ADDIO
TAIWAN
Marzo 2007

Esistono nazioni che diventano (loro malgrado)
simbolo della difesa della democrazia. Spesso dalla loro sorte
si può intravedere cosa succederà per il futuro
di tutti. Negli anni ‘30 era la Polonia, che - naturalmente
in nome della pace - fu lasciata ai nazisti senza colpo ferire,
si è visto come finì. Dopo la seconda guerra mondiale
fu Berlino, che invece fu aiutata a resistere all’embargo
sovietico e rimase democratica. Negli anni ‘50 e ‘60
Ungheria e Cecoslovacchia vennero invece abbandonate all’URSS.
Poi nuovamente la Polonia negli anni ‘70 (appoggiata per
fortuna da Chiesa e USA). Oggi è Israele, sommersa dalla
marea dell’islamismo radicale a dover essere difesa. E domani?
all’orizzonte vediamo già Taiwan. Come Israele, è
un piccolo paese democratico. Invece di essere circondato da tanti
paesi ostili, ne ha uno solo, ma con più di un miliardo
di abitanti. Tale paese - la Cina - non ne riconosce l’esistenza
(altra analogia con Israele, la cui esistenza non viene riconosciuta
dal 90% dei paesi arabi). Ma la Cina - come i regimi islamisti
radicali - non è ovviamente un pericolo solo per i vicini.
A parte il Tibet, ormai mangiato e in fase di digestione da parte
di Pechino nel silenzio del mondo, è Taiwan il prossimo
obiettivo. E perfino il Giappone inizia a preoccuparsi. Come non
farlo, del resto, di fronte a un gigante autoritario, che continua
ad aumentare gli investimenti in spese militari (del 18% l’ultimo
anno, per quello che se ne sa. Visto che la trasparenza cinese
non esiste)?
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