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Il pozzo di Talete a cura di Lorenzo Buttini
Giugno 2007

L’ETICA SPORTIVA (quinta parte)

L’attuale presidente dell’UEFA, M. Platini, ha posto come principale priorità dell’organismo da lui presieduto la lotta alla violenza in tutti i suoi aspetti, e ciò non può che rallegrarci, ma la strada da percorrere non è agevole in quanto da una parte c’è l’esigenza di sensibilizzare i vari governi nazionali a promulgare leggi che possano porre un freno al fenomeno, dall’altra quella di una maggiore severità nei confronti dei calciatori, i quali non solo hanno diritti, ma doveri da rispettare soprattutto perché costituiscono un punto di riferimento estremamente importante per i tifosi e per i giovani. Ci auguriamo per il bene del calcio che non diano ragione all’allenatore V. Boskov il quale con fine ironia diceva “testa giocatore buona solo per portare cappello”. Bisogna effettivamente che questo mondo, che si ritiene al di sopra della legge e che in alcune sue componenti è caratterizzato da un deserto di valori, come testimoniato dai ricorrenti episodi di corruzione, doping sportivo e amministrativo, slealtà e violenza, perda progressivamente la certezza dell’impunità, cosa che al momento pare ancora lontana anche per il lassismo delle istituzioni. L’ex commissario straordinario della FIGC, G. Rossi, ha parlato del calcio come un mondo immodificabile e refrattario ad ogni cambiamento, un mondo ove valgono le regole interne spesso in contrasto con quelle generali dell’ordinamento statale e che giudica usurpatore chiunque provi ad imporgli di darsi norme rispettose di quelle generali.
Furbizia e slealtà spesso la fanno da padroni: nessuno o quasi ha stigmatizzato il comportamento del calciatore Mutu, che nel corso della partita tra Fiorentina e Palermo, benché poco prima un avversario avesse fermato il gioco, avendolo visto a terra, a sua volta, poco dopo, con un avversario a terra, non si fermava, andando anzi a segnare un goal. Sono state, invece, censurate le reazioni dell’allenatore Guidolin che protestava, anche se violentemente e sconsideratamente, e chiedeva agli avversari di far fare un goal alla propria squadra “per pareggiare il conto”. Non ci sarebbe stato nulla di scandaloso che il mister dell’altra squadra avesse invitato i propri atleti a far pareggiare temporaneamente gli avversari. Episodi simili avvengono sui campi di calcio di altri paesi, ad esempio l’Olanda dove l’Ajax, avendo realizzato per errore un goal a gioco quasi fermo, fece subito pareggiare l’altra squadra: nessuno trovò nulla da ridire, anzi plaudirono alla correttezza e allo spirito sportivo dimostrati. Lo studioso del comportamento dei “primati”, F.de Waal nel suo libro “Primates and Philosophers” sostiene che nel comportamento sociale delle scimmie è possibile trovare i primi accenni di comportamenti morali, in quanto, al termine di un combattimento tra due di loro, sono solite confortare lo sconfitto e non dileggiarlo, poi rifiutano di prendere cibo se ciò può comportare un danno fisico ad un loro simile, ecc. A maggior ragione per l’uomo: alla base di ogni sistema morale ci deve sempre essere la sensibilità e l’attenzione da portare ai propri simili; massima questa che dovrebbe essere un patrimonio comune specie in questi nostri tempi pieni di discorsi ma vuoti di fatti. Le scelte morali non devono essere imposte, ma devono essere dentro di noi. Il grande filosofo tedesco Kant soleva dire che nella morale bisogna essere autonomi e non eteronomi, cioè non seguire precetti impartiti da altri ma solo per intima convinzione. Lo stesso poi, a proposito del detto comune che ciò che può essere giusto in teoria non varrebbe per la prassi, sosteneva che comportarsi così era veder le cose con gli occhi di una talpa e non, invece, con gli occhi dati ad un essere fatto “per stare eretto ed ammirare il cielo”. Nel calcio dovrebbe essere importata la filosofia che vige nel rugby. Questo sport (che si vuole sia nato da una costola del calcio nel 1823 in un aristocratico college inglese della città di Rugby quando nel corso di una partita di calcio uno studente, W.W. Ellis, prese il pallone con le mani e lo portò di corsa oltre la linea di fondo avversaria), pur caratterizzato da grande fisicità e durezza, non è però violento e prevede grande rispetto per l’avversario sconfitto e notevole simpatia tra le opposte tifoserie che assistono alla gara negli stessi settori. Per non parlare del tradizionale “terzo tempo”, cioè quando al termine della partita le due squadre ed i rispettivi tifosi si ritrovano per festeggiare e la squadra ospitante offre un banchetto ove si stemperano le eventuali tensioni della partita. V. Sereni a proposito della partita di calcio diceva “non credo che esista un altro spettacolo sportivo capace di offrire un riscontro alla varietà dell’esistenza, di specchiarla o piuttosto di rappresentarla nei suoi andirivieni, nei suoi imprevisti, nei suoi rovesciamenti; e persino nelle sue stasi e ripetizioni; al limite nella sua monotonia”.
lbuttinifilos@alice.it (Continua 5)




 

 

 

 

 
 
 
       

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