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Rossi ... dalla vergogna

Gennaio 2008
di Dario Meschi

Quanto sta accadendo in Campania è a dir poco vergognoso: l’inefficienza, e l’incapacità della politica regionale e di quella governativa, saldamente nelle mani della sinistra, non sono più giustificabili e rappresentano un lassismo, un’inerzia e una protervia che meritano la riprovazione di tutti gli italiani, indipendentemente dalla loro opinione politica.
I numeri dell’emergenza rifiuti si commentano da soli: la “monnezza” presente sulle strade di Napoli e della Campania è stimata in 100 mila tonnellate. I rifiuti urbani depositati nelle strade napoletane ammontano a 50/ 60 mila tonnellate, mentre quelli provenienti da attività industriali sono circa 11 mila, ed ogni giorno si ammassano sulle strade della città partenopea circa 1.000 tonnellate di nuova immondizia.

I dati parlano chiaro e si commentano da soli, chiamando in causa i politici, saldamente ancorati alla loro poltrona, che si palleggiamo le responsabilità e l’infamia di una gestione tanto scandalosa, da far considerare la Campania una terra di nessuno, in balia dell’inettitudine, del disordine organizzato e della delinquenza comune.
Di fronte alla gravità della situazione si cercano i colpevoli e l’attenzione è rivolta alle amministrazioni interessate e in particolare a quanti hanno gestito la situazione e il commissariamento, seppur in epoche successive e con diverse responsabilità.
Dopo la gestione di Antonio Restrelli, uomo di destra, che percepì nel 1998 per costi e consulenze l’esigua somma di poco più di 16mila euro, si sono susseguiti nell’incarico altri personaggi e con ben altri compensi: nel 1999 Losco ricevette 106 mila euro, nel 2000 Losco e Bassolino 250 mila, Bassolino nel 2001 698mila, nel 2002 1.130mila, nel 2003 1.140mila, mentre non si conoscono le cifre esatte elargite generosamente negli anni successivi.
I commissari, rossi per fede politica, ma anche per la vergogna, non hanno fornito giustificazioni soddisfacenti: il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, seduta su una poltrona che scotta, non ha esitato a chiamare in causa il presidente del Consiglio Romano Prodi, in quanto era perfettamente a conoscenza, da altre un anno, della gravità della situazione, e nonostante i soliti sermoni rassicuranti del premier, nulla è stato fatto per affrontare l’emergenza, mentre sono rimasti coinvolti sia il governatore Bassolino, sia il ministro Pecoraro Scanio, entrambi accusati d’incapacità o di scelte sbagliate e rinviate nel tempo per oscure ragioni.
Il ministro verde si è sempre dichiarato, in nome di un ecologismo fanatico ed esasperato, che lo ha limitato nell’incarico, contrario ad ogni tipo di soluzione, dalle discariche ai termoinceneritori, e, solo ora, nel momento più drammatico, ha cercato di giustificare, con poca convinzione, il comportamento assunto, dichiarando una disponibilità dapprima negata ad ogni tipo di progetto, e questo in tutti i settori di sua competenza dalle politiche energetiche ed alternative alle problematiche dello smaltimento dei rifiuti.
Mentre spesso si discute soltanto del sesso degli angeli, e si assiste alla vergogna di trasmissioni televisive in cui gli invitati non hanno nulla di dire, e non sanno far altro che accampare improbabili e poco credibili giustificazioni, spesso con frasi di circostanza ripetute all’infinito, nel vano tentativo di sminuire le proprie responsabilità, e di recuperare un minimo di credibilità, magari alleggerendo la propria coscienza. Le autorità scientifiche internazionali hanno attribuito alla città di Brescia e ai suoi amministratori un ambito riconoscimento. Infatti, nella città lombarda è stato realizzato un impianto di smaltimento rifiuti con produzione di energia a basso costo, ritenuto il primo assoluto in Europa, per la tecnologia applicata e per i risultati ottenuti, e tutto questo senza inquinare il territorio circostante, dimostrando la possibilità di risolvere i problemi non inventando nulla di nuovo, ma applicando le tecnologie esistenti, con volontà e perseveranza,
La demagogia e l’estremismo preconcetto hanno provocato danni enormi con il negligente rallentamento di numerose opere pubbliche, basti pensare oltre all’emergenza campana, al problema dell’alta velocità, al ponte sullo stretto di Messina, al completamento di opere stradali, e di ogni altra infrastruttura pubblica considerata scelleratamente a rischio, anche quando è progettata e intrapresa con cognizione di causa: se è giusta e comprensibile la volontà di difendere l’ambiente, è altrettanto doveroso un atto di coraggio nei confronti di tecnologie, dichiarate dagli esperti risolutive e non inquinanti.
In Campania è stato sconfitto lo Stato e la politica mitizzata delle giunte di centrosinistra, che non hanno affrontato le emergenze e le problematiche dell’ordine pubblico, con la resa incondizionata alle organizzazioni malavitose, che controllano il territorio e le maggiori attività economiche, in particolare gli “affari” tradizionalmente più redditizi, dalla gestione dei rifiuti, allo spaccio della droga e alla prostituzione.
Il governo invece di far intervenire l’esercito per garantire l’ordine, ha mandato il Genio, ossia i geometri in divisa, che non esercita, di certo, le stesse mansioni, in una missione sicuramente prioritaria e più importante per le sorti patrie di altre analoghe intraprese in Iran e in altri luoghi mediorientali, continuando imperterrito ad esitare, dimostrando incapacità, paura e mancanza di attributi, negando gli errori commessi, nonostante la delusione e la sfiducia, in continuo aumento, degli italiani.
Un tempo, i personaggi coinvolti in scomode e disdicevoli situazioni, prima dell’accertamento delle loro effettive responsabilità, si sarebbero dimessi, e magari in alcuni casi suicidati con un colpo di pistola sparato alla tempia, ma nel terzo millennio, e nei decenni precedenti, tutto era ed è ammesso, parole come onore, dignità e rispettabilità hanno perso di valore, svuotate di ogni contenuto, e forse proprio per questo è giunto il momento di intervenire.

Dario Meschi

 
 
 
       

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