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Il pozzo di Talete a cura di Lorenzo Buttini
maggio 2008

CHE COSA E’ LA FILOSOFIA
(Ottava parte)

In altri dialoghi Platone sottolinea il carattere di ricerca della filosofia, come nel “Convito”, ove la paragona ad “Eros”, il demone sempre inquieto e scontento nato da “Poros”(l’Espediente) e da “Penia”(Povertà), perché anche la filosofia sta a metà tra il possesso e la privazione, è una ricerca assimilabile al socratico “sapere di non sapere” che ha la valenza di un principio critico verso coloro che credono di sapere ma poi non riescono a dare contezza di ciò che dicono.

In questo dialogo la filosofia è connessa con l’amore e più propriamente con l’amore per la sapienza che è un “possedere” e un “non possedere” allo stesso tempo, perché se l’uomo fosse già pieno di sapienza non si porrebbe alla sua ricerca e se, viceversa, fosse un bruto in preda alla più assoluta ignoranza non saprebbe nemmeno cosa cercare. La condizione più propria della filosofia è quella di essere equidistante tra sapienza e ignoranza, avere cioè un’idea di ciò che si cerca e porsi in cammino per il suo possesso. E’ una ricerca inesauribile e pur non raggiungendo una meta definitiva allarga sempre più gli orizzonti dell’uomo, incrementando la consapevolezza che ha di se stesso, del mondo e del senso del suo essere in questo mondo: se vogliamo attualizzare il motto socratico “conosci te stesso”, dobbiamo anche conoscere il mondo in cui siamo calati, perché la stessa conoscenza è una comunicazione tra la nostra mente e la realtà in cui siamo immersi. Questo è stato il meraviglioso viaggio iniziato venticinque secoli fa, un viaggio che insieme ad una montagna di deliranti visioni ha saputo anche mettere da parte tante conoscenze valide per la nostra civiltà. Questo viaggio l’uomo non può intraprenderlo da solo, ma deve tenere in giusto conto i risultati conseguiti dai suoi compagni di viaggio per confrontarli con i propri.
In Platone abbiamo visto una varietà di significati del termine filosofia, così che i filosofi successivi accentuarono l’uno o l’altro aspetto delle indicazioni platoniche e la filosofia successiva sarà vista, a seconda dei diversi angoli visuali, come un sapere globale, una saggezza pratico-politica, un distacco dalle cose terrene per desiderio di quelle celesti, una scienza dei principi primi, una disciplina di controllo delle pretese dei saperi particolari, ecc.
Già in Aristotele, infatti, ci imbattiamo in una concezione della filosofia vista come scienza o sapere in generale. Egli all’inizio della sua “Metafisica” aveva detto che tutti gli uomini sono filosofi, perché tutti gli uomini tendono naturalmente al sapere. In ogni uomo si nasconde un filosofo e, quindi, ognuno può dare il suo contributo all’incremento del sapere: compito della filosofia è la ricerca e l’organizzazione del sapere. Per Aristotele il sapere si qualifica come “conoscenza dei principi e delle cause”, così che la matematica è la scienza che studia i principi costitutivi degli enti in quanto forniti di estensione nello spazio, cioè delle forme che sono geometricamente riconoscibili; la fisica, che comprende in sé tutte le scienze naturali, studia gli enti in quanto composti che divengono e si modificano nel tempo; la filosofia è la scienza che studia l’ente in quanto ente: essa fu detta dal Nostro “filosofia prima” e, poiché ha come proprio oggetto i “principi eterni e immutabili”, può essere anche chiamata “teologia o scienza del divino”.
La teologia quale studio specifico di Dio, primo motore immobile dell’universo, è contenuta nel XII° libro della “Metafisica”, mentre i libri precedenti trattano la costituzione più generale di tutti quanti gli enti. Il nome “metafisica” deriva dalla sistemazione, operata da Andronico di Rodi, di questi libri che erano materialmente collocati dopo quelli che trattavano la fisica (“metà tà fiusicà=dopo quelli fisici”), dopo di allora il termine è stato usato per indicare la scienza o filosofia prima, quella che ha una “priorità” sulle altre perché ha come oggetto specifico quello comune di tutte le altre e come principio quello che condiziona la validità di tutti gli altri. In generale possiamo considerare la metafisica come una teoria generale delle strutture dell’essere, significato che subirà pochi mutamenti fino a Kant e costituirà il problema di fondo della filosofia.
Aristotele poi distingueva le filosofie in: “teoretiche”, costituite da matematica, fisica e filosofia prima propriamente detta; “pratiche” in quanto riguardanti l’azione (“praxis”) e comprendenti politica ed etica; “poietiche” riguardanti il produrre, il fare (“poiein”) e queste sono poetica e discipline tecniche. Aristotele, quindi, a differenza di Platone, finì con l’attribuire uno spessore filosofico anche alle c.d. filosofie pratiche e poietiche, benché queste, connesse al divenire e alle mutevoli scelte degli uomini, erano prive di principi necessari, ma secondo una sua felice definizione “non in tutti i campi si può ottenere la stessa dimostratività come nella matematica”.
(Continua)
lbuttinifilos@alice.it





 




 

 

 

 

 
 
 
       

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