ROGENO
E MERONE: PAURA E SGOMENTO
Tragico epilogo in rapina in villa e
undicenne straziato dal treno
Maggio 2007
di Roberto Molteni
La
cronaca di tutti i giorni, soprattutto quella riportata dalla
stampa e dalla televisione, ci ha abituato a delitti efferati
tanto che, ormai, ci lasciano indifferenti. La giovane uccisa
a Roma con un ombrello per un diverbio in metropolitana, il tabaccaio
ucciso a Torino per pochi euro mentre tornava a casa con il ricavato
della sua giornata di lavoro, la piccola innocente polacca uccisa
a Napoli con un colpo di pistola, sono solo gli esempi di questi
giorni. Questa volta però è diverso perché
quanto accaduto a Rogeno nella tragica notte di questo inizio
di maggio ci colpisce direttamente: quella “anziana strangolata
in casa” non è solo un fatto di cronaca già
dimenticato dai mass-media
ma una persona che solo il giorno prima potevamo incontrare in
chiesa alla messa per D. Alfredo, una persona con un volto, una
voce, uno sguardo, un carattere forte, che si imponeva da protagonista
alla nostra attenzione; una persona che, col suo lavoro prima
e nella vita sociale poi da pensionata era una presenza viva e
vitale per il nostro paese. Questo delitto ce l’ha tolta
brutalmente.
Le forze dell’ordine stanno facendo tutto il possibile per
scoprire la verità ed assicurare alla giustizia chi ha
commesso l’omicidio. Anche nei giorni scorsi hanno compiuto
un sopralluogo meticoloso sull’area interessata alla ricerca
di un qualsiasi indizio che possa dare soluzione al caso. Tutto
questo permetterebbe almeno di alleviare il dolore che ha colpito
in primo luogo i familiari ma anche tutto il paese. Purtroppo
tra sconti di pena, indulto, buona condotta, chi uccide ormai
se la cava con poco.La frequenza di fatti di questo genere richiede
comunque una maggiore presenza delle forze dell’ordine sul
territorio a tutela delle persone e delle cose. Lo stesso ministro
dell’interno Amato ha chiesto al suo governo maggiori risorse
di uomini e mezzi per combattere la criminalità. Chiediamo
che dalle inutili parole si passi ai fatti. Di
fronte alla vita continuamente calpestata occorre comunque reagire;
ha scritto il Parroco Don Antonio Fazzini: “In quest’ora
noi non vogliamo che prendano il sopravvento logiche suggerite
dal sospetto, dalla diffidenza, dalla paura, all’odio; non
vogliamo neppure cercare una nostra sicurezza individuale isolandoci
e chiudendoci ma, se mai, vogliamo rafforzare e rinvigorire i
vincoli della solidarietà”. Questi concetti sono
stati riaffermati anche dal Vicario Episcopale Bruno Molinari
intervenuto alla veglia di preghiera in suffragio della defunta
svoltasi lunedì 7 maggio durante la quale si
è fatto portavoce del cordoglio dell’Arcivescovo
Cardinal Dionigi Tettamanzi. “Occorre costruire una rete
di solidarietà in difesa dei deboli”, “ha detto
Bruno Molinari”, soprattutto anziani e bambini. C’è
poi la speranza della fede: la morte di Cristo da significato
anche alla nostra morte perché ci conduce alla risurrezione
eterna”.
Roberto Molteni


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