“EVASIONI
LETTERARIE E DOLORE INSONORIZZATO”
Giugno 2009
Sono stato invitato a presentare un libro scritto da alcuni detenuti
e redatto da due docenti dell’Istituto Superiore Volta con
sede nella casa Circondariale di Pavia.
Con molto entusiasmo mi sono recato sulla prestigiosa casa galleggiante
dell’Associazione Vogatori pavesi, adagiata sul letto del
fiume Ticino.
“Evasioni Letterarie, pagine nate nella notte, dentro un
carcere”, edito da O.M.P. è un bel volume davvero,
a partire dalla prefazione di Mino Milani, elogio alla semplicità,
alla normalità, alla possibilità di dire sottovoce
i significati delle parole, i contenuti del cuore, che spesso
crocifiggiamo a luoghi comuni, stereotipi, chiacchiericci, per
non dare voce alla coscienza che bussa e non la smette.
Un libro che non causa alcun danno collaterale, si nota subito
la mano di bravi architetti, che hanno saputo mettere insieme
differenze, diversità, bisogni, desideri, ma con garbo
e intelligenza sono riusciti a dare ritmo a una danza che ha coinvolto
dapprima gli autori, come ora accade ai lettori.
Io, che di carcere ho una lunghissima conoscenza, qualche libro
l’ho letto, e qualcuno l’ho pure scritto, so che c’è
sempre il pericolo di scadere in una autorappresentazione, in
una arrampicata al delirio di onnipotenza, oppure in una discesa
al delirio di commiserazione, e non so quale delle due condizioni
sia peggiore.
In queste pagine tutto ciò non ha contaminato una sola
riga, anzi emerge il coraggio dell’uomo capace di essere
forte al punto giusto per riuscire a chiedere aiuto, per tentare
di alzarsi e riconquistare la propria dignità, mantenerla
e custodirla.
Questo libro è importante proprio perché sottolinea
il valore della dignità, ritrovata nella consapevolezza
che per arrivarci occorre partire dal rispetto di una doverosa
esigenza di giustizia da parte di chi il male l’ha ricevuto,
da qui la scoperta e la necessità di nuove opportunità
di riscatto, di quella nuova punteggiatura che traspare da queste
storie.
Una riga dopo l’altra nella verità che assale l’uomo,
la persona, una verità che fa bene a chi sconta la propria
pena e allo spazio in cui è detenuto il dolore e la sofferenza,
perchè in una cella non esistono eroi, né personaggi
vincenti, al contrario sopravvivono solamente uomini sconfitti.
“Evasioni Letterarie” non parla solamente di un dolore
insonorizzato, l’uomo recluso racconta, si racconta, ci
racconta, e la storia altro non è se non il testimone responsabile
a metterci sull’avviso di come l’errore e la cecità
più ottusa, rimangono in agguato dietro l’angolo,
all’imbocco del vicolo cieco.
Queste pagine accorciano le distanze dal nodo slegato, da quell’opposizione
polare dove non c’è arrivabilità né
abitabilità tra opposto e contrario, invece è possibile
trasformare, modificare, cambiare a inverso diritto l’im/possibile,
l’in/cancellabile, l’im/perdonabile.
Rammento un altro libro dal titolo emblematico “Riconciliazione
o vendetta”, opposti sideralmente distanti, da una parte
il tentativo di rimettere insieme qualcosa che è andato
in frantumi, facendolo su basi differenti, dall’altra il
prezzo da offrire per un riscatto.
Due contrari apparentemente inconciliabili, che però necessitano
di un equilibrio, e l’autore di quel volume lo ha ben ha
definito: equilibrio della rendicontazione, nei 35 anni di carcere
scontati, nel dare un senso a ciò che ancora rimane, per
tentare di ritrovare e ricostruire se stessi.
In questo contenitore di esperienze ben accompagnate dalle parole
più semplici, è possibile osservare il passato che
legge alle spalle di questi uomini-autori, obbligandoli a ripercorrere
i detriti, le macerie, una sorta di umile dignità nel fuoriuscire
dal convenzionale che definisce il diverso, in questo caso il
detenuto, ricercando nel valore del rispetto la meta da raggiungere,
quale prima forma educativa dell’essere umano, per quella
auspicata ricomposizione di ogni frattura sociale.
Rispetto che non potrà mai essere insegnato attraverso
un gessetto e una lavagna, una nozione elargita dal più
bravo docente, o dal tormento di una cella e dall’isolamento,
ci aiutano in questo impegno le persone che hanno sbagliato ma
stanno tentando di riparare, ribadendo che il rispetto si apprende
con l’esempio di riferimenti autorevoli, che non hanno paura
di sporcarsi le mani per sradicarci dal baratro in cui siamo caduti,
dalla fossa che spesso costruiamo a nostra misura.
|