Dedicato
ai cittadini di Rogeno
Marzo 2006
Egregio Sig. Isacco,
leggo sempre con interesse i suoi articoli su La Goccia, spesso
li condivido pienamente e capisco che a qualcuno possano non piacere
(la verità fa male!).
Le chiedo una conferma in merito alla questione della biblioteca,
che lei dice pare essere plagiata dall'attuale amministrazione
comunale. Ho letto malinconicamente la reazione del presidente
della biblioteca ... Do per certo che lei, come me, ne abbia notato
la composizione "monocolore" e la discutibilità
di alcune sue espressioni (a mio parere decisamente e inequivocabilmente
di parte), ma mi dica vi è altro che io non so o non vedo?
domando ancora: la cultura rogenese deve essere solo l'esaltazione
della resistenza e niete più?
grazie
La risposta
di Antonio Isacco
Tutti lo hanno notato. Alla faccia del criterio
delle designazioni non partitiche, la sig.ra Antonella Bosisio,
in lista con Sinistra Unita nelle ultime elezioni, non essendo
stata eletta ce la ritroviamo però presidente della biblioteca
ma nella sua commissione non ci sono rappresentanti dell’opposizione.
Qualche tempo fa ho letto un suo articolo titolato “Il
valore del ricordo”. Si parlava anche dei nostri amati Luigi
Binda e Angelo Alessandro Corti, due veri martiri rogenesi. L’articolo
si concludeva così: “… per non rinunciare a
quei diritti e quei principi di libertà e di uguaglianza
che sono stati conquistati con la lotta di resistenza”.
In tutte le ricorrenze organizzate dall’attuale Amministrazione
Comunale e anche nel libro recentemente dato alle stampe, succede
sempre la stessa cosa: occasioni per dividere.
ecco il perché del mio: “…pare plagiata…”.
Il Corriere della Sera del 14 novembre 2005 riportava questo
articolo di Sergio Romano: “… quegli uomini e quelle
donne sono “morti per la patria”, sono un modello
da ricordare e, se necessario, imitare. Dopo la fine della Seconda
guerra mondiale, la Resistenza fu il biglietto da visita con cui
l’Italia cercò di sfuggire alla sorte degli Stati
sconfitti e di accreditare se stessa come membro a pieno titolo
del club dei vincitori. Sappiamo che in quella tesi esistevano
molte forzature. La grande maggioranza degli italiani era stata
fascista. Molti partigiani pensavano al comunismo e all’Unione
Sovietica più di quanto non pensassero alla democrazia
e alla loro nazione. (Aggiungo io: l’Italia!)…Ma era
nell’interesse di tutti, in quel momento, rappresentare
la Resistenza come una manifestazione dello spirito risorgimentale
e come una nuova guerra d’Indipendenza. Non era tutto vero,
ripeto, ma l’intero Paese trasse da quella rappresentazione
parecchi vantaggi…”.
Qui ci leggo il rispetto per tutti, non ci leggo nessun secondo
fine.
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