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di Jennifer Isacco
Marzo 2005


Eccomi di nuovo a voi. Questo mese, ancora di pieno inverno, vedendo le condizioni metereologiche e il grande freddo, voglio parlarvi di sci. Ma non dello sci alpino o dello sci di fondo bensì del padre di queste due discipline: il telemark.
La storia di questa tecnica particolare di sciata a "ginocchio piegato" è molto antica e a mio parere molto interessante. Tutto nacque in un piccolo villaggio della Norvegia, Morgedal, nella regione Telemark (da cui il nome), dove viveva un falegname, tale Sondre Norheim che stupì tutti i suoi compaesani riuscendo a fermarsi e a curvare con i suoi sci in modo assai elegante al termine di un salto lungo ben 33 metri! Vi chiederete: in che senso fermarsi e curvare? Ebbene per noi oggi, sciatori più o meno provetti, il movimento di frenata e quello di curva sono abbastanza scontati da imparare, ma una volta, per bloccarsi, l'unica soluzione al buttarsi nella neve era curvare e fermarsi con la raspa. Così il movimento del telemark diventò un modo efficace e perché no elegante di affrontare anche le discese più impervie, come quelle delle cime alpine e permise alla sciata di non essere più solo un mezzo di locomozione, ma anche di divertimento. Con il tempo, poi, data l'esigenza di sviluppare attrezzature che aumentassero la velocità, soprattutto sui versanti alpini, il telemark venne abbandonato in favore dello sci da discesa che con il blocco del tallone permetteva maggior stabilità. Ma intorno al 1968, anno della contestazione giovanile, proprio il telemark rinasce grazie ad alcuni giovani e squattrinati sciatori americani che lo rivalutano considerandolo forse un modo trasgressivo di uscire dagli schemi. Presto del telemark vennero apprezzate le caratteristiche di grande mobilità dovute alla libertà del tallone libero e la grande versatilità che permetteva con una sola attrezzatura di cimentarsi nello sci di fondo, nella discesa, nello sci alpinismo e nel salto, senza tralasciare la possibilità, grazie ai particolari scarponi, di camminare anche comodamente. Da noi in Italia il telemark comparve nel 1983 in Val Punteria durante una manifestazione sciistica dove, grazie all'esibizione di alcuni sciatori americani e successivamente di alcuni maestri che fecero da amplificatori, la disciplina cominciò la sua diffusione sul continente. Altra finestra importante fu poi la discesa in costumi tipici dei telemarker alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Lillehammer del 1994. Ho parlato di costumi tipici perché il telemarker necessita di un abbigliamento comodo e dal ginocchio in su materiali come gore-tex e thinsulate lasciano il posto alla lana cotta, ai pantaloni di velluto alla zuava, alle bretelle, ai maglioni norvegesi, ai cappelli di lana del nonno, alle muffole e all'alpenstock. Essere un telemarker è appartenere ad un vero e proprio clan e come ogni appartenente ad un clan non si può mancare ai "raduni", di carattere internazionale che celebrano il telemark. Una di queste è la Scufoneda, organizzata da un gruppo di appassionati che si fanno chiamare Scufons del Cogo, che si svolge ogni anno in Trentino, a Moena in Val di Fassa e che per questa edizione prenderà il via dal 6 al 13 marzo. Un'altra grande rassegna del telemark è la Skieda, che si svolge, sempre annualmente, a Livigno ed è così chiamata poiché nel dialetto "livignasco" Skieda significa proprio "gran bella sciata". Ed è una gran bella sciata quella che fanno i telemarker di tutta Europa che si ritrovano a Livigno e che quest'anno si svolgerà dal 9 al 17 aprile. Entrambe queste manifestazioni sono occasione di ritrovo per tutti gli appassionati che hanno la possibilità sia di esibirsi in telemark, vestiti con i tipici abiti retrò, sia di socializzare e divertirsi. Per i profani della specialità questi eventi sono un modo per avvicinarsi ad una disciplina di antiche origini, molto particolare e curiosa e che ha nel suo motto "Libera il tallone, libera la mente!".

 
 
 
       

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