PROVINCE:
ENTI INUTILI?
gennaio 2009
di Dario Meschi
Mentre si è aperto il dibattito ed
il confronto politico sulle scelte urbanistiche, e sulla necessità
di realizzare nuove infrastrutture idonee al miglioramento della
situazione viaria e alla riduzione dell’inquinamento, nel
lodevole tentativo di conciliare le esigenze di sviluppo compatibile
con quelle della tutela ambientale, la situazione di disagio peggiora,
e preoccupa, in particolare, i residenti nei comuni limitrofi
alle province di Milano e Bergamo.
Gli interventi realizzati dalla Provincia di Lecco, in particolare
le rotatorie, hanno migliorato notevolmente la situazione, anche
se, alcune scelte alquanto discutibili, imposte dalle amministrazioni
locali, tra queste la realizzazione di un nuovo supermercato (Rex)
nel comune di Calco sulla provinciale per Lecco, hanno contribuito
a peggiorare la situazione viaria, sminuendo buona parte dei benefici
finora acquisiti in questa parte di territorio congestionata dal
traffico.
Dopo pochi giorni dall’apertura del centro commerciale,
per l’andirivieni di auto da e per la nuova struttura, si
stanno formando sulla strada provinciale code lunghissime che,
a volte, uniscono in un lungo serpentone il semaforo di Cernusco
Lombardone a quello di Pagnano, in comune di Merate, fino alla
rotonda di Largo Pomeo e di Brivio.
Il disagio, causato da scelte a dir poco azzardate, pesa enormemente
sulla situazione, mettendo in risalto la necessità di una
programmazione urbanistica più oculata, e su vasta scala,
che eviti il ripetersi di errori, che sviliscono, com’è
successo in questo caso, le politiche di corretta programmazione
territoriale. Le possibilità edificatorie, previste da
strumenti urbanistici troppo “generosi”, sono imputabili
alle amministrazioni comunali che le hanno introdotte, ma anche
agli Enti superiori preposti al controllo, evidenziando un sistema
burocratico che evidentemente non funziona a dovere.
Gli illuminati urbanisti, le associazioni ambientaliste, i partiti
di ogni schieramento politico, la stessa opinione pubblica e i
media, dov’erano quando si assumevano scelte prive di logica?
Perché nessuno è intervenuto denunciando la situazione,
con vibrate proteste, o magari con denuncie per fermare la mano
degli amministratori?
Il comune di Calco è passato in pochi anni dalla gestione
Brambilla, caratterizzata da scelte urbanistiche alquanto prudenti,
a quella Magni, sicuramente più spavalda e permissiva,
ma, aldilà delle effettive responsabilità, è
incomprensibile la mancanza di regole codificate, che limitino
le possibilità edificatorie in fase di approvazione degli
strumenti urbanistici. In particolare, individuando aree omogenee,
industriali, commerciali, e residenziali, previste nei comuni
limitrofi in corrispondenza di zone con la medesima destinazione
d’uso, in modo tale da garantire l’omogeneità
degli interventi e la presenza di opere di urbanizzazione primaria
(strade, fognature, sottoservizi) e secondaria adeguate alle necessità.
L’introduzione dei PTCP (Piani Territoriali di Coordinamento
Provinciale) consente di ragionare in termini di territorio allargato,
nel tentativo di porre regole nella pianificazione urbanistica,
evitando inutili e dannosi campanilismi, mettendo un freno agli
eccessi delle singole amministrazioni comunali, che spesso hanno
ecceduto nel rilascio delle autorizzazioni edilizie.
Il tentativo virtuoso di programmare lo sviluppo compatibile è
tardivo, ma utile per fermare l’ulteriore spreco del territorio,
magari saranno introdotte regole, e soluzioni capaci di superare
un’emergenza che si sta progressivamente trasformando in
tragedia.
La necessità di un coordinamento territoriale, attuata
da forze politiche, espressione delle singole realtà locali,
fa riflettere sulla volontà, annunciata per contenere la
spesa, ma mai applicata finora, di cancellare definitivamente
le Province, definite enti inutili, demandando alle regioni il
compito di gestire un territorio troppo vasto, e tutti gli aspetti
urbanistici ad essi connessi. Di fronte a questa ipotesi sono
poche le voci che si sono levate contro corrente in difesa di
queste bistrattate istituzioni, che, al contrario, potrebbero,
se ben gestite, dimostrarsi molto utili, forse indispensabili,
in considerazione della migliore conoscenza del territorio e delle
problematiche locali, sempre che dispongano di poteri esecutivi
e finanziari adeguati. Evidentemente si è ecceduto, e numerose
province, alcune recenti, sono frutto di scelte politiche azzardate,
ma questo non dovrebbe consentire di eliminarle tutte indistintamente,
proprio per la funzione, a volte efficiente, svolta all’interno
dei loro territori. Forse sarebbe più saggio mantenere
in vita quelle più importanti, che hanno dimostrato di
ben operare sul territorio, eliminando quelle inutili, frutto
spesso dell’ambizione di qualche notabile politico.
La campagna elettorale per il rinnovo delle amministrazioni locali,
regionali e provinciali, è alle porte, e la circostanza
dovrebbe indurre ad una riflessione, magari aprendo un confronto
tra le forze politiche sulla funzione e la necessità di
conservare o meno questo ente, che, a nostro parere, spesso è
più utile di quanto si pensi.
Il nostro invito, è rivolto in particolare agli attuali
amministratori provinciali, ma anche ai futuri candidati, che,
nel redigere il bilancio conclusivo del lavoro svolto, o nel prospettare
i programmi futuri, dovrebbero affermare con determinazione l’utilità
o l’inutilità della Provincia, sia nella gestione
di un territorio complesso che riunisce in sé la montagna,
il lago, le colline e la pianura, sia per la conoscenza dettagliata
dei problemi e delle necessità.
Non crediamo che la Regione Lombardia, non mancando di certo le
esperienze negative già vissute in passato, come la gestione
del vincolo ambientale affidata per lunghi periodi a tecnici che
spesso non conoscevano nemmeno i luoghi in cui si dovevano eseguire
le nuove costruzioni, abbia la possibilità di interpretare
appieno le esigenze della popolazione residente in territori così
diversi tra loro, ma legati da un unico comune destino.
Dario Meschi
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