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Referendum, Alcune ragioni per il Sì

Maggio 2005
di L.P.

Avevo promesso a me stessa che non sarei più andata a votare ai referendum nati a causa dell' insipienza dei nostri parlamentari, che peraltro ricevono lautissimi stipendi perché si occupino del bene di noi tutti (e quando dico "tutti" intendo cattolici e non , donne e uomini, giovani e vecchi ecc..) o a causa del protagonismo minoritario che contraddistingue il Partito Radicale, ma questo referendum mi impone una deroga al suddetto proposito, per la gravità dei temi in discussione.
In particolare, vorrei fare qualche precisazione rispetto alle cose che si vanno dicendo in questa campagna referendaria da parte del fronte del "no" e/o dell'astensionismo.

A) non è vero che abrogare i quattro articoli significa negare il valore della vita.
Questo infatti, oltre ad essere un' accusa gratuita e offensiva nei confronti di chi, pur non condividendo la valutazione che un uovo fecondato di due cellule sia una vita umana, si batte continuamente contro le guerre e le ingiustizie sociali che la vita la negano a chi è indiscutibilmente un essere umano, non significa che non si voglia alcuna regolamentazione sull'uso delle tecniche per la procreazione assistita , ma solo che la regolamentazione prevista dalla legge 40 è inaccettabile per buona parte degli Italiani ( la maggioranza, dicono i sondaggi) e che quindi il Parlamento deve usare il cervello ed il buon senso di ascoltare i tecnici per fare una buona legge in sostituzione di quella attuale, che non piace nemmeno a molti di quelli che l'hanno votata, proprio per le contraddizioni che genera : l'articolo del dott. Fusi mi sembra a tale riguardo altamente illuminante

B) non è vero che se vince il sì ci ritroveremo nel far West precedente, perché il quesito riguarda solo quattro articoli e non l'intera legge 40, che resterebbe in vigore per quanto attiene a tutte le altre sue parti, mentre è vero che la vittoria del si' obbligherebbe i nostri parlamentari troppo faciloni e in cerca di voti cattolici ( di quali cattolici poi, dato che la maggior parte di loro non osserva per nulla, come noto, le prescrizioni della Chiesa quando esse non combaciano con il comune sentire) ad elaborare meglio una regolamentazione della cui necessità nessuno dubita, ma che deve tener conto della realtà del vissuto emotivo delle coppie sterili , sempre più numerose, delle necessità della ricerca e di quello che succede in tutto il resto del mondo : che senso ha proibire in Italia quello che è consentito nei Paesi confinanti in cui possiamo tutti andare senza neanche la carta di identità?
Quanto al diritto di non andare a votare, non lo discuto dal punto di vista del diritto, ma lo trovo moralmente simile al lavarsene le mani di evangelica memoria e, in quanto tale, mi sembra una brutta prassi politica da insegnare ai nostri giovani, specialmente se si tiene conto di quante persone sono morte perché noi potessimo godere di questo diritto… A meno che non si tratti di un meschino calcolo politico per far fallire il referendum per mancato raggiungimento del quorum, perché, se così fosse, si farebbe leva, incoraggiandola nel caso specifico, proprio su quella pigrizia morale che la Chiesa chiama "accidia" , il settimo peccato capitale oggi troppo dimenticato, e che Dante chiamava peccato di " ignavia" e puniva nell'anti inferno perché non solo disgustoso agli occhi di Dio ma anche a quelli di Lucifero : molto più comodo e facile non andare a votare, levandosi d'impaccio, che discutere e capire i quattro quesiti per poi votare secondo coscienza, anche a rischio di essere minoritari !
Non voglio credere che si tratti né di una cosa né dell'altra, perché , anche se l'astuzia avesse successo, farebbe perdere alla Chiesa molta parte di quella stima che il pontificato di Giovanni Paolo II le ha fatto acquisire anche fra i non credenti….. ma allora , perché dare ai credenti l' indicazione di astenersi?

Invito quindi ad andare a votare secondo coscienza sui vari articoli, differenziando la valutazione per ciascuno di essi, secondo l'ottimo esempio metodologico di approccio al problema seguito dal Dott. Fusi, in modo che il Parlamento abbia indicazioni precise su quale sia il sentire morale attuale di quel popolo che lo ha eletto perché ne interpreti la volontà con equilibrio e senza ideologie.

 
 
 
       

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