Le
sigarette e la spesa per la sanità
Luglio 2005
di Edoardo Molteni
Quali saranno gli effetti economici delle
norme antifumo? Negli Stati Uniti, dopo un periodo di rodaggio,
c'è stato un crollo del numero di fumatori: negli Anni
70 e 80, la percentuale di fumatori della popolazione adulta è
dimezzata raggiungendo il 25% circa all'inizio degli Anni 90.
Da allora si è, in pratica, assestata su questo livello
con diminuzioni impercettibili.
Inoltre, l'esperienza d'Oltreoceano suggerisce che rapidamente
i "clubs delle sigarette" cessano di avere "sex-appeal"
e i loro aderenti calano a picco.
Nella società civile, il fumo diventa gradualmente disdicevole
e si avverte una progressiva diminuzione nelle malattie collegate,
in qualche modo, al tabacco. Ciò non vuole, però,
dire che l'aumento della spesa sanitaria rallenterà. L'Ocse
ha pubblicato che negli Usa la crescita della spesa sanitaria
ha superato di 2,3 punti percentuali quella del pil.
Si stanno mettendo in atto misure per contenerla ma le previsioni
sono verso aumenti non a ragione di tecnologie sempre più
dispendiose, di case farmaceutiche sempre più avide, di
burocrazie sempre meno efficienti e di medici sempre più
interessati al lucro ma in seguito a determinanti strettamente
connesse al comportamento "economico"; facciamola più
semplice che si può: durata della vita più lunga
uguale spesa sanitaria più alta!
Quindi, le misure anti-fumo ci faranno stare meglio e ci faranno
vivere più a lungo ed in migliori condizioni ma non avranno
effetti sulla dinamica della spesa sanitaria.
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