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di Antonio Isacco
maggio 2008

SOGNARE PER
ESISTERE

E’ proprio l’incapacità di alzarsi da terra che contraddistingue i concreti, sensatissimi sogni dei cittadini di oggi. Che cosa è successo in quest’ultimo mezzo secolo? Perché è stato posto il sigillo “proibito sognare”? E’ possibile, almeno con il pensiero, recuperare l’onnipotenza infantile ed evocare un mondo bello, gradevole, desiderabile. Invece è proprio il desiderio il grande assente dai sogni dei cittadini. Il desiderio, come insegna Freud, insegue l’impossibile, ignora la realtà, trasgredisce i divieti, prefigura una felicità che forse sta solo qui, nella sua evocazione. Le risposte dei cittadini con i “piedi per terra” sono tutte giuste, per carità! Chi mai potrebbe non essere d’accordo sui problemi elencabili e sulla loro priorità: il traffico, lo sporco, l’ottusità, una faraonica imbecillità… Ma quello che mi preoccupa è: <<Tra una decina di anni da noi si vivrà meglio o peggio?>>, mi sentirei rispondere senza esitazione: <<Peggio!>>. Se collassa persino la speranza come potremo mai risolvere i nostri problemi? Saremo costretti ad arrancare sotto il peso schiacciante di bisogni irrisolti. I bisogni reclamano risposte puntuali ma quando le possibili soluzioni s’intrecciano e confliggono tra di loro si rischia di restare impigliati in una rete di contraddizioni. Allora è il momento di volare alto, affidando all’immaginazione creativa il progetto di un “paese ideale”, simile a un’utopia rinascimentale. Utopia significa “senza luogo”, un’isola che non esiste ma che potrebbe emergere se, come affermano gli ottimisti del futuro: “C’è impegno e volontà di risolvere i problemi”. Con questi “soloni” che ci ritroviamo è impresa alquanto ardua, oserei dire impossibile, comunque non dire: Mai!. Occorrerebbe contattare i bambini, cittadini piccoli e nuovi, i più capaci di desiderare e sognare, come dovrà essere il loro paese del futuro. In fondo sarà il loro habitat, non il nostro. Quello che noi adulti possiamo fare, per dare al domani un avvenire, è occuparci del presente, senza vietarci però, di quando in quando, di alzare lo sguardo per vedere se è possibile “volare alto”.

Casletto di Rogeno,
03 giugno 2007









 









 
 
 
       

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