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GIUSEPPE PARINI: IL POETA BISTRATTATO (parte sesta)

Luglio 2006
di Eros Baseotto

Zapping tra i canali: niente di interessante. Proviamo con la radio. Le notizie dello scandalo calcistico si alternano solo a quelle relative al mondiale di calcio! Processi alle partite, appelli dei giocatori, arringhe degli allenatori, formazioni tipo, tattiche, moduli... aiuto! Basta con questo calcio! Spengo anche la radio e accendo il mio Mac per ascoltare un po’ di musica e redigere la nuova puntata di quella che possiamo ormai definire “saga pariniano” Okay, così va meglio. Il volume è al giusto livello, per cui posso cominciare a organizzare le idee e focalizzare l’attenzione sulla figura un po’ allampanata di Giuseppe Parini.
Vi ricordate? Lo scorso mese lo abbiamo lasciato mentre ridacchiava alle spalle di Voltaire! Riprendiamo proprio da lì per assaporare una nuova avventura del nostro campione... pardon poeta preferito! Nel corso dell’anno 1771 Parini dovette cimentarsi in un nuovo genere: la stesura di un libretto d’opera. Il motivo per cui il libretto venne commissionato è presto detto: in quell’anno si celebrò il matrimonio tra Ferdinando d’Austria, figlio nientemeno che di Maria Teresa, e Maria Beatrice d’Este. Come avviene oggi per le nozze dei personaggi famosi, anche allora i regali imenei si trasformarono in un colossale evento mediatico nel quale vennero coinvolti tutti i cittadini milanesi e non solo. Basti pensare che in quell’occasione il governo austriaco offrì un banchetto luculliano a cinquecento coppie di innamorati che in quello stesso anno convolarono a nozze. Nell’ambito di quello sfarzoso sposalizio si ebbero anche spettacoli di vario intrattenimento. Tra le tante proposte fu naturalmente compresa anche l’opera “Ascanio in Alba”. La piece si avvaleva, oltre che del testo pariniano, anche delle musiche di un giovane musicista: Wolfgang Amadeus Mozart. L’opera è “tecnicamente” una serenata o, se preferite, un dramma di carattere pastorale. Secondo lo stile illuminista e pariniano si impernia su un’allegoria legata alla città di Alba, chiamata a simboleggiare il ducato di Milano. Vengono narrate le nozze di Ascanio e Silvia che naturalmente stanno a rappresentare Ferdinando e Maria Beatrice. Gli sponsali avvengono sotto l’occhio vigile di una madrina d’eccezione: Venere ossia la trasposizione teatrale della stessa Maria Teresa e di un altrettanto eccezionale padrino: Aceste. Quest’ultimo naturalmente rappresenta la figura del duca di Modena.
Nelle cronache dell’epoca possiamo leggere il seguente resoconto della rappresentazione:
«Giunta la notte e intervenute le Loro Altezze Reali al teatro, che fu sempre mai affollatissimo di popolo, diedesi principio alla rappresentazione della Serenata, intitolata Ascanio in Alba. Questo Drammatico Componimento, autore del quale è l’Abate Parini, conteneva una perpetua allegoria relativa alle nozze delle Loro Altezze Reali, e dalle insigni beneficienze compartite da Sua Maestà e la Imperatrice Regina massimamente a’ suoi sudditi dello stato di Milano. La Musica del detto Dramma fu composta dal Sig.r Amadeo Walfango Mozart, giovinetto già conosciuto per la sua abilità in varie parti dell’Europa: e fu seguita dalle parti nominate di sopra, trattone l’ultima; perchè il soggetto ammetteva minor numero d’attori»In quello stesso periodo Parini venne chiamato a far parte di alcune commissioni letterarie; impegno che portò avanti senza trascurare la sua amatissima scuola; tant’è vero che nel 1777 raccolse le sue lezioni sotto il titolo: “Dei principii generali e particolari delle belle lettere applicate alle belle arti”. Qualche anno prima: era il 1773, papa Clemente XIV soppresse la Compagnia di Gesù per cui le Scuole Palatine, dove il poeta Bosisiese insegnava, vennero trasferite nel palazzo di Brera, mutando al contempo di nome e trasformandosi nel “Regio Ginnasio Brera”.
In queste nuove scuole Parini venne confermato, tanto per cambiare, da Firmian e le lezioni ebbero inizio il 15 novembre del 1773. Le condizioni di salute del poeta non erano certo delle migliori, ma nonostante questo egli lavorò alacremente. In qualche scritto, facente parte della corrispondenza che Parini teneva con Firmian, chiedeva al ministro di prestare un poco di attenzione alla sua condizione economica. Come diremo noi: “Andò a batter cassa” per chiedere un aumento, a suo parere giustificato anche dalle sue nuove incombenze. Beh, lasciamo Parini ad arrovellarsi mentre cerca di scrivere una lettera, indirizzata al ministro, che sia rispettosa, ma sufficientemente spavalda da fargli ottenere l’agognato aumento di stipendio e torniamo al frastuono del nostro tempo. La mia colonna sonora sta pian piano sfumando in questa calda aria di quasi estate, mentre la notte scende inesorabile dai tetti riversandosi nelle strade come fosse liquida. Non mi resta altro da fare che spedire l’articolo alla redazione, spegnere il Mac e aprire un buon libro prima di cedere alle lusinghe di Morfeo. A risentirci alla prossima puntata.

Eros Baseotto

 
 
 
       

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