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Il pozzo di Talete a cura di Lorenzo Buttini
Maggio 2006

Che cos'è la filosofia (seconda parte)

Più volte abbiamo detto che la filosofia fu una creazione originale della civiltà greca, si sviluppò in Grecia per la prima volta e con quelle caratteristiche, fu cioè una creatura che non solo non aveva alcun antecedente storico presso altri popoli ma che neppure per pallida analogia poteva essere ad essa accostata. Delle altre attività umane, quali la religione, l’arte, le istituzioni politiche e sociali, le scienze settoriali (geometria, astronomia, medicina) troviamo linee di sviluppo nei popoli che si erano affacciati alla ribalta storica prima dei greci, della filosofia nessuna traccia.
La nascita della filosofia fu una vera e propria rivoluzione culturale che realizzò, tra l’altro, il passaggio da una cultura che poggiava sulla trasmissione orale delle proprie componenti ad una cultura basata sulla scrittura, con tutto quello che ciò comportava: modifiche terminologiche, sintattiche, delle tecniche di comunicazione, oltre che ovviamente un modo di pensare del tutto nuovo.
Abbiamo già in precedenza accennato al fatto che per l’astronomia, la geometria e la medicina i greci poterono servirsi dei risultati raggiunti da queste scienze presso i popoli orientali, con l’avvertenza però che tra la scienza prima dei greci e quella sviluppatasi in Grecia vi era una differenza strutturale di fondo, avendo la prima un carattere ed una finalità di tipo pratico, mentre quella greca si caratterizzava per la sua teoreticità.
Dall’astronomia i greci tirarono via ogni scopo pratico ed ogni credenza religiosa, non la concepirono come scienza dell’ordine divino delle vicende umane finalizzata alla previsione di sventure, ma cominciarono ad interrogarsi sulle cause dei movimenti dei corpi celesti e della periodicità delle eclissi.
Nella geometria non videro, come ci riferisce Erodoto, solo una sorta di agrimensura, cioè una tecnica per rimisurare le terre e restituirle ai legittimi proprietari dopo le inondazioni del Nilo, ma acquistava unitamente alla matematica in generale una prevalenza teorica finendo col diventare una scienza del numero in quanto numero, come vedremo a proposito di Pitagora e della sua scuola.
Nel campo della medicina fecero venir meno ogni carattere magico e procedettero ad una classificazione dei disturbi in relazione ai vari organi, anche se, ad essere precisi, lo schema tuttora valido scientificamente “diagnosi-prognosi-terapia” fu anticipato dagli egiziani.
La scienza greca proprio per il suo carattere teorico fu propedeutica alla filosofia.
Non basta però solo questo a spiegare la nascita della filosofia in Grecia e non presso i popoli precedenti. Dovevano necessariamente concorrere altri elementi. Innanzitutto le particolari condizioni socio-politiche e religiose. Le civiltà pre-greche erano improntate ad un accentuato autoritarismo: si trattava di monarchie assolute affiancate da una potente casta sacerdotale, gelosa depositaria di ogni sapere, e da un’altrettanta potente casta guerriera, custode del potere militare. In tale contesto non era pensabile la nascita della filosofia intesa come indagine libera e razionale, scevra da ogni condizionamento. Diametralmente opposta la situazione in Grecia ove alle monarchie patriarcali erano dapprima subentrate delle repubbliche aristocratiche, i cui rappresentanti non costituivano una casta guerriera e/o sacerdotale; i sacerdoti, pur presenti, non erano detentori di alcun potere, né avevano seguito. Poi ad un forte potere centralizzato subentrò un insieme di “città-stato”, le c.d. “poleis”, che da aristocrazie oligarchiche si mutarono in democrazie. Evoluzione favorita dalla nascita di una sorta di “borghesia” arricchitasi con i commerci marittimi e con l’artigianato cittadino. In questo contesto, aperto alle novità e che metteva in discussione gli antichi modelli socio-economici e politici, la filosofia trovò terreno fertile al suo sviluppo.
Altra condizione favorevole fu la particolare religiosità greca, di tipo naturalistico: gli dei, oltre che personificazione di eventi naturali, erano la proiezione e l’amplificazione di qualità umane, per cui la differenza tra l’uomo e il dio era solo quantitativa e non qualitativa e così l’uomo per poter assurgere al loro rango non doveva mortificare se stesso, anzi doveva dispiegare se stesso al massimo grado possibile. I Greci, inoltre, non avevano un corpo di libri sacri, depositari di dogmi e verità inalterabili di cui la casta sacerdotale era l’unica depositaria , per cui la religione lasciava ampia libertà alla libera ricerca filosofica, che per giunta ai suoi inizi aveva lo stesso carattere naturalistico. Mi si potrebbe obiettare “ed i processi per empietà nei confronti di Anassagora, Protagora e quello contro Socrate?” Come vedremo in seguito l’accusa su base religiosa era solo strumentale
Anche la poesia ebbe la sua rilevanza nel preparare quell’ “humus” ove potè fiorire la filosofia.
Non solo nei testi omerici, ma pure in poeti quali Esiodo ed altri, si parlava di una legge di giustizia che era garante dell’ “ordine” nelle vicende umane. I primi filosofi non cercarono forse quello stesso “ordine” nella natura?
( Continua)
lbuttinifilos@aliceposta.it

 

 

 
 
 
       

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