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L’Egoismo dei Governi ?

Maggio 2005
di Dario Meschi

Giuliano Amato, vicepresidente della Convenzione di Bruxelles, uno dei padri del Trattato fondamentale europeo, ha recentemente pubblicato un saggio, edito da Laterza, intitolato "Noi in bilico", e sottotitolato "inquietudini e speranze di un cittadino europeo", nella quale affronta le tematiche riguardanti le prospettive della cooperazione europea dopo il tragico fallimento dei nazionalismi. Egli denuncia vaghe speranze e precisi timori, manifestando profonde inquietudini, e proponendo un timido e cauto messaggio di speranza, ma nel frattempo di non sottaciuta delusione.
Amato riflette sulla complessità dei problemi legati al futuro di un'Europa confusa, in cui non mancano i sentimenti di avversione nei confronti di una comunità che si muove lentamente sulla strada dell'integrazione economica e politica, dove emergono le difficoltà operative e le divisioni, ed è difficile la convivenza tra le forme del potere costituito negli stati nazionali e quelle emergenti di condivisione della sovranità.
GIULIANO AMATO
Il vicepresidente sente affievolirsi la missione propositiva che ha dato impulso all'anima europea nei primi decenni del dopoguerra, prende atto delle distinzioni ideologiche che potrebbero minare il cammino di aggregazione per l'asserzione di identità distinte, e particolari: esiste un ritorno al localismo, fomentato negli Stati nazionali da gruppi politici determinati presenti anche nei governi nazionali, che induce al prevalere degli egoismi a danno dell'interesse generale.
Il leader arriva a sostenere che "Se non saremo in grado di costruire un'Europa realmente capace di incidere, temo che la deriva europea diventerà inarrestabile e che essa sarà la deriva del mondo. Un mondo dove ci sarà più violenza e meno democrazia".
Queste parole, pronunciate con crudo realismo sono inquietanti, e risultato di una sofferta sensibilità personale, sono capaci di estendersi ad un giudizio sociologico amaro, dove persino i giovani destano preoccupazione perchè vivono con scarsa idealità, assuefatti dal benessere e coinvolti dalla caduta dei valori e dallo sfaldamento delle famiglie, in una società dove prevalgono il cinismo e l'edonismo, e dove l'istituzione europea è poco sentita e considerata, lontana com'è dall'attenzione dei popoli, preoccupati dalle rapide evoluzioni sociali, e dagli stravolgimenti economici che causano una difficile e lunga congiuntura economica.
La difficoltà in cui versa l'economia europea è un elemento di grave disturbo per il raggiungimento dell'integrazione, che, per essere raggiunta, dovrebbe produrre benefici concreti, e non tutto ciò è mutato l'atteggiamento degli Stati all'interno del Consiglio, ed è cambiato l'equilibrio tra l'impulso politico comune e i negoziati intergovernativi. A peggiorare la situazione incide la difficoltà della moneta unica incapace di rafforzare il passaggio dai processi di integrazione negativa (eliminazione delle barriere nazionali), all'integrazione positiva (politica industriale europea).
La minaccia di un possibile declino economico incombe, aumentando il pessimismo e la rassegnazione, intrecciandosi con il deludente esito istituzionale europeo. Nelle tesi di Amato non prevale l'indicazione di un ambiente economico globale nonostante il tasso di crescita registrato nell'ultimo anno, ma al contrario l'analisi risente della pesante incognita circa il futuro, che addirittura presenta un potenziale "rischio di esaurimento della nostra civiltà", in considerazione della debolezza politica dimostrata del vecchio continente, incapace di divenire una federazione ispirata alla visione comunitaria.
Il pessimismo dello statista si fonda su istinti egoistici emersi tra il luglio 2003 e il giugno 2004, quando le trattative intergovernative smontarono l'impianto di un trattato costituzionale che comprendeva regole dalle quali non si poteva sottrarsi.
La crisi dell'Europa è più politica che economica, mette in risalto molte divisioni e desideri di predominio mai sopiti, lascia questa unione di popoli alle prese con un'attualità difficile, e sarà impossibile risalire la china dello sviluppo e della stabilizzazione economica e politica se mancheranno unità d'intenti e condivisione di speranze.

 
 
 
       

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