
di Antonio Isacco
Marzo 2007
CREATO AD ARTE
Ovvero: un voluto
problema per distrarci dal problema!
L’impulso al bene fa parte dell’essere
umano. C’è chi ritiene che a questa spinta al bene
si possa dare un significato, la si possa dotare di un compito
da inserire in uno schema di origine generale. La vita delle parrocchie,
delle associazioni, quella dei partiti e pure del sindacato oltre
a quella di un comitato di origine spontanea, è sempre
stata popolata da una generosità diffusa, popolare. Da
noi l’impulso filantropico - sentimento di amore per la
popolazione che spinge a promuovere l’altrui benessere e
felicità -, legato alla testimonianza del comitato spontaneo,
tende ad andare ben oltre la cerchia della nostra comunità.
Il trasferimento altrove di adesioni riservati all’impegno
politico, si è concretizzato in un fenomeno zeppo di rischi
e non privo di sostanziosi impegni di soldi pubblici. Prudentemente
si potrebbe ipotizzare che il comitato spontaneo operi alla possibilità
di costruire intorno alla popolarità una ragione politica.
Attualmente si è certi che l’operosità privata
è destinata a sostituire il deficit della pubblica amministrazione
e da qui scaturisce la mobilitazione di carattere popolare che
merita di essere accolta con una certa cautela. Da un punto di
vista liberale, la parte che più colpisce in quest’occasione
riguarda il superamento del luogo comune sul movente della, sembrerebbe,
ritrovata solidarietà. Fare del bene, prima ancora che
fare bene agli altri, fa bene a noi stessi. La tesi è che
esiste una convinzione cosciente tra la cura di sé e l’azione
generosa che ci permette di beneficiare di un sicuro piacere.
Se proviamo a trasferire questo astratto principio di individualismo
liberale alla realtà, ci accorgiamo che esso è perfettamente
ciò che la popolazione ha per distinguersi e sentirsi,
in apparenza, padrona della propria sensibilità. Coerentemente
con il clima che si è venuto a creare, si moltiplicano
messaggi etici, ultimamente soprattutto politici e che sostengono
come il retto agire sia alla base della serenità e dell’equilibrio
personale e ancor più collettivo, mentre vengono indeboliti
i messaggi che valorizzano il problema che ci opprime sia politicamente
e che ci mutilerà per diversi anni, se non per sempre,
finanziariamente e non solo. Si potrebbe pensare che il “voluto
problema” sia stato “astutamente” creato ad
arte dai “timonieri” nostri amministratori. Difficile
dare una natura diversa riferita a come sono state condotte, da
parte dell’amministrazione comunale, le trattative che hanno
generato l’annoso e proceduralmente, ripeto, gravoso, non
soltanto finanziariamente, problema. Naturalmente questa è
una tesi, una linea di interpretazione della realtà. Alcuni
non vi si ritroveranno. E’ interessante però, perché
contiene un suggerimento di metodo per valutare anche il comitato
spontaneo. Di fronte ad una simile azione di solidarietà
è preferibile una motivazione egoistica: non è che
lo facciamo per lasciare un segno di noi?. Il sentimento di amore
per la popolazione che spinge a promuovere l’altrui benessere
e felicità, funziona soprattutto quando, benché
ben supportato: vuoi emotivamente, vuoi scientificamente, non
è vestito di propositi che lasciano intravedere spunti
retorici. Sono molto convinto che non rientravano nei desideri
del comitato spontaneo.
Casletto di Rogeno,
25 febbraio 2007
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