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di Antonio Isacco
Giugno 2006

NON RIUSCIAMO PIU’ A VEDERE


Ma perché non riusciamo più a vedere? Un po’ perché non vogliamo farlo. Ad esempio per un genitore è duro affrontare il disagio di un figlio: è vissuto come fosse un proprio fallimento. La famiglia spesso si chiude a riccio; come se il non dirsi le cose le rendesse più facili. Nella nostra società buonista anche se solo a parole, si è realizzata negli ultimi anni una gigantesca rimozione del concetto di male. Lo abbiamo sostituito con sinonimi più neutri: maleducazione, prepotenza, arbitrio. E’ così che nel nostro paese di Rogeno ci passano davanti situazioni che rimangono invisibili ai più. Vedere è faticoso. Ma vale comunque la pena.La feroce stupidità spaventa. Trasferisce alla gente intellettualmente onesta una minaccia che è quasi terroristica, anche se poi è solo ebetudine. L’orda degli imbecilli devasta a raggera piccoli e grandi oggetti, panchine, aiuole, cestini per la carta, segnaletiche, contenitori per la spazzatura, poi si mette, megalomane, in testa, l’idea di essere creativa e assalta i muri con graffiti e scritte deficienti su noti personaggi politici seguite da svastiche memori di tempi tragici e deliranti. Il vandalismo è diventato metodico, quasi avesse lo scopo programmato di sperperare il bene comune. C’è un paradosso in questo farsi del male prendendosela con un patrimonio che appartiene anche al suo assalitore. C’è una questione di sicurezza e ce ne è una di civiltà. La prima la si affronta con più frequente vigilanza. La seconda questione, quella del recupero di civiltà, è una premessa indispensabile. Potete blindare parco giochi e giardini, se il criminale non sa che nei parchi e giardini si cerca serenità, entra e distrugge.Visto da un altro verso è che un gruppo di ragazzi schiamazza nella notte in una piazza, indifferente al sonno altrui. A Rogeno assistiamo a episodi di piccola maleducazione. Punture di spillo, che rendono la vita più difficile. Ma quale è la radice di questa maleducazione crescente? Indubbiamente c’è la caduta di ogni “etichetta”. Crediamo nel mito della libertà personale. Poi c’è la caduta del senso della convivenza, sostituito da una crescente considerazione di sé, quasi ciascuno fosse il centro dell’universo. Spesso ci chiudiamo in noi stessi: costruiamo una sorta di spazio privato attorno a noi, e ci comportiamo come se gli altri non ci fossero. Questo comportamento che per non scontrarsi troppo con il mondo circostante, porta ad una sottile indifferenza. Ciascuno è nella sua bolla; e dentro la sua bolla crede di poter fare quello che vuole. L’educazione civica può porre un rimedio. La riscoperta di valori comuni serve ancora di più. Ma può far molto anche, presso chi ci amministra, l’impegno a semplificare lo spazio che ci circonda. Moltiplicare avvisi e divieti aliena lo spazio circostante, lo rende ostile, e spinge a ritagliarsi immaginarie isole di libertà. Che sono inevitabilmente isole di maleducazione. A uso di gente che si arrabatta nella quotidianità.Piccoli ma significativi esempi di dubbia buona amministrazione come abbiamo appena letto, offrono, anche se non giustificano affatto atti di teppismo e nemmeno di maleducazione, lo spunto per riuscire a vedere come la superficialità con la quale si opera, portano, nel tempo, a mal tollerare certi pressappochismi. L’aver posato dei cartelloni: vuoi per avvisi comunali, vuoi per avvisi funebri e il cestino dei rifiuti, e quindi stazione di raccolta di materiali per discariche, fra il monumento ai caduti della grande guerra, nel cinquantesimo anniversario della vittoria e la cappella votiva dedicata alla Madonna dei buoni consigli, non gioca a favore dell’amministrazione comunale. Bastava un tantino in più di sensibilità civica accostando tutto quanto esiste, alla quota del parcheggio presso il cimitero di Casletto, oltre il cartellone esistente per avvisi commerciali. Così…, tanto per valorizzare con un atto di buona educazione una realtà che non è un buon esempio civico. Cancellare le stolte scritte in prossimità dei predetti cartelloni sarebbe un altro esempio di sensibilità civica. A Rogeno il fabbricato in questione è stato terminato ma della lapide a ricordo della casa del concepimento di Papa Pio XI, manco l’ombra. Anche questo è un atto civico più che dovuto. Il persistere dal nostro municipio di un “vessillo” in contrasto con l’etica e la morale che normano la nostra convivenza totalmente pacifica come recita la Costituzione; relegare la nostra bandiera italiana e quella europea, in subordine e malamente appese come due insulsi stracci al muraglione della scuola elementare non è poca cosa! Anzi è l’ostentazione del proprio arbitrio! Uno screditare, ulteriormente, l’intera lista “Sinistra Unita”. E la minoranza cosa fa? Nicchia? E’ troppo chiedere una risposta?Questo è un altro esempio di mala amministrazione e di notevole maleducazione verso tutti i Cittadini non soltanto del Comune di Rogeno. E’ compreso anche quel Cittadino che contortamente tenta di esprimersi, sembrerebbe, favorevolmente all’esposizione dal municipio, cioè la casa di tutti i Cittadini, di detto “vessillo”.A proposito del Parco Lambro: buono l’articolo apparso sul numero di maggio del presente giornale: “Parco regionale del Lambro…a passeggio nel parco…” a firma del Presidente Arch. Renzo Ascari. Ha previsto per il 17 settembre un’escursione al lago di Pusiano. Ma le ha presenti, il Presidente, lo stato attuale delle sponde e delle spiagge del predetto lago in territorio del Comune di Rogeno? Penso proprio di no! Sarebbe gradita una spiegazione più esaustiva di quella contenuta nell’articolo citato. Non per altro, così…, per semplice curiosità. Se per lui “…passeggiare nel parco…” è sinonimo di usare un anfibio mi sta bene! Anche questo dovrebbe essere, anzi, è, un esempio di alquanto dubbia buona amministrazione per non dire dello sfacelo del “nostro” lago.
Alcuni diranno: “Ma che rompiballe”! Molti penseranno che faccio bene. Naturalmente io sono per quest’ultimi. Per ora… mi fermo qui.




 
 
 
       

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