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Il pozzo di Talete a cura di Lorenzo Buttini
Marzo 2006

CHE COSA E’ LA FILOSOFIA
( Prima parte)

Con questo odierno inizia una serie di articoli dedicati al tema “che cosa è la filosofia e chi sono i filosofi”. Cercherò di seguire un mio percorso , ma sono come sempre disponibile ai contributi e alle richieste di chiarimento.
Scomponendo la parola filosofia nei suoi costituenti etimologici greci ne deriva: “fileo=amo” e “sofia=sapienza”. La filosofia in senso generalissimo è, quindi, amore del sapere. La questione non è però così semplice e innumerevoli sono state le definizioni date nel corso dei secoli. Già Ammonio di Ermia, vissuto nel V° secolo,oltre alla citata definizione, ne elencava altre cinque:
- conoscenza dell’essere in quanto essere;
- conoscenza delle cose umane e divine;
- meditazione della morte;
- imitazione di Dio nell’ambito delle limitate possibilità umane;
- arte delle arti e scienza delle scienze.
Queste non esauriscono l’elenco, perché il loro numero è pressoché illimitato. Ne citiamo solo alcune: la musica più grande (Platone); imparare a morire (Platone); possesso compiuto dell’intellegibile (Platone); il volgere l’anima da un giorno tenebroso ad un giorno vero (Platone); scienza della verità (Aristotele); il sapere più nobile (Aristotele); una propedeutica alla fede (S. Tommaso); conoscenza razionale per concetti (Kant); scienza della scienza in generale (Fiche); considerazione pensante degli oggetti (Hegel); il proprio tempo espresso in pensieri (Hegel); un qualcosa che giunge sempre troppo tardi, come la nottola di Minerva che spicca il volo sul far del crepuscolo (Hegel); quasi una stella alpina, cioè una pianta che prospera solo all’aria di montagna (Schopenhauer); la balia asciutta della vita che vigila sui nostri passi ma non per allattarci (Kierkegaard); metodologia della storiografia (Croce); teoria generale dello Spirito (Gentile); una presa di posizione ragionata sulla totalità del reale (Piaget); un interrogarsi e riflettere sui problemi della nostra condizione umana (Morin); la cattiva coscienza della propria epoca (Nietzsche); una critica dei pregiudizi (Dewey); non un tempio ma un cantiere sempre aperto (Canguilhem); far concetti (Deleuze & Guattari); un tentativo molto ingegnoso di pensare erroneamente (Russell); una disperata ricerca delle risposte alle cinque o sei domande fondamentali (Veca); una forma di alto dilettantismo ove si parla di cose su cui non si è preparati abbastanza (Eco); fare cose non particolarmente utili (Jankelevitch); ricerca della felicità attraverso la saggezza (Conche).
Molte di loro meriterebbero un approfondimento che daremo allorché tratteremo la specifica tematica. Quello che qui preme sottolineare è che ogni filosofo ha cercato di dare della filosofia una sua personale definizione, sottolineare il suo angolo visuale.
Ma chi fu il primo a definire se stesso filosofo? Attenendoci a quanto riferisce Diogene Laerzio nel proemio della “Vita dei filosofi” e sulla sua scia Cicerone nelle “Tusculanae disputationes” il primo fu Pitagora il quale nel dire che solo gli dei erano sapienti definiva se stesso solo “un filosofo”, nel senso di amante della sapienza. Pitagora poi per chiarire il significato della filosofia ricorreva all’allegoria delle grandi feste di Olimpia dove alcuni si recavano per concludere affari, altri in cerca di divertimento, altri ancora per partecipare alle gare sportive, ma i migliori, cioè i filosofi, vi si recavano al solo scopo di osservare in maniera disinteressata quanto avveniva intorno a loro.
C’è però da notare che Diogene Laerzio, nel riferire questa tradizione, si rifà ad Eraclide Pontico, che fu uno dei discepoli di Platone, per cui è molto probabile che questa tradizione non faccia altro che rispecchiare un modo di concepire la filosofia secondo i dettami della scuola platonica.
Clemente Alessandrino, invece, riporta un passo di Eraclito, sulla cui autenticità non c’è però accordo tra gli studiosi, ove compare il termine filosofia: “è necessario che i filosofi siano indagatori di molte cose”; sembrerebbe allora che per Eraclito la filosofia si identifichi con la “polimatia” (il sapere molte cose), ma in un altro passo, certamente autentico, egli dice che “la polimatia non insegna l’intelligenza”.
Erodoto nelle sue “Storie” riferisce che Solone era un uomo che aveva viaggiato molto per desiderio di conoscere “filosofando”.
Quello che è soprattutto importante evidenziare è che la filosofia, come abbiamo più volte detto, nacque e si sviluppò in Grecia nel VI° secolo a. C. e che la sua nascita fu una specie di “rivoluzione copernicana” ante litteram perché stravolse completamente la maniera di guardare la realtà e se stessi, disegnò una cornice di riferimento nel cui ambito si sarebbe poi sviluppata tutta la civiltà occidentale e la sua cultura storica, artistica, religiosa, giuridica e istituzionale.
( 1 Continua)


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