L’ICI
CONTROVERSA
Giugno 2006
di Dario Meschi
“Il Sole 24 Ore” ha recentemente
assegnato alla città di Lecco un triste primato, affermando
che il capoluogo di provincia è il comune d’Italia
dove si pagano più imposte. Infatti, secondo l’autorevole
quotidiano della Confindustria, ogni famiglia verserebbe una somma
di circa mille euro. La notizia sorprendente ha indignato gli
amministratori del centrodestra che, con un intervento di Gabriele
Perossi, assessore al bilancio, hanno smentito categoricamente
i dati pubblicati, sostenendo che l’Ici corrisposta al comune
è la più bassa della regione Lombardia, insieme
a Varese (infatti è applicata l’aliquota del 4 per
mille sulla prima casa, del 6,9 per mille sulla seconda e sugli
altri fabbricati), con un importo medio per ogni nucleo familiare
di 173 euro, al quale vanno sommati 140 euro per la Tarsu, non
superando così la quota complessiva delle 300 euro, ben
lontana dalle 1000 denunciate.Gli amministratori comunali sostengono
inoltre di non aver applicata nemmeno l’addizionale Irpef,
così com’è stato fatto solo nel 10% dei capoluoghi
di provincia italiani, e a differenza di quanto è successo
in altre realtà municipali in netta maggioranza a conduzione
ulivista; hanno inoltre affermato che per arrivare alla cifra
indicata nello studio pubblicato non basterebbe includere nel
calcolo nemmeno i fabbricati destinati ad uffici, gli esercizi
commerciali e alle attività industriali.Lo stesso discorso
vale anche per la Tarsu (la tassa sullo smaltimento dei rifiuti
solidi urbani), che nella stessa inchiesta era stata considerata
tra le più basse tra quelle corrisposte nelle 103 province
italiane: un dato tutt’altro che marginale e che è
rimasto fermo ai valori del 2001.In materia di rifiuti la tassa,
anziché dei 240 euro calcolati dal giornale, sarebbe in
realtà compresa tra 132 e 140 euro per ciascuna famiglia,
confermando così la capacità degli amministratori
lecchesi.Nell’ambito dei 90 comuni della provincia, considerando
i dati pubblicati dall’Anci (Associazione nazionale dei
comuni italiani) esistono solo 5 casi di Ici applicata al valore
minimo. Oltre alla città di Lecco, dove l’aliquota
è stata ridotta dal 4,5 al 4 per mille negli ultimi anni,
i comuni più virtuosi sono Cremeno, Mandello. Moggio e
Robbiate. Un paese, quest’ultimo, al quale spetta la palma
d’oro per l’applicazione dell’Ici più
leggera a livello provinciale, in considerazione dell’aliquota
del 4,25 per mille imposta sugli altri immobili. Se Lecco s’indigna,
Merate e la maggioranza delle altre cittadine della provincia
tacciono imbarazzate, probabilmente per celare ai loro amministrati
una triste realtà che spesso contrasta con le promesse
elettorali.
Se gli amministratori della città capoluogo si possono
presentare a testa alta di fronte agli elettori, cosa faranno
i colleghi meratesi che, oltre all’aumento dell’Ici
hanno introdotto l’addizionale Irpef, nonostante abbiano
chiuso il bilancio comunale con un forte avanzo di cassa, e una
gestione poco efficiente del patrimonio pubblico comunale?Sarà
più efficiente un’amministrazione formata da moderati
di ispirazione liberale, o un’altra progressista e teoricamente
più attenta alle esigenze delle famiglie?
Dario Meschi
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