Come
la Germania trasforma in oro i rifiuti altrui
Maggio 2008
Tratto da La Stampa del 26 maggio 2008

No, i tedeschi non fanno le barricate contro
l’immondizia italiana. La bloccassero, dovrebbero bloccare
anche quella francese, danese o svedese. Invece scaricano metodicamente
i container che arrivano da tutta Europa, li portano nelle loro
fabbriche di riciclaggio, li svuotano e li rispediscono per nuovi
carichi. Ogni giorno così, per un totale di 18 milioni
di tonnellate l’anno da Paesi Ue ed extra Ue. Poi ci sono
i sei milioni di tonnellate di rifiuti speciali, cioè contaminati
o velenosi. L’«outsourcing» dello smaltimento
è uno dei nuovi grandi filoni industriali della Germania,
che non teme l’inquinamento e sa come cavare oro dagli scarti
altrui. Le 200 mila tonnellate di rifiuti che dovrebbero andare
nei prossimi sei mesi da Napoli alla Germania sono meno di un
sesto di quelle che vengono spedite dall’Italia in un anno:
1,3 milioni. Siamo comunque al quarto posto in Europa: davanti
a noi ci sono l’Olanda, la Francia, l’Austria. Subito
dietro la Svezia e la Danimarca. Tutti ben lieti di affidare a
professionisti del settore quello che nessuno sa fare altrettanto
bene. Per i tedeschi, un affare da 50 miliardi di euro l’anno:
170-200 euro per ogni tonnellata trasportata e smaltita. Settore
in netta espansione: 250 mila addetti e continue assunzioni. Ai
rifiuti in entrata corrispondono materie prime-seconde - come
si chiamano ufficialmente - in uscita. Il rifiuto indistinto viene
infatti diviso in tre grandi gruppi, ognuno dei quali diventa
redditizio. Nel primo c’è il materiale riciclabile.
Solo l’Italia si riprenderà ogni anno 160 mila tonnellate
di rottami di alluminio, 90 mila di vetro, 70 mila di carta, 82
mila di residui di legno, 45 mila di rame, 26 mila di tessuti
usati. Il prezzo di questi materiali varia secondo la qualità
e viene deciso in una apposita borsa di scambio.
Nel secondo gruppo finisce tutta quella parte «secca»
che può essere bruciata senza danni ambientali. Ingoiata
nei 67 inceneritori con recupero di energia - termovalorizzatori
come un palazzo di sette piani - distribuiti su tutto il territorio
tedesco, diventa energia elettrica o termica che, rivenduta alle
società energetiche, finisce in rete e alimenta case e
industrie.
Il terzo gruppo è quello dei residui inutilizzabili o nocivi.
Per loro la destinazione finale sono vecchie miniere sotterranee
abbandonate, in zone sufficientemente remote da non suscitare
né apprensioni né ribellioni tra la popolazione.
E comunque, stabilizzati e sistemati in modo che non inquinino
le falde acquifere.
Per quanto soddisfatti di fare affari con l’Italia, i tedeschi
- sempre pronti a dare lezioni di vita - si preoccupano di un
modo di fare assai poco assennato. E dunque è lo stesso
amministratore di uno degli inceneritori che smaltiscono i nostri
rifiuti, Rüdiger Siechau, che ammonisce: «Questa non
deve diventare una condizione permanente. A lungo termine gli
impianti di incenerimento rifiuti sul modello di quello di Amburgo
sarebbero per Napoli la soluzione migliore».
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