Giornale della Brianza
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LE PRETESE

Maggio 2008
di Antonio Isacco

Perché lavorare, in fondo, quando non ce n’è strettissimo bisogno? E perché poi accettare un lavoro socialmente ed economicamente inferiore a quello per cui si è preparati? Non è meglio godersi la propria giovinezza. Negli ultimi anni sentendo i discorsi delle persone, leggendo i giornali, guardando la televisione, mi trovo sempre più spesso a pensare che la cosa più urgente da fare in questi tempi è una nuova alfabetizzazione. Non si tratta più, naturalmente, di insegnare a leggere e a scrivere, ma di riportare alla luce i fondamenti morali ed etici della vita dell’uomo. Avete presenti le vecchie cassapanche che si trovano in quasi tutte le cantine o le soffitte? Là dentro vengono conservati i ricordi di coloro che ci hanno preceduti: vestiti, carte, lettere, oggetti ormai obsoleti. Ecco mi piace immaginare che ci sia da qualche parte, conservato nella memoria di ogni famiglia, una cassapanca simile che, invece di custodire oggetti, conservi valori e sentimenti non più in voga. Andiamo tutti in soffitta. I bambini vedendo la cassa coperta di polvere, cominciano a saltellare intorno chiedendo di aprirla. I grandi cedono a questo desiderio. Il coperchio viene sollevato e subito tante mani si tuffano dentro. Silenzio stupefatto e poi grida di meraviglia.
<<Cos’è questa cosa bellissima?>>.
<<E questa, a cosa serve? Non l’ho mai vista prima…>>.
Gli adulti, probabilmente, dovranno fare un po’ di ricerca nella memoria.
<<Questo? Ah, sì è il senso dell’onore>>.
<<Guarda! Ecco lo sforzo! Il senso del sacrificio, e sì, i bisnonni li usavano sempre>>.
<<E laggiù in fondo, guarda, la vergogna!>>.
<<E cos’è la vergogna?>>.
<<La vergogna è quella cosa che fa diventare rossi>>.
<<Per il caldo?>>.
<<No, perché si è fatto qualcosa che non va bene, qualcosa contraria alla coscienza>>.
<<E che cos’è la coscienza?>>.
Viviamo ormai da troppo tempo in una società che, come unica legge, riconosce il diritto. Tutti sono pronti ad alzare la voce e a ricorrere a ogni mezzo, anche legale, perché i loro diritti (?) vengano rispettati. Nessuno sembra invece più ricordarsi che i diritti esistono in quanto prima sono stati assolti dei doveri. Il dovere è diventato un orrendo spauracchio capace di minare la libertà di ogni esistenza. Dovere e schiavitù sembrano essere tutt’uno. E se invece fosse esattamente il contrario? E se fossero i doveri l’intelaiatura che sostiene il senso della nostra vita? Non si può mettere il tetto sulla casa se prima non si sono edificate le pareti. Sarà banale ma è proprio ciò che molti oggi vogliono. Pretendere di vivere protetti senza aver fatto nulla per costruire questa protezione.

Casletto di Rogeno,
15 Ottobre 2004

 
 
 
       

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