TRA
POCHI GIORNI AL VOTO !
Marzo 2005
di Luigino Rigamonti
Ma ha ancora senso parlare di sinistra,
centro e destra per descrivere e collocare gli orientamenti ideologici,
politici, elettorali? Secondo molti, la risposta è no:
sinistra, centro, destra hanno perso ogni capacità descrittiva
od evocativa di contenuti, e sarebbero addirittura simboli privi
di significato reale. Però in tutti i questionari su temi
politici, il quesito su cui gli intervistati rispondono più
facilmente è proprio quello sulla "autocollocazione"
sull'asse sinistra-destra. Non c'è la stessa facilità
di risposta alla domanda "secca" sulla scelta di partito,
sia per reticenza che per sincera indecisione. Molti, in altre
parole, dichiarano di non sapere, sino alla vigilia delle elezioni,
per quale partito votare, ma indicano con precisione se sono di
sinistra o di destra. Una volta la scelta elettorale era più
semplice. Uno si "sentiva" comunista o democristiano
e votava di conseguenza. Oggi con la scomparsa dei partiti tradizionali
e col correlato erodersi delle appartenenze, la scelta appare
assai più complessa. Chi non segue molto la politica si
trova in difficoltà con tutte queste nuove sigle. Ma sa
bene di essere di destra, centro-destra, centro-sinistra, sinistra,
ecc. e cerca quindi spesso di individuare quelle forze politiche
che più si avvicinano alla propria personale posizione.
Certo, il significato dei termini sinistra e destra è molto
mutato nel tempo. Sia in "sinistra" che in "centro"
che in "destra" possono convivere l'antitesi tra "vecchio"
e "nuovo", tra "consenso" e "protesta".
Forse che valga più di tutto conoscere a fondo la storia
personale del candidato a cui dare il voto? Forse che conti di
più votare in base al programma (capito e condiviso) auspicandosi
che si rispetti? Forse bisogna tener conto dei condizionamenti
e delle pressioni di cui è oggetto il candidato?
|