i concetti della bioarchitettura
ha come obiettivo realizzare una costruzione sana (per chi la
occupa) e ridurre l’impatto ambientale causato dal suo inserimento
nel contesto. La formula è piuttosto semplice: comfort
abitativo a basso costo energetico.
Arch. Alessandro Vanotti
Come raggiungere tecnicamente tutto ciò?
Un primo passo è sicuramente l’introduzione della
CERTIFICAZIONE ENERGETICA degli EDIFICI:
quanto consuma una casa ?
INDICE TERMICO DELL’EDIFICIO (riferimento a CasaClima –
Provincia di Bolzano):
Casa passiva = < 15 Kwh/mq annui - ovvero 1,5 litri di combustibile
Categoria A = < 30 Kwh/mq annui - ovvero 3 litri di combustibile;
Categoria B = < 50 Kwh/mq annui - ovvero 5 litri di combustibile;
Categoria C = < 70 Kwh/mq annui - ovvero 7 litri di combustibile;
oltre non è accettato a Bolzano!
Categoria D = < 90 Kwh/mq annui - ovvero 9 litri di combustibile;
Categoria E = < 120 Kwh/mq annui - ovvero 9 litri di combustibile;
Categoria F = < 160 Kwh/mq annui - ovvero 9 litri di combustibile;
Categoria G = < 180 Kwh/mq annui - ovvero 9 litri di combustibile;
Anche INBAR, ha sviluppato quella che ha definito la CERTIFICAZIONE
ENERGETICO-AMBIENTALE.
All’interno di essa, si possono trovare i requisiti da rispettare,
e precisamente:
obbligatori : n° 10 di cui 10 necessari;
principali: n° 25 di cui 15 necessari;
secondari: n° 15 di cui 5 necessari.
Visto quanto anticipato, risulta quindi di fondamentale importanza
la stesura del progetto.
Ormai ritengo sia assolutamente necessario che l’iter progettuale
sia il prodotto di una equipe di professionisti specializzati.
Infatti, oltre al progetto architettonico (generalmente predisposto
da un architetto), che viene normalmente abbinato a quello strutturale
(in genere predisposto da un ingegnere strutturista), deve assolutamente
trovare spazio il confronto e la consulenza di altri professionisti
quali geologi, esperti climatici, termo-tecnici, esperti in acustica,
che dovranno contribuire all’ottenimento di soluzioni condivise
volte all’ottenimento dell’obiettivo finale.
Ma abbiamo detto che la certificazione energetica è il
primo passo verso il “costruire sano”. Perchè?
L’aspetto energetico è sicuramente un aspetto importante
della costruzione, ma non è l’unico.
Perchè si arrivi ad un progetto di bioarchitettura, è
necessario affrontare i due punti che abbiamo prima citato:
bio-compatibilità e eco-sostenibilità!
TECNICHE DI RISPARMIO ENERGETICO
(anche sull’esistente)
Controllo della temperatura interna (20°
+/- 2 °);
Corretto utilizzo dei termostati;
Utilizzo di valvole termostatiche (controllo della temperatura
in ogni locale);
Manutenzione dell’impianto: contratto con ditta abilitata
(prima dell’inizio della stagione autunnale); verifica rendimento
caldaia;
Evitare di coprire i termosifoni;
Eventuale inserimento di pannello isolante tra calorifero e parete
esterna, specialmente se posizionato sotto-finestra;
Schermare con chiusura di tapparelle o persiane le finestre/portefinestre;
Installazione della caldaia adatta al tipo di appartamento o casa
e avente n° 2 funzioni (riscaldamento e acqua calda);
Eventuale utilizzo di caldaie a condensazione + riscaldamento
a pannelli radianti;
Utilizzo di riscaldamento con pannelli a pavimento integrabili
con pannelli solari termici;
Uniformità del riscaldamento nei locali;
Ottimizzazione dei valori di umidità;
Impianto di raffrescamento a pavimento;
Impianto per l’accumulo termico (sia per il riscaldamento
che per l’acqua calda);
Utilizzo simultaneo di diverse fonti energetiche - riduzione delle
accensioni e degli spegnimenti;
ELETTRODOMESTICI
Marcatura CE (di provenienza europea);
Marcatura IMQ (rispetto alla qualità);
Etichettatura con scala energetica (A - bassa; G - alta);
Elettrodomestici a basso consumo energetico (si parte da un costo
+ alto ma si risparmia poi nel tempo).
EDIFICI ESISTENTI
Intervenire su :
Isolamento termico (la presenza di muffa è indice di mal-isolamento);
Migliorare isolamento dei muri esterni (cappotti, intercapedini
ecc.);
Buon isolamento di porticati - logge;
Inserimento di serramenti a taglio termico;
Isolamento dei cassonetti (in presenza di tapparelle);
Regolazione degli impianti.
VALUTARE UNA CASA PER L’ACQUISTO
Dovendo acquistare una casa, si deve tener conto di molti fattori,
che negli ultimi tempi sono sicuramente cambiati.
Gli elementi di valutazione classica, sono sempre stati:
valore economico;
contesto;
prossimità di servizi di trasporto;
prossimità di servizi sociali;
prossimità di negozi, mercati ecc.;
Ovviamente gli elementi di disturbo hanno
sempre avuto il loro peso.
Il contesto estremamente sgradevole (periferie deturpate), prossimità
di tralicci, cavidotti ecc., prossimità di attività
industriali, autostrade o strade molto trafficate, presenza di
barriere architettoniche, alta cementificazione, discariche ecc.,
hanno determinato il valore ambientale di un edificio.
Da qualche tempo sono stati valorizzati altri elementi che fin
ora non avevano avuto un ruolo determinante:
certificazione energetica;
edifici progettati in bioarchitettura;
scelte tecnologiche innovative.
Merate, 18 gennaio 2008
Alessandro Vanotti Architetto
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