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a cura del Dott. Edoardo Molteni
Maggio 2006

Sono passati 50 anni dal primo trapianto di organo da vivente con esito positivo (un trapianto di rene effettuato a Boston nel 1954 da Joseph Murray tra due gemelli: circostanza che evitò il rigetto) e 20 anni dall’introduzione della ciclosporina, la prima molecola utilizzata come immunosoppressore, vale a dire per ridurre il rischio di rigetto e la mortalita’ dei pazienti trapiantati, riuscendo a controllare la risposta del sistema immunitario,.
Oggi sono in crescita i trapianti e le donazioni, ma migliaia di pazienti sono in attesa di un nuovo organo. Per i trapianti però ci sono nuove sfide. Le nuove frontiere sono costituite dagli xenotrapianti, vale a dire i trapianti di organi di animali nell’uomo accompagnati dall’immissione nell’animale donatore di geni capaci di controllare le risposte immunitarie della specie sulla quale si vuole effettuare il trapianto; gli organi gli organi artificiali, il cui impiego per ora e’ limitato a casi particolari ed a periodi di tempo ridotti; e l’utilizzo delle cellule staminali per rigenerare tessuti degli organi stessi, anche se per organi come il cuore, il fegato o il rene, la strada da percorrere e’ molto lunga. Sul fronte del rischio di rigetto, sono state invece scoperte nuove molecole che promettono di ridurre ulteriormente il rischio e presentate in occasione dell’American Transplant Congress a Boston. Si tratta dell’ Everolimus, dell’acido micofenolico, e di FTY 720.
Secondo l’immunologo Gianni Ippoliti, primario di Medicina interna all’ospedale di Voghera e docente alla Universita’ di Pavia, a Boston per il meeting mondiale, dal primo trapianto molta strada e’ stata fatta, soprattutto per evitare il rigetto dell’organo trapiantato, grazie soprattutto a nuovi farmaci mirati che agiscono selettivamente sul sistema immunitario e con ridotti effetti collaterali.
Uno dei problemi da risolvere attualmente è quello di mettere a punto nuovi farmaci contro il rigetto cronico, vale a dire, il lento processo con cui il sistema immunitario, nonostante l’azione dei farmaci, tende a minare la funzionalita’ dell’organo trapiantato nel tempo.
I trapianti pongono però anche una serie di problemi, come quelli legati al dibattito sull’espianto degli organi, secondo alcuni, praticato spesso senza l’accertamento al 100% della possibilità di salvare il donatore, oppure il fenomeno dei ‘turisti d’organi’, per il quale anche gli italiani figurano nella lista nera, con la copertura dei viaggi in Paesi extracomunitari, ma con l’obiettivo di comprare un organo da trapiantare. Pare che la meta preferita dagli italiani per questa particolare forma di turismo è la Turchia: li’ viene eseguito il trapianto, con organi provenienti il piu’ delle volte dalla Moldavia e dall’Albania. Il costo di un rene, ad esempio, e’ di circa 2.700 dollari.

 

 



 
 
 
       

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