Graffiti:
arte o vandalismo ?
Luglio 2007

Un recente sondaggio Eurispes ha rivelato
che al 76% dei giovani piacciono le opere dei writers. Da quando
esistono i graffiti, esiste il quesito: sono arte o vandalismo?
La “scuole di pensiero” si dividono, e se dalla parte
di chi li criminalizza è facile annoverare amministrazioni
comunali, proprietari di case e negozi che spesso si trovano muri
e saracinesche imbrattate da tag (alias, firme), dalla parte dei
pro-murales ci sono molti ragazzi. Lo ha rivelato un’indagine
condotta da Eurispes e Telefono Azzurro su un campione di 5.710
giovani tra i 12 e i 19 anni. Stando ai risultati del sondaggio,
al 76% degli interpellati i graffiti piacciono. Il 44% li considera
una forma d’arte, mentre una percentuale nettamente minore,
il 21,7%, li ritiene atti vandalici. Il 24,1% pensa siano un modo
di esprimere le proprie opinioni, il 7,8% li preferisce ai manifesti
pubblicitari, mentre solo lo 0,8% li ritiene un gesto d’espressione
politica.

Le ragazze sono più propense a considerarli
una forma di espressione (28% contro 20,7% dei maschi). I maschi
sono anche più inclini a esprimere pareri negativi, considerando
i graffiti atti di vandalismo (16,3% contro il 12,6% delle adolescenti)
e a pensare che imbruttiscono la città (7,8%, contro il
6,8% delle ragazze). In generale entrambi i sessi considerano
più lecito disegnare sui muri che sui treni, ma sono le
femmine le più severe nel condannare un graffito realizzato
su un edificio o un monumento. Della minoranza che lo condanna
invece, il 14,4% ritiene che il writing non sia altro che un atto
vandalico compiuto da delinquenti, mentre il 7,3% pensa che scritte
e disegni imbruttiscano la città. Al contrario, interrogati
sui luoghi in cui ritengono sia lecito dipingere, il 61% dei ragazzi
sceglie i muri, riconoscendo ai graffiti una funzione di abbellimento
di zone urbane che altrimenti risulterebbero grigie e anonime.
La pratica è maggiormente condannata invece quando si toccano
monumenti e beni pubblici.

Ed è proprio per la tutela di questi
beni che molti comuni italiani si sono mossi per cercare di arginare
il fenomeno dell’imbrattamento. L’ultima novità
è il disegno di legge del senatore e vice sindaco di Milano
De Corato, che prevede pene e sanzioni per chi deturpa beni pubblici
e privati, ma nel panorama italiano si levano anche voci contro
corrente: non mancano i comuni che hanno aperto le porte ai graffitari,
organizzando manifestazioni e cedendo loro spazi per realizzare
i loro disegni, che in alcuni casi non possono non essere considerati
opere d’arte vere e proprie. Tra indagini, sondaggi e provvedimenti
più o meno drastici non manca la voce di chi sta al di
là della barricata, e ha in mano le bombolette. «Penso
che il fascino dell’aerosol art e del writing sia dato proprio
dal fatto che è praticato illegalmente e in luoghi più
o meno impensabili - racconta Eron, uno degli esponenti di spicco
dell’aerosol art italiana - Il fatto che oggi vi siano persone
che scrivono su monumenti o vetrine di privati non lo condivido,
ma è un fenomeno che esiste - spiega - Forse è l’evoluzione
del writing, o forse più che la nuova generazione di writer
è la degenerazione del writer».
A.R.
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