Una
donna modello di vita
Giugno 2007
di Giovanni Marcucci
Durante la cerimonia religiosa che ha reso
gli estremi onori a Maria Viganò, deceduta prematuramente
a 59 anni, il parroco di Rogeno, don Antonio Fazini, ha letto
uno scritto compilato dalla defunta nel corso della crudele malattia
che le ha stroncato la vita. Con tono sereno e devoto la buona
Maria affidava la sua sorte alla volontà del Signore. Più
che la tristezza traspariva dallo scritto il desiderio di evitare
al figlio Paolo e al marito Pierangelo la violenta emozione che
ella aveva provato alla morte del padre, perito in un incidente
stradale, quando Maria frequentava la scuola elementare. La sua
angoscia era stata di tale intensità da indurla a rievocare
la figura del padre ogni qualvolta si presentava l’occasione.
Il suo maestro, al quale ha immancabilmente inviato gli auguri
di buon Natale, ricorda che una volta scrisse:” mio papà
era buono, tanto buono; quando è morto lo hanno raccolto
gli angeli sulla strada e portato in cielo”. Diligente e
intelligente, affabile e generosa, a scuola Maria era sempre pronta
a dare una mano ai compagni in difficoltà, la stessa mano
che usava dare a quanti, soprattutto se anziani, si recavano nell’Ufficio
Postale di Rogeno, dove aveva assunto il ruolo di dirigente, avevano
bisogno di un consiglio o si trovavano a disagio nel compilare
moduli postali come vaglia, telegrammi e altre cose del genere.
Siamo certi di poter dire che i frequentatori dell’Ufficio
Postael di Rogeno ricorderanno Maria Viganò per la sua
bontà, il senso del dovere e lo spirito altruista che hanno
caratterizzato la sua esistenza e spinto noi a ricordarla come
una donna esemplare.
Giovanni Marcucci
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